Giani Dika 01scritto da Toscana Notizie  

“Per favore meno paleolitico e più Novecento, perché dobbiamo comprendere quello che ci circonda”. Poi ancora: “cultura ed educazione alla pace servono ad evitare che l’umanità scompaia”; “Serve il coraggio di ascoltare le ragioni dell’altro, di comprenderle”.

Le parole scorrono nell’Auditorium della Camera di Commercio di Firenze, in piazza dei Giudici, dove è in corso "Giovani toscani e il coraggio di costruire la Pace". L’evento, nel percorso partecipativo "Task force Giovanisì", coinvolge i rappresentanti degli studenti in Consiglio d'istituto, Consulta provinciale, Parlamento degli studenti di tutta la Toscana. In tutto oltre 350 tra ragazze e ragazzi in sala.

Il presidente Eugenio Giani interviene dal palco. “E’ molto bello che attraverso Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani, si parli di educazione alla pace, quale valore fondamentale su cui costruire lo sviluppo delle comunità e della società, specie in un momento in cui è messa così in discussione dai conflitti nel mondo. Questo contesto rende ancora più importante parlare di formazione, di cultura e di educazione alla pace. Oggi qui dobbiamo fugare la concezione della massima si vis pacem para bellum: proviamo a costruire  un’autentica convivenza tra i popoli e questo parte soprattutto dai giovani”. 

Non è un momento qualunque, in Toscana. Il presidente è in continuo contatto con i sindaci e con il territorio per i danni dovuti al maltempo. Si esce da giorni difficili e l’emergenza, spiega ai giornalisti che gli chiedono aggiornamenti, ora riguarda la necessità di riparare i danni sul territorio, al reticolo minore e non solo. “Permettetemi di ringraziare anche i tantissimi giovani toscani che si sono impegnati per aiutare in queste difficilissime ore. Il loro è un contributo straordinariamente importante, ed è la conferma di quello che ho sempre percepito anche attraverso le numerose iniziative organizzate da Giovanisì: la narrazione che dipinge le nuove generazioni come disinteressate, egoiste e semplicemente schiave dei social è falsa”, ha detto Giani. “Si tratta piuttosto di una generazione che va sensibilizzata, ma che crede nell'impegno sociale e nel senso di comunità. Lo abbiamo visto proprio nelle circostanze di questa alluvione: ho visto tanti giovani mettersi gli stivaloni, lavorare per liberare dal fango e farlo con entusiasmo, perché sentivano che quello era il modo di dare qualcosa alla comunità in cui vivono. Questa è stata una delle note certamente più positive di questi giorni difficili".

Tra i relatori il coordinatore del progetto Giovanisì e animatore della giornata Bernard Dika; Massimo Manetti, presidente della Camera di Commercio di Firenze che ospita l’evento; il giurista e filosofo del diritto, Luigi Ferrajoli, che tiene una significativa riflessione “Per una Costituzione della terra. L’umanità al bivio”.  

In collegamento da Kiev Francesca Mannocchi, giornalista inviata di guerra e scrittrice, quindi l’intervento di Giammarco Sicuro, inviato speciale Rai esteri.

Bernard Dika tira le fila della giornata: “Per noi giovani la pace si costruisce preparando la pace, non la guerra. Si fa abbattendo i muri, alleando i popoli per una politica sovranazionale che ponga fine alla guerra, contrasti il cambiamento climatico, le disuguaglianze, la povertà. Solo insieme possiamo farcela, nessuno Stato al mondo da solo può risolvere anche solo uno di questi problemi. Insieme a questo l’impegno individuale nel ‘Cambio io, cambia il mondo’, perché la guerra sia cancellata per sempre: perché la pace non è solo assenza di guerra ma un atto quotidiano, è il modo in cui scegliamo di stare al mondo, di riconoscere l’altro, di non chiudere gli occhi davanti all’ingiustizia”.

Spiega Luigi Ferrajoli: “Mi capita spesso di andare nelle scuole, i giovani sono quelli che a volte mi chiedono: ma com'è possibile che di fronte a tanti disastri e tanti pericoli una Costituzione della Terra non sia stata già fatta, con alcuni pilastri elementari: come la messa al bando delle armi, un demanio planetario, o un servizio sanitario mondiale? Com’è possibile che nonostante la declamazione di tanti princìpi non si sia ancora realizzato nulla di tutto questo? Forse unicamente perché tutto ciò evidentemente non rientra negli interessi predominanti: un mondo basato unicamente sull'economia infatti è affidato soltanto alla legge del più forte e questa non può che comportare la crescita delle disuguaglianze, delle violazioni dei diritti, l'indifferenza per le sofferenze di un numero enorme di persone”.

Nel pomeriggio il confronto tra i giovani con il focus sulla relazione tra conflitto e pace, declinata attraverso la risoluzione dei conflitti.

 

   

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