Concordia 13 gennaioAlle 22:30 circa, dal ponte di Comando della M/n Aegilium della Società Toremar si udirono le grida del Comandante Agnello Fiorentino, che allertava tutto l’equipaggio: “Ragazzi, ragazzi … presto, la Concordia è in difficoltà…”. Tutti, nel giro di pochi minuti, furono operativi. Lo spettacolo che si presentò davanti agli occhi fu allucinante.

La Costa Concordia era sbandata sul lato dritto e le scialuppe iniziarono ad essere ammainate. Le navi e le imbarcazioni, che erano nei dintorni, furono allertate e inviate sul posto. Ottenuto l’ordine di poter uscire dal porto dell’Isola del Giglio, per dare assistenza, la M/n Aegilium si avvicinò per in prossimità della Costa Concordia per iniziare il recupero dei naufraghi dalle zattere autogonfiabili di salvataggio, portate sotto bordo dai mezzi della Capitaneria di Porto e della Guardia di Finanza. Lo spettacolo del recupero era impressionante: coloro che scamparono al naufragio erano spaventati, disorientati ed a fatica rispondevano ai comandi, per il salavataggio. Una volta imbarcati dagli sportelli laterali, furono prontamente soccorsi dal personale di bordo, dando loro coperte e bevande calde. Il cuoco Prati Giuliano e il cameriere Ciminiello Cosimo si occuparono di distribuire pasti caldi alle 80 persone che salirono sulla nave. Dopo il recupero delleterza zattera di salvataggio, il Comandante Fiorentino diede l’ordine di ammainare il battello veloce della M/n Aegilium ed il 1° Ufficiale Luigi Rossi chiamò la squadra per l’approntamento dello stesso per il recupero di altri naufraghi. L’equipaggio del battello era composto dal nostromo Bancalà Massimo e dall’operaio meccanico Sabatini Massimo; dopo aver indossato le tute termiche vennero calati con l’imbarcazione, velocemente in acqua e sempre rimanendo in contatto radio, si recarono verso la Costa Concordia. Da lì, la scena sembrava quella di un film. Purtroppo era realtà. Migliaia di persone, raccolte nei punti riunione, tentarono di scendere dalle scalette biscagline: immagini che sicuramente non si riuscirà mai a dimenticare. Via radio, arrivò il comando di controllare il lato a dritta, affinché non ci fosse alcun naufrago, ma nel frattempo, la Costa Concordia era già inclinata di 90°. Era buio e la luce veniva usata nel lato dove si trovavano i naufraghi, che dovevano scendere dalle scalette biscagline. Bancalà, nativo dell’isola, conoscendo a memoria la scogliera, si avventurò insieme a Sabatini, più vicino possibile alla costa. Sulla punta del Lazzaretto, furono individuati due naufraghi che segnalavano con le torce: uno di questi era il Comandante Schettino. A fatica furono imbarcati sul battello veloce e chiesero di essere portati sul lato sinistro della nave, ma purtroppo il mezzo era troppo piccolo e non permetteva di operare ed a quel punto dopo aver informato il comando della M/n Aegilium, i due membri dell’equipaggio si diressero verso il porto, per dare una mano ai soccorritori sulla banchina. Al Giglio erano tutti mobilitati. Tutta l’isola era presente ad aiutare i naufraghi: chi portava loro abiti, chi coperte e chi li ospitava nelle proprie case. Dopo questa interminabile giornata, un doveroso elogio va a tutta l’organizzazione dei soccorsi: alle forze dell’ordine, ai volontari e a tutte le associazioni che parteciparono al recupero e all’accoglienza dei naufraghi.  Ma, non per ultimi, un caloroso ringraziamento va a tutti i Gigliesi per tutto quello che hanno fatto.

   

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