scritto da Toscana Notizie
Si interruppe dopo quattro anni. Quest’anno torna, con la quinta edizione
Oltre cinquant’anni di amministrazione regionale, ripercorsi attraverso un convegno ed anche una mostra fotografica allestita a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze: con foto, racconti, le prime delibere, i primi verbali di giunta, alcuni telegrammi che sembrano oggi, nell’era del digitale, quasi reperti archeologici e i primi comunicati stampa, tutti battuti a macchina e spediti per corriere.
La Toscana ricorda i 52 anni dalle prime elezioni, che coincidono con i cinquant’anni dalla Festa della Regione, istituita nel 1972 nel secondo anniversario, celebrata per quattro edizioni, poi scomparsa e riproposta quest’anno, nel 2022, dal presidente della giunta regionale Eugenio Giani. Un’occasione per ripercorrere vicende storiche importanti per l’Italia e la Toscana, per condividere idee e riflessioni sulla strada tracciata in tutti quest’anni, sugli scenari del presenti e sugli obiettivi per il futuro.
Le prime elezioni
Era il 7 ed 8 giugno del 1970 quando i cittadini furono chiamati, anche in Toscana, alle urne per le prime elezioni delle quindici Regioni a statuto ordinario appena istituite, previste dalla Costituzione del 1946 ma a cui non si era fino ad allora dato corso. In Toscana i cittadini votarono per eleggere cinquanta consiglieri regionali (oggi sono 40, oltre al presidente della giunta) e grandissima fu l’affluenza: il 95,89 per cento, addirittura il 97 per cento in provincia di Siena.
I maggiori consensi li raccolse allora il Partito Comunista Italiano (42,32% e 23 seggi), seguito dalla Democrazia Cristiana (30,53% e 17 seggi, prima a Lucca e seconda in tutte le altre province), dal Partito Socialista Italiano (8,74%. 3 seggi) e dal Partito Socialista Unitario (6,40%, 3 seggi). Nel parlamentino toscano entrarono anche il Psiup, il Partito Liberale Italiano, il Partito Repubblicano Italiano e il Movimento Sociale Italiano, con un consigliere a testa.
Il 13 luglio 1970 si svolse la prima seduta del Consiglio regionale della Toscana. Fu convocata nella sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi, sede della Provincia di Firenze. Solo successivamente la sede definitiva fu infatti stabilita in Palazzo Panciatichi, ora Palazzo del Pegaso assieme a Palazzo Covoni Capponi. Elio Gabbuggiani (Pci) fu il primo presidente del Consiglio regionale (già presidente di Provincia, fu in seguito sindaco di Firenze) e Lelio Lagorio (Psi) fu scelto come presidente della giunta regionale, per poi diventare anni più tardi parlamentare e ministro. L’elezione diretta del presidente dell’esecutivo regionale è stata introdotta in Toscana con le elezioni del 2005.
Gli elettori, per quella prima chiamata alle urne, erano circa mezzo milione in meno rispetto ad oggi, ma non votavano i diciottenni. I votanti, da 21 anni in su, furono 2.418.505 - due milioni e 328.196 i voti validi – ed anche il 15 e 16 giugno 1975, prima volta dei diciottenni alle urne, la percentuale di votanti rimase stellare: il 95,7 per cento. Per quindici anni l’affluenza è rimasta altissima, per poi arretrate come nel resto d’Itlaia: nel 2020 si è fermata al 62,6 per cento, ma la più bassa in assoluto è stata nel 2015 (48,28%).
Grandi aspettative
Anche se non aveva all'inizio neppure una sede e poteva contare solo su poche decine di dipendenti (oggi sono alcune migliaia), la Regione Toscana, come le altre Regioni, nacque tra grandi aspettative: tra i politici e gli amministratori naturalmente, ma anche fra la gente comune. Si aspettavano i risultati del voto in piazza, come usava allora – undici volte, fino al 2020, i toscani sono stati chiamati alle urne fino ad oggi - e addirittura una folla si radunò fuori dal Consiglio regionale per l'approvazione del primo Statuto, poi adottato a maggio del 1971.
