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Geografia

 

Nata 4,5 - 5 milioni di anni fa, l’Isola del Giglio, deve alla sua posizione geografica "strategica" l'origine della sua storia avventurosa e contesa. Già abitata dall'età della Pietra e successivamente scelta dagli Etruschi come probabile avamposto militare, il Giglio visse uno dei momenti di maggior splendore sotto il dominio romano della Famiglia dei Domizi - Enobardi, proprietari della monumentale villa patrizia sita in loc. Castellari, (oggi visitabile soltanto la cetaria) diventando un nodo marittimo fondamentale negli scambi fra le Province, come dimostrano i numerosi relitti nelle acque antistanti l'Isola e le menzioni nella letteratura dell'epoca (Giulio Cesare "De Bello Civili I" - Plinio "Historia Naturalis" - Antonino Augusto "Itinerarium Maritimum" Rutilio Namaziano). Nell'805 Carlo Magno donò l'Isola all'Abbazia delle Tre Fontane, ma dopo varie vicende passò agli Aldobrandeschi, ai Pannocchieschi, ai Gaetani, agli Orsini e al Comune di Perugia. Nel 1241 nelle acque gigliesi, la flotta di Federico II distrusse quella genovese che portava a Roma i prelati per il Concilio convocato da Gregorio IX contro lo stesso Imperatore. Dal 1264 l'Isola fu tenuta dai Pisani, ai quali si deve la struttura urbanistica di Giglio Castello. Nei secoli successivi, l'Isola subì numerose dominazioni compresa quella dei Medici di Firenze dagli inizi del XV secolo. Purtroppo in quel periodo, essa subì numerose scorribande saracene, una delle più disastrose ad opera del Pirata Khair ad-Din detto il Barbarossa. Il 18 novembre 1799 segna la fine delle incursioni barbaresche nonché l'eroica vittoria dei Gigliesi contro i "Turchi". Da questo momento inizia un periodo più tranquillo, che favorì una ripresa economica e demografica, con la ripresa dell'attività agricola e con l'inizio dello sfruttamento minerario (limonite, ematite, pirite) e l'apertura delle cave di granito, attività, entrambe, già in auge ai tempi dei Romani (molte colonne dell'antica Roma, e di alcune Basiliche italiane sono in granito del Giglio). In seguito alla chiusura della miniera di pirite nel 1962, ebbe inizio l'attuale realtà dell'Isola del Giglio: l'avventura "turismo". Da non dimenticare che il nome GIGLIO non deriva dal fiore, né dalla dominazione fiorentina, ma deriva dalla latinizzazione del vocabolo greco capra ovvero Aegilium : Isola delle Capre.
 

 

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 I primi abitanti dell'Isola

L'uomo ha iniziato a popolare l'isola molto prima dell'Età Romana. Nel 1968, da uno scavo accurato e scientifico, emersero reperti neolitici, dell'età del ferro, etruschi, romani, bizantini, medioevali che attestano che l'isola era conosciuta, abitata e sfruttata sin dalla preistoria. Oggetti di pietra e precisamente tre punte di freccia, una di diorite, una di diaspro e una di selce sono state ritrovate in loco da un mineralogista, direttore delle miniere elbane, Raffaello Foresi. La qualità di pietra, però, non esiste al Giglio quindi si presume che i primitivi abitanti la portarono con loro per commerciare con il continente o le altre isole. Tali reperti sono conservati nel museo fiorentino di Preistoria. Nel periodo neolitico gli uomini vivevano in capanne che, raggruppate, formavano villaggi organizzati: per gli animali venivano eretti muri di recinzione. Sull’isola sono ancora visibili delle cavità, artificialmente create nei massi di granito, dove le donne macinavano il frumento con rotondi macinelli, sassi raccolti sulla riva del mare e usati per la loro forma levigata. Lo spazio sovrastante le capanne e i recinti era il luogo di riunione per i membri del villaggio ed era spianato e circondato da lastroni di granito. Sull’insieme dominava la costruzione del capo della comunità. Perfettamente leggibile, è ancora oggi, il perimetro in pietra.

 

 

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 Gli Etruschi

 

Fin dall'età della pietra il Giglio era abitato dai Liguri. Intorno al 1200 a.C. gli Etruschi o Tirreni fecero sentire la loro potenza sia in terra, sia in mare e li cacciarono,occupando l'Etruria, tutte le isolette dell'arcipelago e parte della Corsica. Si dice che fossero "i padroni del mare" e che ben poche navi dei popoli vicini si avventurassero sul mar Tirreno. Gli Etruschi al Giglio si dedicavano all'escavazione e lavorazione del granito che utilizzavano per le proprie costruzioni, i monumenti e le ancore delle loro navi. Sfruttavano i giacimenti di ferro e pirite che c'erano al Campese e poiché sono stati ritrovati resti di fornaci si crede che gli Etruschi fondessero il metallo sull'isola per poi lavorarlo. Estraevano inoltre l'ocra, necessaria per la preparazione di tinture e per le loro cerimonie sacre. Si pensa che al Campese ci fosse un vero villaggio minerario. Il Campese, come il Porto, era il principale punto d'attracco delle navi che caricavano il minerale ed il granito destinato a raggiungere la terraferma. Allora il traffico marittimo era intenso e ciò è dimostrato dal ritrovamento di relitti di navi etrusche sui fondali dell'isola. Su queste navi sono state recuperate delle anfore, contenitori in argilla, che probabilmente contenevano vino ed olio.

