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fonte papale-papale.it  di Guido Alberto Rossi

Il Vento, la Foto e la Vela

Non si sa bene chi abbia inventato la vela per far andare le barche con minor fatica, probabilmente un marinaio stanco di remare.


Mentre è noto a tutti gli amanti delle foto di barche che l’inventore della foto di nautica è stato Beken of Cowes o meglio Alfred Edward Beken che, trasferitosi nel 1888 a Cowes, nell’isola di White, ha iniziato a fotografare, intorno ai primi del 900, i velieri e le regate con le macchine fotografiche dei tempi; ogni foto riuscita era un’impresa.

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Ma il vecchio Alfred passò la passione al figlio Frank, il quale la passò a suo figlio Keith, che poi la tramandò a suo figlio Kenneth che ha saputo trasformare il centenario archivio in un bel business dal sapore di sale: https://www.beken.co.uk/.
Il più famoso della famiglia è stato Keith che ebbi anche l’onere di conoscere alle regate di Porto Cervo, agli inizi degli anni 70.

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Avevo iniziato a fotografare le regate di Genova a fine anni 60 perché il mio amico Giovanni Garassino mi aveva detto che in quel campo non c’era concorrenza. Era verissimo perché non c’era neanche la clientela, salvo qualche raro armatore in genere molto tirchio.

Il Vento, la Foto e la Vela

Le riviste di nautica all’epoca si potevano contare sulle dita di mezza mano ed erano ancora più tirchie degli armatori, con la differenza che i primi erano ricchi, mentre le riviste erano nate povere, ma avevano tanta passione e tutti i collaboratori (me compreso) erano più dei sognatori che dei costosi professionisti.

Il Vento, la Foto e la Vela

Le problematiche di queste foto sono diverse: il primo e fondamentale requisito è di non soffrire di mal di mare. Ricordo un fotografo svizzero che avevano inviato a Plymouth per la partenza della OSTAR, (regata atlantica in solitario) che il giorno della partenza, imbarcato sulla pilotina riservata ai fotografi, passò tutta la giornata con la testa fuori bordo e non riuscì a fare neanche un clic, ci fece talmente tanta pena, che noi colleghi/concorrenti gli regalammo alcuni nostri scatti in modo da salvargli la pelle. Secondo: è indispensabile avere a disposizione un’imbarcazione o un elicottero per poter correre dietro alle barche, magari precederle ed aspettarle al giro di boa, dove si fanno quasi sempre gli scatti migliori e qui, sia per mare che per aria è primario avere un buon marinaio o pilota che ti porti dove vuoi tu ma senza dar fastidio alla navigazione delle barche in regata.

Il Vento, la Foto e la VelaIl Vento, la Foto e la Vela

Un fotografo ed un marinaio poco esperti possono combinare un bel guaio infilandosi tra le barche in maniera sbagliata, idem dal cielo perché, se l’elicottero scende troppo, crea un terribile vortice d’aria che scombussola le vele con il rischio di fare anche danni.
Oggi molti fotografi usano i droni, in alcuni casi sono molto meglio degli elicotteri, ma non sempre sono permessi dal comitato della regata e poi hanno le loro limitazioni tecniche.

Personalmente preferisco l’elicottero (anche perché non so usare il drone) e se voglio scattare dei dettagli della coperta e dell’equipaggio al lavoro, uso un tele o uno zoom con una focale che arrivi al 400 mm. Comunque, risolte queste due situazioni, rimane la terza che forse è la più complicata, sempre che il fotografo non abbia un’imbarcazione personale e autorizzata a lavorare nel campo di regata.

Il Vento, la Foto e la Vela

Qui il problema consiste nei colleghi imbarcati sulla barca della stampa, che possono essere simpatici, professionali e disponibili oppure odiosi, dilettanteschi, maleducati e hanno la pretesa di voler seguire solo le barche che gli interessano, ignorando le esigenze altrui. Fortunatamente non capita spesso, ma quando capita è un problemone, anche perché non puoi scendere in mezzo al mare, ovviamente non puoi pestarlo e comunque ci devi passare tutta la giornata insieme.

Il Vento, la Foto e la Vela

Ci sarebbe anche una quarta: gli spruzzi salati sulle lenti degli obiettivi se c’è un po' di mare, ma questo per noi è normale perché, se non sono spruzzi è polvere o pioggia, nei casi peggiori fango sparato dagli pneumatici di una macchina da rally. A chi scatta la cronaca, può anche capitare di prendere delle sassate.
Il lato positivo, oltre al fatto di scattare quello che ti piace, nell’ambiente che ami, sono in genere le feste prima della partenza della regata o alla premiazione. Primo perché sono sempre in bellissime località costiere, poi c’è sempre tanta buona roba da mangiare e bere e non ultima, la possibilità di girare sui tacchi e allontanarsi tra la folla se ti capita il collega “diabolico”.

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