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fonte da greenreport.it   Di Andrea Sbandati

In regione si registra 51% di riciclo, 9,5% di recupero energetico, 30,5% di discarica, 0,5% di export, 2% di perdite di processo e 2,5% di altri trattamenti

Mentre il Consiglio regionale si appresta a concludere la fase di approvazione del Piano regionale dell’economia circolare, la Toscana riflette sui dati del Rapporto Ispra rifiuti urbani 2024 (su dati 2023). Una fotografia anticipata alcune settimane fa dal report di Arrr su produzione di rifiuti e raccolte differenziate, ma che ora risulta completa anche dei dati di gestione dei vari flussi di rifiuti.

Produzione

La produzione totale di rifiuti urbani si riduce di poco (-0,3%) rispetto al 2022 (2,146 milioni di tonnellate contro 2,153), contrazione modesta, solo in parte riconducibile al calo degli abitanti, con un valore procapite che passa da 590 kg del 2022 a 586 nel 2024. Ormai da 4 anni sotto quota 600 kg/procapite, ma sempre uno dei più alti in Italia (secondo solo all’Emilia). I dati per Comune ci dicono che dentro la media regionale si nascondono dati locali per metà in riduzione e per metà in aumento. Calano i rifiuti in alcuni Comuni industriali e turistici, aumentano in altri. Forse per la prima volta una certa riduzione di rifiuti non domestici (fuoriuscita dalla raccolta in privativa) si fa sentire in alcune realtà. Nel complesso da anni il quantitativo totale è sostanzialmente stabile, con oscillazioni marginali, che non indicano un trend definito. La penetrazione della tariffa puntuale (circa il 20% della popolazione) sembra ancora insufficiente per condizionare una riduzione nella produzione a scala generalizzata.

Raccolte differenziate e riciclo

Le raccolte differenziate totali migliorano di un punto percentuale, passando dal 65,6%, al 66,6% esattamente in linea con la media nazionale. In valore assoluto passiamo da 1,413 milioni di tonnellate a 1,430.

È verosimile pensare (in assenza di dati Ispra regionali sul riciclo) che il tasso di riciclo effettivo della Toscana sia analogo a quello medio italiano, quindi il 50,8%. Abbiamo due anni (2024 e 25) per portarlo al 55%. Considerato che è la stessa Ispra a dirci che il tasso di “porta a porta” è già in Toscana al 62% circa, si tratta un risultato raggiungibile, aumentando il tasso di raccolta differenziata e riducendo gli scarti. Più complesso sarà arrivare ai target successivi: 60% al 2030 e 65% al 2035, senza modificare i criteri di calcolo europei, troppo restrittivi.

La Toscana supera da due anni l’obiettivo di legge del 65% di raccolta differenziata (e l’obiettivo di riciclo del 50% al 2020), quindi è in linea con le direttive, ma presenta un valore ancora da “centro classifica” come valore percentuale, distante dei “best performer” regionali, ed in particolare dalla Emilia Romagna, regione simile per molti aspetti. Migliori i dati regionali toscani in valore assoluto: la Toscana primeggia nella raccolta differenziata ad abitante (è la terza dopo l’Emilia Romagna e la poco rappresentativa Valle d’Aosta), con 390 kg/ab/anno.

Aumenta la raccolta differenziata della frazione organica (che arriva a 554.000 tonnellate, era 525.000 nel 2022), ma resta bassa la dotazione impiantistica per il suo trattamento in regione: solo 263.000 tonnellate vengono gestite nei 12 impianti di compostaggio (che vedono più che dimezzate le quantità trattate) soprattutto perché aumentano gli impianti integrati (3) che arrivano nel 2023 a gestire 137.000 tonnellate, contro le 33,000 del 2022. Un primo segnale del balzo tecnologico atteso per questi anni, con l’avvio dei nuovi impianti di digestione anaerobica nel sud della regione (sostitutivi dei compostaggi). Nel 2023 però l’export di questa frazione continua ad essere elevato: 254.000 tonnellate (in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Friuli e Piemonte), a fronte di un import di 21.000.

Solo il 54% dell’organico è gestito in Toscana.  Per adesso la “conversione” impiantistica nella gestione dell’organico ha prodotto uno spostamento da compostaggio a digestione, ma non ha fatto diminuire l’export. Va detto che la esportazione di frazione organica fuori regione è ancora nel 2023 un fenomeno da superare, ma che continua ad incontrare una situazione favorevole di mercato, con prezzi degli impianti del nord Italia ancora molto bassi e comunque più bassi dei costi medi dell’impiantistica regionale.

