14guidoscritto da Guido Alberto Rossi 

L’isola del Giglio si trova a: 42°21′18″N 10°54′18″E, ma senza farla troppo difficile è a 12 miglia nautiche o 45 minuti di traghetto da Porto Santo Stefano. Pur essendo una piccola isola ha una grande storia.

Nei secoli passati Il Giglio è stato abitato prima dagli Etruschi e poi dai Romani, in seguito passò di mano tra Siena e Pisa e famiglie blasonate, che però non c’entrano con questa storia. Come è noto, dovunque  siano stati i Romani, hanno lasciato strutture che ancora oggi stanno piedi, al Giglio hanno lasciato diverse cose e nella caletta del Saraceno, la murenaia (grossa vasca per l’allevamento delle murene). Proprio di fronte c’è l’ufficio e tutto il resto del Octopus Diving, dove un paio d’anni fa, Cristoforo (il titolare) insieme ad altri amici sommozzatori si sono inventati di circumnavigare l’isola, trainati da scooter subacquei al fine di recuperare e segnalare tutte le schifezze buttate in mare, lungo la batimetrica dei 30 mt. Quest’idea è diventata un progetto e così tappa dopo tappa hanno fatto il giro completo trovando: materassi, televisori, copertoni e tante altre porcherie che dei cretini hanno pensato bene di buttare in acqua. AGRossi3Ma un bel giorno, durante una delle ultime tappe, Cristoforo e compagni, nei pressi della Cala del Corvo inaspettatamente s’imbattono in quello che a prima vista, sembra una lattina mezzo sepolta nella sabbia, ma poi tirandola fuori, Bartolomeo (uno dei sub) si accorge che è una moneta, tutta incrostata dai secoli. Incuriosita, Codovilla (altra sub) si avvicina a Bartolomeo pinneggiando raso fondale e così solleva la sabbia e appaiono altre monete, Cristoforo con Amerigo e Derek (altri due sub) si avvicinano ed incominciano ad esplorare palmo a palmo il fondale circostante, facendo sollevare la sabbia con l’aiuto delle eliche degli scooter: saltano fuori altre monete ed anche alcuni oggetti vari, che assomigliano ad altri oggetti romani, recuperati negli scorsi anni lungo le coste dell’isola. La sera, al bar Pierina, guardano bene le monete pescate e con l’aiuto di Google e di un paio di Gin-Tonic, scoprono che non stanno sognando ma hanno in mano delle monete romane o, meglio, un Aureo e un Denario e dei Sesterzi dell’epoca di Augusto (44 - 23 a.C.) e che secondo un sito di monete rare, valgono un botto di euro. Visto il valore anche all’epoca, è chiaro che non era il resto che aveva in tasca un pescatore romano caduto in mare e visto anche il gran numero si tratta di un vero e proprio tesoro, imbarcato su qualche nave che è andata a scogli durante una burrasca. Continuando l’esplorazione e la rimozione della sabbia, salta fuori anche un pezzo della nave, ovviamente è molto rischioso portare in superficie qualcosa che non siano delle monete, perché a contatto con l’aria potrebbero danneggiarsi. A questo punto, certi della scoperta del tesoro, bisogna informare le autorità che metteranno tutta la zona sotto sequestro e con l’intervento di sommozzatori archeologi, che sanno come trattare i reperti, porteranno tutto in secco. Siccome per la nostra legge, tutto quello di valore che si trova nel sottosuolo o sott’acqua è dello Stato, ministri vari, con o senza portafoglio, segretari, sottosegretari incominceranno appena informati del ritrovamento a riempire carte e a sgomitare per finire in TV quando verrà data la notizia del tesoro romano ripescato. Il primo ad essere informato è Giorgio che a sua volta informa Vincenzo che informerà il sindaco, che informerà la capitaneria e i carabinieri che emetteranno un’ordinanza con divieti vari e tutta la zona diventerà off-limits. Durante tutto l’iter scappa la notizia alla stampa, comunque male non fa un po' di pubblicità al Giglio (e magari a qualcuno non guasta mai). Ormai è passato un anno dalla scoperta del tesoro di Augusto (così è stato battezzato dai giornalisti) e si sono alternati sei diversi governi e un gran numero di ministri che hanno prodotto una tonnellata di carta varia che ha sepolto tutta la documentazione del tesoro e così l’ultimo ministro della filiera, non capendo perché si stanno spendendo dei soldi in uomini e mezzi per controllare un banale pezzo di mare del isola del Giglio, (di cui fino a quel momento ignorava l’esistenza) dà l’ordine immediato a uomini e mezzi di abbandonare per sempre la zona.AGrossi2 Appena liberalizzata l’aerea di mare sopra il tesoro, zitti zitti i sub da tutto il mondo sono arrivati e hanno incominciato a razziare quello che è ancora rimasto sul fondale. Da vari indizi, gli archeologi hanno stabilito che erano ben cinque navi e probabilmente, la prima scoperta era una nave portavalori e le altre quattro navi militari di scorta; quindi, il tesoro doveva essere molto ricco e visto che ne è stato recuperato solo una piccola parte e che il grosso è ancora semisepolto in un fondale che va dai 15 ai 30 mt. di profondità e abbastanza alla portata di tutti i possessori di pinne, maschere e boccaglio. Improvvisamente e senza una spiegazione logica, oggi l’isola del Giglio è stranamente diventata la metà primaria dei sub provenienti dai cinque continenti.

L'articolo è nel libro fotografico di Guido Alberto Rossi e Carlo Alberto Mari non è in commercio ma acquistabile direttamente dalla home page del sito di Pane Quotidiano: https://panequotidiano.eu/

   

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