Per venticinque anni, dal 1970 al 1995, Palazzo Budini Gattai, all’ingresso di piazza Santissima Annunziata, ha ospitato la sede della presidenza della giunta regionale, poi trasferitasi a Palazzo Bastogi in via Cavour (fino al 2008) e quindi a Palazzo Strozzi Sacrati in piazza del Duomo.
Il Pegaso, il cavallo alato del mito greco che era stato utilizzato dal Comitato toscano di liberazione nazionale come simbolo di libertà, diventa da subito nel gonfalone il simbolo della Regione Toscana - preferito all’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci – e venti anni più tardi fu scelto come unico emblema anche per lo stemma e il sigillo.
Mezzo secolo vissuto giorno dopo giorno
In oltre cinquant’anni di politica ed amministrazione, molte decisioni importanti sono state assunte nelle stanze della Regione. Con lo Statuto del 2004, ad esempio, la Toscana, prima in Italia, aprì alle coppie di fatto e alla promozione dell’estensione del diritto di voto agli immigrati, nel rispetto dei principi costituzionali.
La Toscana è stata la prima Regione a legiferare in tema di cannabis terapeutica, nel 2012. Nel 1988 la Toscana varò la prima normativa regionale italiana per salvaguardare i valori della cultura nomade. Ancora, nel 2014, la Toscana approva, prima in Italia, una legge contro le discriminazioni sessuali: primato nazionale, nel 2007, anche per la legge che apre al dibattito pubblico e al coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni delle istituzioni o, nel 2001, all’esperimento del Parlamento regionale degli studenti. Più di recente la Toscana viene indicata come modello dalla legge “Salvamare”, con il progetto Arcipelago Pulito, per la raccolta delle plastiche da parte dei pescatori.
Nei cinquantandue anni di storia della Regione alle spalle ci sono naturalmente anche le tragedie e la loro gestione: l’alluvione della Versilia nel 1996, il disastro alla stazione ferroviaria di Viareggio nel 2009, il naufragio della Costa Concordia al Giglio nel 2012, il modello di ‘accoglienza diffusa’ con i migranti in fuga nel 2011 sbarcati a Lampedusa e da ospitare in tutta Italia, il rogo della Teresa Moda a Prato nel 2013, l’alluvione a Livorno, Collesalvetti e Rosignano nel 2017, il Monte Serra in fiamme nel 2018 e poi la gestione della pandemia da Covid-19 nel 2020.
Ci sono anche le occasioni di confronto per aggiornare le politiche ad un mondo cha sta cambiando: dal Meeting di San Rossore sui temi della globalizzazione, dialogo tra istituzioni e movimenti, dal 2001 al 2009 all’incontro con i giovani per costruire insieme le politiche del futuro, sempre a San Rossore, nel 2021, dal Meeting sui diritti umani al Mandela Forum di Firenze dal 1997, con le scuole, al Treno della memoria da Firenze ad Auschwitz, sempre con gli studenti delle scuole superiori, dal 2002 o le iniziative con i giovani sui terreni strappati alle mafie, come nelle tenuta senese di Suvignano che dal 2018 è tornata ai cittadini ed assegnata alla Regione.
Ci sono in cinquant’anni di attività istituzionali le grandi opere: la diga di Bilancino ieri, che si iniziò a costruire nel 1984 per soddisfare ‘la grande sete’ di Firenze, e la Darsena Europa oggi a Livorno, tanto per rammentare due tra i tanti progetti e interventi.
E ci sono i dibattiti su riforme e poteri delle Regioni: dalle leggi Bassinini a fine anni Novanta alla riscrittura nel 2001 del titolo V della Costituzione, fino ai più recenti progetti di autonomia differenziata o speciale di cui si è iniziato a discutere dal 2018.