Ispra stima la quantità di scarti generati dai processi di trattamento della frazione organica con una percentuale nel 2023 pari al 13,6%, ma non si dispone di dati regionali.

Poche sono le informazioni di Ispra sul flusso dei rifiuti secchi raccolti in forma differenziata, quantitativo in Toscana considerevole: 876.000 tonnellate fra imballaggi, ingombranti, Raee, tessili, rifiuti da spazzamento e da costruzione e demolizione. Sembrerebbero tutti destinati a impianti di recupero ubicati in Toscana (a partire da Revet), ma non si dispone di dati certi. La Toscana primeggia (dato che andrebbe analizzato) nelle “altre” raccolte differenziate (con il valore assoluto più alto fra le regioni e una raccolta ad abitante di 27 kg/ab/anni, a fronte di una media nazionale di solo 8). Non si dispone infine dei dati sugli scarti dei trattamenti di recupero delle frazioni secche.

Scarti del riciclo

Non si ha quindi ancora, nonostante le indicazioni in tal senso del Pngr, un quadro chiaro e documentato del flusso di scarti del riciclo, né a livello nazionale né regionale, valutato intorno al 20/25% del flusso di raccolta differenziata (circa 300.000 tonnellate in Toscana). Una stima di massima potrebbe essere ricavata dalla differenza fra quantità totale di raccolta differenziata (1,430 mila tonnellate) e la quantità di riciclo calcolato da Ispra nel 50,8% del totale rifiuti urbani, e valido anche in Toscana per circa 1,090mila tonnellate. Uno “scarto” quindi di 340mila tonnellate). Ma si tratta di un calcolo impreciso: primo perché una parte delle raccolte differenziate (C&D e alcune “altre raccolte”) non sono conteggiate nel riciclo da target europeo; secondo perché nel riciclo sono considerati da Ispra anche i flussi a recupero da Tmb e metalli da incenerimento.  Ma più o meno il valore dovrebbe essere questo.

Rifiuti indifferenziati

I rifiuti indifferenziati sono pari a 716.000 tonnellate, ancora in riduzione sul 2022, e tutti gestiti in Toscana. Non esportiamo infatti indifferenziati, se non per piccole quantità. La maggior parte dei rifiuti urbani tal quali (624.000 tonnellate, erano 639.000 nel 2022) viene avviata al sistema dei Tmb/Tm locali, in tutto 14. Due dati curiosi: il primo è che la Toscana ha impianti Tmb/Tm autorizzati per circa il doppio del quantitativo gestito nel 2023 (1,182 tonnellate, un processo di ridimensionamento ormai in corso da tempo); il secondo è che mentre i rifiuti tal quali in ingresso ai Tmb/Tm diminuiscono, il totale dei rifiuti gestiti in questa tipologia di impianti aumenta (718.000 tonnellate nel 2023 contro le 711.000 nel 2022); aumentano quindi i rifiuti speciali (urbani trattati e speciali veri e propri) gestiti in questi impianti, circa 70.000 tonnellate, non poco, di cui una parte importante di rifiuti importati dal Lazio soprattutto (37.000 tonnellate) e da altre regioni.

Una quota di rifiuti urbani tal quali viene avviata direttamente a inceneritori toscani senza pretrattamento (79.500 tonnellate) e una quota viene avviata a discarica senza trattamento (34.400 tonnellate, erano 6.000 nel 2022, per via dei rifiuti alluvionati). La somma dei tre flussi di tal quale indicata da Ispra (738.000 tonnellate) è un po’ superiore alla quantità di rifiuti indifferenziati (716.000), ma Ispra ci ha abituato a numeri che non cubano perfettamente (probabilmente incide la quota di rifiuti alluvionati, che non risulta nei dati di raccolta).

