di Bruno Begnotti
Qui al Giglio, quando si tratta di cultura, si evocano i tempi biblici, specie per quelli che passano tra il dire e il fare. Prendiamo ad esempio la Rocca pisana di Giglio Castello.
Correva f anno 1986 quando la dottoressa Nicoletta Maioli Urbini, della Soprintendenza archeologica di Firenze, nel Bollettino n. 35-36 del Ministero dei Beni CCAA (Culturali e Ambientali)
, faceva la storia della Rocca, ed elencava restauri e modifiche per adattarla alle finalità culturali cui era stata destinata.
Da convento di monaci sfuggiti all' invasione barbarica, a baluardo della Repubblica pisana, a punto di vedetta del sistema di difesa del Granducato di Toscana. Ora, deposte le armi, viene destinata a diventare centro di cultura.
Vi saranno sale di riunioni (conferenze, mostre, concerti); vi troveranno posto f Archivio storico e la biblioteca comunale. E poi le sale delle tradizioni contadine e di quelle marinare, con esposizione di attrezzi in uso nelle due attività Vi saranno le sedi di delle varie associazioni locali, della Misericordia, del teatro, del coro, della banda musicale.
E forse anche altro che io ho qui dimenticato. Ad esempio i punti di ristoro, di informazione, di varia assistenza, di vendita di ricordi, e così via. Il turismo isolano ne trarrà grande beneficio.
Quel ricco programma è però ancora allo stato di desiderio senza che, peraltro, si siano registrati, a tutt' oggi, cenni o moti di indignata protesta.
E così passano le generazioni, tanto di gigliesi che di soprintendenti.