scritto da greenreport.it  

Timmermans: «I costruttori europei di automobili stanno già dimostrando di essere pronti a prendere in mano la situazione, aumentando l’immissione sul mercato di auto elettriche a prezzi sempre più accessibili»

Il Parlamento europeo, la Commissione e il Consiglio Ue hanno trovato ieri un accordo provvisorio – in attesa di formalizzazione da parte di Europarlamento e Consiglio – sul futuro dell’auto europea.

Entro il 2035, tutte le auto e i furgoni nuovi immatricolati in Europa non emetteranno più CO2 durante la marcia, con uno step intermedio al 2030: -55% per le auto e -50% per i furgoni (rispetto al 2021).

«L’accordo invia un messaggio forte all’industria e ai consumatori: l’Europa sceglie la transizione a una mobilità a emissioni zero. I costruttori europei di automobili stanno già dimostrando di essere pronti a prendere in mano la situazione, aumentando l’immissione sul mercato di auto elettriche a prezzi sempre più accessibili», spiega il vicepresidente della Commissione Ue per il Green deal, Frans Timmermans.

Alcuni studi stimano che entro il 2027 le auto elettriche costeranno meno di quelle alimentate da combustibili fossili, come diesel e benzina, ma visto il continuo calo nel costo delle batterie – che incide per metà su quello dell’auto elettrica – più probabilmente la parità si raggiungerà anche prima, nel 2025-26. Con grandi benefici anche per il clima e per l’aria che respiriamo, dato che già oggi le emissioni complessive dei veicoli elettrici sono di gran lunga inferiori di quelle alimentate coi combustibili fossili.

In ogni caso, il futuro della mobilità europea non sarà solo elettrico, dato che l’indicazione è “semplicemente” quella di azzerare le emissioni di CO2 per auto e furgoni.

Per mezzi di trasporto più complessi da decarbonizzare – come camion, aerei, navi – resteranno ampi spazi per esplorare l’impiego dell’idrogeno come anche dei carburanti circolari, biocarburanti, carburanti sintetici, metanolo, etc.

In ogni caso, anche per auto e furgoni vige il principio di neutralità tecnologica. In base all’accordo raggiunto ieri, entro il 2025 la Commissione svilupperà una metodologia comune nell’Ue per valutare l’intero ciclo di vita delle emissioni di CO2 di automobili e furgoni immessi sul mercato, nonché per i carburanti e l’energia consumati da questi veicoli.

«I legislatori hanno anche deciso di chiedere alla Commissione di trovare un ruolo per gli e-fuels destinandoli a quei veicoli che non rientrano nell’ambito di applicazione del regolamento, anche se tale proposta non è vincolante», aggiunge nel merito Veronica Aneris, direttrice di Transport & Environment Italia.

Secondo il regolamento, ogni costruttore deve garantire che le emissioni medie di CO2 della sua flotta di veicoli di nuova immatricolazione in un anno solare non superino il suo obiettivo di emissioni annuali specifiche. I produttori potranno dunque continuare a immettere sul mercato veicoli con motori a combustione, ma se supereranno il loro obiettivo di emissioni in un determinato anno, dovranno pagare un premio di 95€ per grammo di CO2/km al di sopra dell’obiettivo per veicolo immatricolato.

In questo scenario, a meno di stravolgimenti tecnologici il futuro della mobilità per auto e furgoni sarà dunque incentrato sull’elettrico.

«L’accordo raggiunto ieri apre una storia nuova per l’industria europea dell’automotive – commentano nel merito da Motus-E, l’associazione italiana che raccoglie gli stakeholder della mobilità elettrica – L’emergenza climatica e la scarsa qualità dell’aria che respiriamo devono trovare risposta nelle strategie industriali dei settori auto e dell’energia del nostro continente. Per questo, chiediamo un chiaro segnale sul piano degli incentivi nel triennio 2023-2025 a favore della mobilità elettrica sia per i privati che per le flotte aziendali; e chiediamo di varare un piano vero e proprio di utilizzo e rafforzamento dei fondi a favore del settore automotive per il sostegno e la formazione di nuove competenze di lavoratori e imprese che accompagni questo periodo di transizione. C’è un grande bisogno di figure professionali adatte a rispondere a questa sfida come dimostra la forte richiesta nel mondo della chimica delle batterie, nell’elettronica, nell’elettrotecnica e del software applicato ai veicoli e alle infrastrutture necessarie».

   

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