Cibo di Guido Alberto Rossi fonte papale-papale.it
Visto che stiamo ancora digerendo i pranzi e le cene del periodo natalizio e che abbiamo ancora in bocca il sapore del panettone, mi sembra sia il periodo giusto per raccontare cosa mangia un fotografo in giro per il mondo.
Molto spesso me lo chiedono e mi diverto rispondendo con storie inventate tipo: proboscide d’elefante in umido, gelato di pesce o cervello di scimmia viva.
Ma frottole a parte, io che finirò nel girone dei golosi, quando sono in giro, specialmente nei paesi esotici, mangio soprattutto il cibo locale, ovviamente stando attendo a non mangiare mai verdure crude e bevande con ghiaccio, perché altrimenti, al cento per cento, viene un mal di pancia che neanche il farmaco più potente arresta, diffido del ghiaccio servito anche nei ristoranti di lusso dopo che una volta in India ho bevuto uno squisito Gin Tonic nel bar di uno dei migliori ristoranti di New Delhi e passai i successivi tre giorni molto miseramente.
Altra importante precauzione è bere solo bibite da bottiglie chiuse e aperte al momento, vale anche per il vino.
Mi sono anche capitate situazioni, come quando ho fatto un servizio fotografico in Cina nel deserto del Gobi, dove per quattro giorni, io e il mio assistente Adriano, abbiamo mangiato solo pesche sciroppate e biscotti secchi, comprati in grande quantità nel primo ristorante/emporio in cui ci siamo fermati per pranzo.
Fortunatamente, il mattino del secondo giorno di viaggio, capitammo in un campo di nomadi, dove era in corso un matrimonio e siamo stati invitati al pranzo di nozze, c’era un solo piatto, era un ottimo intruglio di riso e altri ingredienti misteriosi, cotti al momento. Era buono e siamo ancora vivi, poi i successivi due giorni siamo tornati al nostro menù: pesche e biscotti a pranzo e cena, con un sorso di buon whisky (comprato alla partenza, come da regolamento), per dessert.
Se invece i viaggi avvengono in paesi europei o americani i problemi sono diversi, riguardano il colesterolo ed il fegato, ma come si fa a resistere ad un buon Hot Dog venduto per le strade di New York!
E poi bisogna provare i vari ristoranti, per allargare la propria cultura. Qui è bene seguire la regola: fidarsi solo dei ristoranti pieni, (ma questo vale anche in Italia). In quelli vuoti o mangi male e ti pelano con il conto.
Parlando di soldi, quando viaggiavo per il mensile Gente Viaggi, avevo tutte le spese pagate, salvo i pasti. Perché il grande editore Edilio Rusconi sosteneva che, se a casa mi fossi pagato personalmente il cibo, sarebbe dovuto valere anche in giro nel resto del mondo.
Il fotografo di viaggi fa sempre una robusta prima colazione, perché il pranzo può essere a rischio e quindi mangia dove gli capita e come gli capita.
Io non disprezzo lo street food, (Africa, rigorosamente tutta esclusa, salvo i paesi del Nord) ovviamente scelgo, se posso, con cura il baracchino e quasi sempre mangio con l’autista che mi scorrazza in giro e prendo quello che prende lui.
Una volta in Thailandia mangiammo degli squisiti spiedini di carne e verdura alla griglia, quando gli chiesi che carne era, visto che non ne riconoscevo il gusto, mimò dei baffi, non ho approfondito, ma era gustosa.
Purtroppo, spesso e volontieri alla sera devi accontentarsi di uno squallido servizio in camera, esausto da una giornata di lavoro e anche perché molto spesso la sveglia è poche ore dopo il dessert.