Da Alessandro Fei, Civiltà mineraria all'Isola del Giglio , Circolo Culturale Gigliese 1989.
"Un'interessante testimonianza ci è fornita dal Paolicchi(...)
Un giorno una donna mi fermò al Castello e mi disse che, nel 'picconare ' il marito minatore aveva rotto uno ziro sotto terra; c'eran tante cose dentro, anche un diadema. Le tombe etrusche trovate dai minatori furono due, sempre a orcio (ziro o coppo). Il direttore gentilmente mi concesse il permesso di vedere gli oggetti. I rottami degli orci erano interessanti; la frattura nello spessore mostrava tre strisce parallele, due nere all'interno e all'esterno, una rossa mediana. Nell'impasto ceramico erano immersi grossi chicchi della rena del Campese, che, data la diversa loro costituzione, avevano reagito diversamente al fuoco, ed erano grigi. Dunque opera locale, argilla e rena locale. Non erano cotti al forno, ma all'aria aperta, con fuoco dentro e fuori. Ambedue gli ziri contenevano resti del rogo funebre e gli oggetti in bronzo. La punta e il codolo di una lancia i denti di una giovinetta di circa 14 anni. Il diadema era il manico ben lavorato di una 'cista' il salmastro delle acque marine aveva corroso il bronzo. Le due terrecotte erano decorate 'a pizzicotti' dati nella mota fresca col pollice e l'indice, in rilievo giravano intorno nello ziro ' " .
Questo documento testimonia come altre anfore, o ziri, siano state ritrovate sepolte sotto terra, nella campagna gigliese; esse erano, molto probabilmente, urne cinerarie dove gli Etruschi conservavano le ceneri dei defunti, dopo la cremazione (bruciavano sul rogo i loro morti).
Gli Etruschi dominarono l'isola fino a quando i Romani, dopo numerose battaglie, li sconfissero definitivamente a Vadimone, impossessandosi di tutta l'Etruria e delle sue isole: era l'anno 331.

 

 

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Minerali

1)Punta di Pietralta: MALACHITE - QUARZO

2)Poggio della Pagana: TORMALINA - QUARZO - ADULARIA ORTOCLASIO

3) Punta dell'Arenella: TORMALINA - BERILLIO

4) Bonsere: ELBAITE - GRAFITE

5) Poggio Temeti: TORMALINA - ORTOCLASIO - QUARZO

6)Punta di Capei Rosso: TORMALINA

7)Punta del Fenaio: QUARZO

8) Punta di Radice: QUARZO

9) Miniera del Campese: CALCITE - PIROLUSITE - STALATTITI

10) Cala delle Cannelle: PIRITE - TORMALINA - PIRROTINA

11) Cala delle Caldane: PIRITE - QUARZO - TORMALINA

12) Cala dell'Allume: SOLFO - MELANTERITE - CRISOCOLLA COPIATÌTE - ALUNITE

13) La Vena: QUARZO - GOETHITE

14) Mortoleto: QUARZO

15) Punta delle Saline: GESSO - PIRITE - BLENDA

16) Scogliera di Mezzofranco: PIRITE - BLENDA - QUARZO CLORITE - LAWSONITE

17) Punta di Mezzofranco: LAWSONITE - CLORITE

18) Poggio Zuffolone: LAWSONITE-DIALLAGIO

19) II Gronco: QUARZO - TORMALINA

20) Vaccarecce: QUARZO - TORMALINA

21) San Giorgio: PIRITE - QUARZO

22) Antico faro: TORMALINA - GOETHITE - QUARZO

23) San Francesco: CAOLINO - TITANITE

24) Poggio del Sasso Ritto: TORMALINA

25) Cava del Foriano: PIRITE.

 

 

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Cave

   
 

 

 

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Le parole che rendono il linguaggio dei gigliesi simile ad un dialetto. Da abbise a zirro cerchiamo di elencare in ordine alfabetico i termini

   

Giro dell'Isola

giglio isolaGiro dell'Isola in barca

Viaggio intorno all'isola. Seguimi ti farò visitare e conoscere la costa in un giro virtuale per visitarla in anteprima...

   

Soprannomi

Soprannomi

Fin dai tempi più antichi i gigliese usano riconoscersi oltre che con il nome ed il cognome a volte troppo comuni con un soprannome o un nomignolo.

   
© www.isoladelgiglio.net - by Massimo Bancala'