Riproponiamo il libro non più in stampa su concessione del Circolo Culturale gigliese, consultabile al link di fondo pagina.
Grazie a questo «Cenno storico dell’Isola del Giglio» Andrea Brizzi, vissuto nella seconda metà del secolo scorso, può essere senz’altro annoverato, assieme a Daniele Manzini, al conte Vincenzo Mellini Leon de Poncé, a Stefano Sommier, all’Arciduca Luigi Salvatore d’Austria, al colonnello Nello Paolicchi ed a suor Angela Teresa Sala, fra i massimi cultori di studi sulla storia dell’Isola del Giglio.
Nato al Giglio, Andrea Brizzi studiò a Pisa dove si formò una vasta e profonda preparazione in varie discipline. Tornato nella sua isola ricoprì, fra l’altro, la carica di notaio e di segretario comunale. Fu grazie a quest’ultima occupazione che ebbe modo, nell’allora integro archivio storico del Comune, di attingere tutte quelle preziose ed interessanti notizie contenute nel presente lavoro.
Anche per i lontani periodi protostorici per i quali non esisteva documentazione alcuna, la sua intelligenza e la sua preparazione gli consentirono una ricostruzione storica per induzione che fanno del suo lavoro un’opera estremamente attuale: infatti le sue conclusioni sono state regolarmente confermate da tutte le successive scoperte archeologiche.
L’eccezionalità della fatica del Brizzi consiste però nell’aver salvato alla storia i contenuti degli antichi statuti gigliesi.
Come è noto, nel medio evo ogni piccola comunità disponeva di un proprio statuto, ossia di una raccolta di norme legislative locali (ordinamenti giuridici particolari cui si contrapponeva la «lex», manifestazione normativa tipica dell’autorità suprema, cioè dell’«imperator»).
Il Brizzi ebbe la fortuna di consultare appunto il «Libro degli Statuti del Giglio», un volume di carta pergamenacea rilegato in marocchino rosso. Era stato scritto il 25 Ottobre del 1558 dal giudice e notaro Giovanni del fu Anseno Billo, basandosi sugli statuti più antichi, alcuni scritti in latino.
Il «Cenno storico dell’Isola del Giglio» fu pubblicato, fra il 1898 ed il 1900, a puntate sul giornale grossetano «L’Ombrone». Purtroppo le raccolte complete del suddetto giornale conservate alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze ed alla Biblioteca Chielliana di Grosseto andarono in parte distrutte dall’alluvione del 1966.
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