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08b6e3b438b83cf155ad906fc4d277d4 LScritto da Uffici Stampa di Legambiente Toscana e WWF Toscana

A pochi mesi dalle elezioni regionali non poteva mancare l’ennesima generosa elargizione al mondo venatorio. Non v’è altro modo di leggere la Pdl N.430 che modifica la legge regionale sulla caccia (la 3/1994), già approvata dalla Giunta (su proposta dell’Assessore Remaschi) e ora all’esame del Consiglio Regionale.


Una proposta che rafforza la deregulation che negli ultimi anni ha portato in pratica a un annullamento di tutti i limiti, temporali e spaziali, della caccia agli ungulati, ormai concessa praticamente tutto l’anno e anche in aree prima a divieto di caccia. Si cancella il precedente riferimento all’utilizzo di catture in luogo di abbattimenti nelle zone di protezione o divieto di caccia e nello stesso tempo si rafforza la possibilità per la Regione di intervenire anche nelle aree protette con le modalità previste per il resto del territorio, cioè con semplici cacciatori abilitati, mentre dovrebbe essere previsto in primis l’utilizzo di mezzi selettivi e senza sparo (catture) e in ogni caso l’utilizzo di personale istituzionale col divieto rigido delle forme di caccia più invasive e dannose, quali la braccata.


Si continua quindi ad affrontare la problematica degli ungulati solo con la liberalizzazione del fucile e non con criteri scientifici, mirati sulle diverse realtà territoriali. La Regione insiste su una strada che si è rilevata fallimentare. Proprio questo continuo ricorrere a deroghe e nuove leggi dimostra come affidare la gestione faunistica ai soli cacciatori non risolva assolutamente il problema dei danni alle attività agrosilvopastorali, ma, al contrario, finisca per aggravarlo. Si interviene sui cinghiali consentendo di sparare sempre e ovunque quando i principali studi scientifici sulla specie dimostrano che la caccia non produce la riduzione dei danni che si registra invece con gli interventi di mitigazione e, laddove necessari, di cattura.


Assurdo poi mettere a carico del soggetto gestore di un’area naturale protetta, di qualsiasi tipologia, l’onere dei danni alle produzioni agricole, a quanto risulta dal testo, anche laddove il gestore metta in atto azioni di studio, prevenzione ed eventuale controllo. In questo modo si mettono evidentemente in crisi tutte quelle realtà che vedono enti ed associazioni adoperarsi per la tutela e la pubblica fruizione di aree naturali.


Tutto ciò mentre, in modo gravissimo, si tolgono fondi alle Polizie Provinciali, ancora una volta a vantaggio degli Ambiti Territoriali di Caccia. Diminuisce infatti dal 10 al 5% la quota parte delle iscrizioni dei cacciatori, che normalmente è devoluta per le Polizie Provinciali. Legambiente e WWF si domandano a questo punto: “ma il territorio chi lo controllerà? Chi verificherà il rispetto delle norme di tutela, non solo per la fauna protetta, ma anche per escursionisti, sportivi, cercatori di funghi o tartufi, contadini e studenti impegnati in attività di educazione ambientale in natura che hanno la ventura d’imbattersi in una battuta di caccia?”.


Di tutt’altro tenore è invece la Pdl N.314, avanzata dai consiglieri Fattori e Sarti. Con questa, si chiede infatti che sia cancellata una disposizione introdotta alcuni anni fa nella normativa regionale e non prevista dalla legge quadro, con cui si destina l’8% dei proventi dalle tasse di concessione regionale per la caccia, a favore delle Associazioni venatorie “per le proprie attività e iniziative istituzionali”. Si tratta di un flusso di oltre 100.000 euro all’anno che entra nella piena disponibilità delle Associazioni venatorie, con un automatismo insostenibile e in palese contrasto con la legge quadro nazionale (L. 157/1992), che prevede possano essere dati dei fondi alle Associazioni ma solo a fronte di specifici progetti di valorizzazione del territorio (e non certo per il sostegno delle proprie attività istituzionali). La proposta di legge chiede giustamente che questi fondi non siano dati ai cacciatori, bensì che siano destinati al risarcimento dei danni alle produzioni agricole.


WWF e Legambiente chiedono pertanto a tutti i Consiglieri Regionali di fermare la proposta di legge N.430, che è gravemente lesiva per le aree protette della Toscana e per la nostra fauna selvatica e di avviare, al contempo, un confronto sereno e partecipato sulla gestione di un bene comune come il patrimonio naturale, che appartiene a tutti e non solo ai cacciatori. Al contempo, le associazioni ambientaliste perorano una veloce approvazione della Pdl N.314, meritoria e tempestiva nei contenuti e nei suoi obiettivi di fondo.

 

Uffici Stampa di Legambiente Toscana e WWF Toscana

fonte elbareport.it

   

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