Flussi in uscita dai Tmb/Tm: poco recupero energetico

Purtroppo quest’anno Ispra non pubblica i dati di dettaglio dei flussi in uscita dai Tmb/Tm regione per regione ed impianto per impianto, ma solo aggregati nazionali. Non si hanno dunque dati esatti sui flussi in uscita dai Tmb/Tm regionali. Ma dai dati di input agli impianti finali sembra che a recupero energetico in impianti toscani vadano 130.200 tonnellate di Css/frazione secca di cui 124.400 tonnellate dai Tmb/Tm toscani (importiamo circa 5.800 tonnellate di rifiuti combustibili). Se sommiamo questa cifra ai rifiuti tal quali ad incenerimento, vediamo che la Toscana manda a recupero energetico 204.000 tonnellate di rifiuti urbani (il 9,5%, la metà circa della media italiana), oltre alle 2.000 tonnellate avviate a coincenerimento. Dato che segnala (ormai da anni) lo strutturale deficit impiantistico toscano nel recupero energetico dai rifiuti urbani. Ed elemento destinato ad aggravarsi nel 2024 con lo stop all’impianto di Livorno.

Terra di discarica

Deficit compensato non tanto dall’export fuori regione ad incenerimento (che vale nel 2023 49.500 tonnellate), ma da un largo uso della discarica (che passano da 8 a 9). Sembra questo l’elemento critico più rilevante del quadro toscano 2023. A discarica, oltre a una piccola quota di rifiuto tal quale, vanno 787mila tonnellate di rifiuto urbano trattato, di cui 167mila importato da altre regioni, e quindi 620mila tonnellate dalla toscana. In tutto (trattato e non trattato) fa 655.000 tonnellate a discarica pari al 30,5% del totale dei rifiuti urbani prodotti. Dato preoccupante, con due aggravanti: il quantitativo totale conferito nelle discariche toscane è aumentato nel 2023 rispetto al 2022 (822mila tonnellate contro 768mila), dato solo in parte riconducibile ali rifiuti dell’alluvione del novembre 2023. La Toscana poi a livello nazionale si conferma come “terra di discarica”, ricevendo consistenti flussi da altre regioni e confermandosi la prima regione italiana per rifiuti urbani smaltiti in discarica.

sbandati rifiuti urbani toscana ispra 2024

Un flusso così consistente per cui la Toscana è una delle poche regioni (siamo in compagnia solo di Val d’Aosta, Molise e Marche) che non raggiunge il target di rifiuti urbani biodegradabili ad abitante in discarica previsti dalla legge (135 kg/ab/anno a fronte di un obiettivo al 2018 di 81). Problema serio.

Se da un lato la qualificata offerta di discariche regionali ci sta “salvando” dal deficit di incenerimento ricorrendo poco all’export fuori regioni o fuori Italia, il livello di discarica della Toscana è elevato e distante dal target europeo del massimo 10% al 2035 (in 12 anni occorrerebbe scendere di 20 punti, quasi due punti all’anno). Ma il Piano regionale in approvazione indica due step intermedi (come prescritto dal Pnrg):

- quarto trimestre del 2024: 29%;

- quarto trimestre del 2026: 20%;

Il 2024 che si è concluso quindi sarà il primo banco di prova, ma l’obiettivo del 29% sembra raggiungibile. Più sfidante l’obiettivo al 2026, che in assenza di nuovi impianti di recupero energetico (di qualsiasi tipo) potrebbe essere raggiunto solo esportando fuori regione e fuori Italia ad incenerimento.

Export fuori regione e fuori Italia

L’export toscano in altre regioni italiane di rifiuti urbani presenta valori importanti: 254.000 tonnellate di frazione organica, 49.500 tonnellate dai Tmb/Tm.

Il totale esportato all’estero nel 2023 è pari a poco meno di 10.000 tonnellate (in riduzione rispetto al 2022), di cui 1.900 tonnellate dai Tmb (soprattutto ad incenerimento) in Austria e Germania. Il totale dei conferimenti fuori regione è quindi pari a 310.000 tonnellate (il 14,5% del totale). L’importazione di rifiuti dall’estero è pari a 13.000 tonnellate, in leggero aumento sull’anno precedente.

Produzione di energia

Considerando la discussione in corso in Toscana su fonti rinnovabili e decarbonizzazione possono essere utili un paio di dati sulla produzione energetica da rifiuti urbani. La produzione di biogas e di biometano dagli impianti toscani è stata pari nel 2023 a 3,4 milioni di metri cubi di biogas e 25mila mc di biometano, con la produzione di 6262 MWh anno di elettricità e 528MWh anno di calore. Valori ancora bassi, ma in aumento.

I quattro inceneritori toscani invece dispongono invece di una potenza elettrica installata di circa 27 MW, anche questo valore non molto alto. Purtroppo Ispra non pubblica dati sulla produzione elettrica da biogas nelle discariche, valore in Toscana probabilmente elevato.

   

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