scritto da greenreport.it
Dopo una prima approvazione a grande maggioranza della proposta di revisione della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia (EPBD), sul tema interviene Legambiente: «Ben venga il via libera da parte della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo alla proposta di revisione della direttiva sulle performance energetiche degli edifici».
Secondo il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, «Il testo adottato è un primo importante passo verso la decarbonizzazione del settore edilizio, in particolare di quello residenziale, per aiutare concretamente ambiente e clima, con ricadute positive anche nel settore economico e produttivo, e dare una mano alle famiglie, aiutandole a vivere meglio e a spendere meno. Non dimentichiamo che il settore delle costruzioni è tra quelli che più contribuiscono alle emissioni climalteranti, per questo è fondamentale spingere in primis per interventi di riqualificazione energetica, ristrutturazione e rigenerazione urbana degli edifici per arrivare ad un miglioramento della classe energetica come sta chiedendo l’Europa».
Anche secondo il Wwf European Policy Office è convinto che «Questo nuovo strumento finanziario, promosso dal Wwf, contribuirà a sbloccare gli investimenti privati necessari per il finanziamento della ristrutturazione del parco immobiliare dell’Ue. Il Wwf accoglie inoltre con favore l’inclusione di un atto delegato, per mettere in atto il necessario quadro di accompagnamento.
Sebastien Godinot, senior economist del Wwf European Policy Office ha commentato: «Poiché i cittadini stanno lottando per sbarcare il lunario a causa dell’aumento delle bollette energetiche, le banche devono fare la loro parte per alleviare la pressione che devono affrontare le famiglie in difficoltà. I deputati europei hanno compiuto un importante passo avanti sostenendo l’introduzione di Mortgage Portfolio Standards nella revisione ella direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia. Ma possono incoraggiare con successo le banche a sostenere i cittadini nella ristrutturazione delle loro case solo se sono obbligatorie. Questo è l’unico modo per raggiungere l’ondata di rinnovamento di cui l’Ue ha un disperato bisogno»
Il Cigno Verde sottolinea che «Per il raggiungimento degli obiettivi proposti, si prevedono Piani nazionali di riqualificazione edilizia in modo da tenere conto delle specifiche condizioni del patrimonio abitativo a livello nazionale. Piani che potranno utilizzare le risorse comunitarie del Recovery Fund, del Fondo di Coesione e del Fondo sociale per il clima».
Ciafani aggiunge: «L’Italia non perda questa grande opportunità per decarbonizzare il patrimonio abitativo, combattere la povertà energetica, ridurre la bolletta energetica delle famiglie e continuare a dare slancio e occasioni di innovazione al settore edilizio. La lotta alla crisi climatica si combatte anche puntando su una maggiore efficienza energetica, insieme all’elettrificazione dei consumi domestici e alla modifica degli stili di vita. I suoi primi passi il nostro Paese li ha mossi nel 2020 attraverso lo strumento del Superbonus, lì deve ripartire migliorando lo strumento piuttosto che cancellandolo come si sta facendo in questi mesi. La chiusura di fatto del mercato dell’acquisto dei crediti sta, infatti, comportando l’impossibilità di avviare nuovi progetti di riqualificazione energetica, e ciò a prescindere dalla percentuale del beneficio. Il Governo più che disincentivare questo mercato dovrebbe incoraggiarlo utilizzando le tante aziende partecipate».
Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia Legambiente, conclude: «In Italia ci sono oltre 14milioni di abitazioni residenziali, di cui solo il 12,8% è considerato da Istat e non solo patrimonio storico. Un dato che mette in evidenza come questa Direttiva sia assolutamente applicabile anche nel nostro Paese. Secondo la proposta europea, in Italia dovremmo intervenire, entro il 2033, complessivamente su oltre 9,7 milioni di edifici oggi in classe E, F o G. Parliamo di oltre il 75% del patrimonio edilizio residenziale, che consentirebbe una riduzione delle emissioni di CO2 di oltre 14 milioni di tonnellate. Una sfida su cui l’Italia, già che interviene sul patrimonio edilizio, ha tutto l’interesse ad alzare l’asticella, visto che oggi grazie a tecnologie, conoscenze e competenze si possono raggiungere standard più elevati della energetica D. Per raggiungere obiettivi così sfidanti è necessario però rivedere totalmente il sistema degli incentivi in Italia, non basta aver ridotto la percentuale del 110% al 90%. Bisogna avviare una vera e propria revisione di tutti gli strumenti, consentendo soprattutto alle famiglie in difficoltà un vero accesso a questi strumenti a costo zero ed eliminando dai sistemi incentivanti tutte le tecnologie a fonti fossili, come le caldaie a gas, oltre a spingere, nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni l’utilizzo di materiali innovativi e sostenibili».