Tornano le Province con la riforma del Governo? Elezione diretta, più fondi e più poterifonte quifinanza.it

Le Province non sono mai state abolite del tutto, ma depotenziate. Ora il Governo valuta una riforma per restituire loro competenze, elezione diretta e autonomia finanziaria

Fonte: ANSASi va verso la riforma per tornare a eleggere presidenti e consigli provinciali.

Si torna a discutere di Province in Italia. Lungi dall’essere stati aboliti davvero, gli enti intermedi sono spesso usati come spauracchio e simbolo di sprechi e cattiva gestione. Con la riforma del 2014 hanno visto la drammatica riduzione delle loro funzioni, con competenze oggi frammentate e un alto grado di inefficienza. Il Governo, i partiti e gli amministratori locali hanno più volte ribadito che la legge Delrio deve essere superata, ma un ritorno al precedente status quo potrebbe non essere sufficiente.

Indice

Perché le Province sono state “abolite”

L’abolizione delle Province come enti amministrativi di primo livello è stata introdotta con la riforma promossa dal governo Renzi e sostenuta da Partito Democratico, Nuovo Centrodestra, Scelta Civica e Popolari per l’Italia. Contrari Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Lega, Sinistra Ecologia Libertà e Fratelli d’Italia. L’obiettivo: ridurre i costi della pubblica amministrazione e semplificare il quadro istituzionale.

La gestione di molte funzioni provinciali è stata così trasferita a Regioni e Comuni, con risultati spesso insoddisfacenti. La frammentazione delle competenze ha generato inefficienze, con difficoltà nella manutenzione delle strade provinciali, nell’edilizia scolastica e nella gestione ambientale.

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Fino all’entrata in vigore della legge 56/2014, le Province avevano organi eletti direttamente dai cittadini, con un presidente e un consiglio scelti alle urne. La riforma ha introdotto un’elezione di secondo livello: ora sono i sindaci e i consiglieri comunali del territorio a scegliere, attraverso un voto proporzionale alla popolazione del comune di appartenenza.

Quali sarebbero i costi per lo Stato

C’è stato dunque un risparmio per i cittadini? Lo scorso settembre l’Istat ha reso pubbliche le entrate e le spese di Comuni, Province e Città metropolitane. Ne è emerso che le Province hanno registrato spese per 10,3 miliardi di euro. Nel 2013, quando la macchina burocratica e amministrativa aveva ancora piene funzioni, le spese ammontavano a circa 9 miliardi.

Appare chiaro che, al netto dell’inflazione, se un risparmio c’è stato non è proporzionato alle tante criticità evidenziate dalle parti politiche e dagli amministratori.

Le entrate riguardano principalmente il gettito derivante dall’Ipt, l’imposta provinciale di trascrizione, e dalla Tefa, l’addizionale provinciale sulla tassa rifiuti. Le principali voci di spesa includono:

  • la manutenzione delle strade (2,8 miliardi di euro nel 2022);
  • l’edilizia scolastica (1,9 miliardi);
  • la gestione ambientale (1,2 miliardi);
  • le spese amministrative generali (1,5 miliardi).

Le Province, è evidente, continuano a sostenere costi significativi che sono necessari per garantire i servizi essenziali sul territorio. Questo nonostante i tagli imposti dalla politica nazionale e le forti limitazioni nell’impiegare i fondi in maniera autonoma.

Governo è allineato alle proposte di riforma

Il governo di Giorgia Meloni ha espresso più volte la necessità di una riforma del Testo unico degli enti locali, il Tuel. Inizialmente si era parlato dell’approvazione di una nuova legge nel primo semestre del 2025, anche se la discussione in Cdm è stata rimandata più volte – appare improbabile inoltre l’utilizzo di un decreto per una materia così vasta e divisa.

A luglio 2024 è stata depositata dalla Lega, con Alberto Stefani come primo firmatario, l’ultima di tante proposte di legge per far tornare le Province degli enti eletti dai cittadini e con poteri amministrativi. Prima si sono mosse altre parti politiche, tutte concordi su alcune importanti modifiche.

Parallelamente, l’Unione delle Province d’Italia ha avanzato proposte per una revisione organica d

   

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