scritto da Giovanna Muti Schünemann
In un’isoletta posta proprio in mezzo al Mar Mediterraneo, nell’ormai lontano Agosto 2010, si stavano preparando le festività del Palio Marinaro in onore del patrono “San Lorenzo”. Tra le mamme che addobbavano i moli del porto, bambini che si vestivano per la parata e ragazzi che si allenavano per il Palio, c’era anche una bambina.
Una bambina che il giorno dopo per la prima volta avrebbe partecipato al Palio Marinaro su una barca a remi. Questa bambina si chiamava Greta. Da giorni si stava preparando con la sorellina e le cuginette per partecipare al Palio Femminile senza pensare alla competizione, ma solo alla grande gioia di partecipare ad un evento così importante.
Ma questa non è solo una storia che riguarda la determinazione di una bambina ma è anche la storia della forza di volontà di una bambina portatrice di handicap. Greta, ha subito un trauma alla nascita che le ha provocato la cosiddetta “paralisi di Erb”, cioè una paralisi permanente del braccio sinistro. Ma per Greta questa paralisi non è mai stata una limitazione: ha sempre vissuto con serenità il suo handicap considerando il suo braccio poco mobile come la sua “pinnetta di Nemo”.
Il suo percorso nel canottaggio è stato molto difficile: essere portatrice di handicap, non immediatamente visibile agli occhi di tutti, non è un aspetto semplice da affrontare nel mondo dello sport. A causa della sua “pinnetta di Nemo”, lei forte e possente come atleta, è stata esclusa dopo mesi di allenamenti durissimi da barche e da competizioni perché accusata di essere debole e poco allenata. Gli allenatori non capivano le estreme limitazioni funzionali del deficit motorio.
Tuttavia il suo mondo è cambiato quando Greta è si trasferita dal Canada a Milano per cominciare gli studi universitari. A Milano, Greta ha cominciato a frequentare la società Canottieri Olona 1894 e proprio lì la vita di Greta è cambiata. Presso la “Canottieri” Greta ha avuto la grande fortuna di conoscere Paolo Marilli, il suo allenatore che ha identificato e interpretato correttamente il suo handicap e le ha fatto capire il suo potenziale. Grazie a lui, la sua “pinnetta di Nemo” criticata e discriminata fino a quel momento, si sarebbe trasformata nella sua arma più forte portandola fino alle paralimpiadi di Tokyo2020.
Greta Muti è una grandissima capovoga, che nonostante gli ostacoli odierni ha guidato la sua barca al traguardo classificandosi quinta al mondo.
Questo equipaggio azzurro, che tra sforzi immensi vivono e competono, ci fa capire che le uniche limitazioni nella vita sono quelle che ci imponiamo noi stessi.
Siamo tutti fieri di te e sei tu la nostra medaglia d'oro