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Scritto da  www.greenreport.it fonte elbareport.it

La strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030, adottata nel maggio 2020, fissa l’obiettivo di proteggere il 30 % del territorio e del mare dell’Ue entro il 2030 e, in linea con l’European Green Deal, propone azioni e impegni ambiziosi dell’Ue e dei Paesi membri per arrestare la perdita di biodiversità in Europa e nel mondo, in linea con il Green Deal europeo.

La strategia punta a mettere la biodiversità dell’Europa sulla via della ripresa entro il 2030, per garantire che entro il 2050 tutti gli ecosistemi siano ripristinati, resilienti e adeguatamente protetti. Uno degli obiettivi della strategia sulla biodiversità è la creazione di una rete coerente di aree protette.

Per questo, la strategia fissa obiettivi di protezione giuridica di almeno il 30 % della superficie terrestre e marittima dell’Unione europea, di proteggere rigorosamente almeno un terzo delle zone protette dell’Ue, quelle considerate ad altissima biodiversità e valore climatico, comprese tutte le foreste primarie e vetuste rimaste, e di gestire efficacemente e monitorare adeguatamente tutte le zone protette entro il 2030».

In una nota la Commissione Ue sottolinea che «Questi obiettivi dell’Ue sono coerenti con gli obiettivi globali proposti alla 15esima Conferenza delle parti (Cop15) della Convention on biological diversity». Secondo la Commissione europea, « L’attuale rete di zone giuridicamente protette non è sufficientemente ampia da salvaguardare la biodiversità a livello Ue. Ulteriori designazioni contribuiranno a completare la rete Natura 2000 e ad ampliare i sistemi nazionali di protezione. Tutte le zone protette dovranno avere obiettivi e misure di conservazione chiaramente definiti. Poiché gli obiettivi della strategia sulla biodiversità riguardano l’Ue nel suo complesso, ogni Stato membro deve fare la propria parte in uno sforzo basato su criteri ecologici oggettivi, riconoscendo che ogni Paese ha una quantità e una qualità diverse della biodiversità. Questi obiettivi dell’Ue sono coerenti con gli obiettivi globali proposti alla 15a Conferenza delle parti (Cop15) della Convention on biological diversity».

Per aiutare gli Stati membri a raggiungere questi obiettivi e a sviluppare una rete coerente e transnazionale, il Commission Staff Working ha elaborato criteri e orientamenti per l’individuazione e la designazione di ulteriori zone protette. Il documento di orientamento è stato elaborato dalla Commissione Ue in collaborazione con l’ European Environment Agency (EEA) ed è il risultato di discussioni di un anno con i rappresentanti degli Stati membri e delle organizzazioni delle parti interessate.

Il documento di orientamento individua una serie di criteri che gli Stati membri possono utilizzare per l’individuazione di ulteriori aree protette e stabilisce un processo attraverso il quale gli impegni degli Stati membri per nuove designazioni saranno discussi, sottoposti a revisione inter pares e migliorati in modo che gli obiettivi a livello Ue possano essere raggiunti entro il 2030. Inoltre, fornisce una definizione di rigorosa protezione e orientamento agli Stati membri per stabilire una gestione e un monitoraggio adeguati per le zone protette esistenti e future.

Il Wwf European Policy office ricorda che «Nella strategia per la biodiversità per il 2030, la Commissione europea ha annunciato che proporrà obiettivi di ripristino della natura dell’Ue giuridicamente vincolanti per ripristinare la biodiversità e gli ecosistemi degradati, in particolare quelli con il maggior potenziale di catturare e immagazzinare carbonio e prevenire e ridurre l’impatto dei disastri naturali» e che «Gli ecosistemi marini hanno uno dei più alti potenziali di cattura e stoccaggio del carbonio sulla Terra. Servono anche a prevenire e ridurre l’impatto dei disastri causati dal clima. Tuttavia, l’escalation della crisi climatica, gli elevati livelli di inquinamento, lo sviluppo insostenibile e la pesca eccessiva hanno gravemente degradato la salute degli ecosistemi marini a tassi senza precedenti nella storia umana, dalle acque poco profonde alle profondità marine. Per piegare la curva della perdita della natura ed evitare catastrofici cambiamenti climatici, sono urgentemente necessari investimenti in un’efficace protezione e ripristino del mare».

La legge Ue sul ripristino della natura dovrebbe essere pubblicata a marzo e per il Panda europeo «Ha il potenziale per essere uno degli atti legislativi più importanti ed efficaci visti negli ultimi anni. Con lo sviluppo di questa legge, l’Ue ha una straordinaria opportunità di invertire il declino ambientale e, almeno in parte, di rimediare all’impatto a lungo termine che l’inazione avrà sulle generazioni future. La Commissione europea deve garantire che la legge guidi il ripristino della scala necessaria per affrontare sia la perdita della natura che il cambiamento climatico attraverso obiettivi forti e applicabili. Per il nostro oceano, un obiettivo fondamentale per il quale il Wwf sostiene nella legge è il ripristino riuscito di almeno il 15% dell’area marina dell’UE entro il 2030».

Il Wwf EU sottolinea che «Una protezione rigorosa e il ripristino passivo sono di fondamentale importanza per il recupero degli ecosistemi marini. È altrettanto fondamentale che le aree ripristinate siano protette per garantire che non vengano nuovamente degradate in seguito. Questo approccio combinato al ripristino e alla protezione contribuirà all’obiettivo dell’Ue in materia di biodiversità per il 2030 di riservare alla protezione almeno il 30% delle aree marine e costiere, di cui un terzo rigorosamente protetto».

La Commissione Ue ricorda che «L’ampliamento delle aree protette è anche un imperativo economico, in quanto la natura fornisce molteplici servizi ecosistemici: dalla fornitura di cibo alla filtrazione dell’acqua, dalla purificazione dell’aria allo stoccaggio del carbonio, dalla ricreazione alla resilienza agli eventi meteorologici estremi. I servizi ecosistemici forniti dalla sola rete Natura 2000 sono stati stimati fino a 300 miliardi di euro l’anno. Il fabbisogno di investimenti della rete dovrebbe sostenere circa 500 000 posti di lavoro supplementari. E Il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue e responsabile per l’European Green Deal europeo, Frans Timmermans, ha evidenziato che «Per guidare la nostra economia su un percorso veramente sostenibile, dobbiamo dare alla natura lo spazio di cui ha bisogno per riprendersi. L’espansione delle aree protette nell’Unione europea, sia terrestri che marittime, è essenziale per fornire questo spazio».

Il commissario Ue all’ambiente, oceani e pesca, Virginijus Sinkevičius, ha concluso: «Dipendiamo dalla natura e dobbiamo preservarla. Natura 2000 è la spina dorsale di una rete transeuropea della natura, ma deve essere integrata da aree protette a livello nazionale. I nostri orientamenti forniscono agli Stati membri strumenti per aiutarli a individuare, designare e gestire ulteriori aree protette. Continueremo a lavorare insieme per mettere la natura dell’Europa su un percorso di ripresa entro il 2030, a beneficio del nostro pianeta e della nostra economia».

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Nell'immagine zone di protezione, terrestri e marine, derivanti da misure diverse

   

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