scritto da greenreport.it 

M5S: «I pescatori potranno raccogliere e portare a riva i rifiuti e conferirli in appositi nei porti, finora rischiavano di essere sanzionato o di pagare come se li avesse prodotti a bordo»

Con 198 voti favorevoli, nessun contrario e 17 astenuti, il Senato ha approvato definitivamente la cosiddetta legge Salvamare, dopo il via libera arrivato dalla Camera il mese scorso

, concludendo l’iter iniziato nel 2018 con la presentazione del ddl da parte dell’allora ministro dell’Ambiente Sergio Costa –  arrivato al Governo in orbita M5S –, prendendo spunto dalla proposta di legge sul ‘fishing for litter’ avanzata dalla deputata Rossella Muroni.

«Quella di oggi è una giornata importante per il futuro del nostro Paese – commentano oggi i pentastellati in commissione Ambiente – l’Italia si dota di importanti strumenti per tutelare e ripulire dai rifiuti i nostri mari, laghi, fiumi e lagune, mettendo al centro il protagonismo dei cittadini, della società civile e delle imprese del settore. I pescatori e associazioni di settore, infatti, potranno raccogliere e portare a riva i rifiuti e conferirli in appositi spazi predisposti nei porti italiani, mettendo fine a una grande giustizia: finora chi portava rifiuti a riva rischiava di essere sanzionato o di pagare come se li avesse prodotti a bordo».

La legge Salvamare ha infatti come obiettivo quello di porre fine a un’assurdità normativa, quella per cui i pescatori che raccolgono i rifiuti (finora classificati come speciali) finiti nelle loro reti ne diventano produttori, assumendosene gli oneri economici e giuridici. Attualmente, la normativa nazionale prevede infatti che un pescatore che raccoglie questi rifiuti con le reti ne diventa poi responsabile, e ne debba dunque pagare lo smaltimento, se vuole riportarli a terra anziché lasciarli a inquinare il mare.

Sotto questo profilo, le iniziative di fishing for litter già condotte con successo lungo le nostre coste offrono già dati importanti sulle possibili modalità di gestione di questi rifiuti marini.

Dei rifiuti raccolti con questa modalità lungo il litorale laziale, ad esempio, il 34% è costituito da imballaggi in plastica (8% bottiglie, 8% film, 1% polistirolo, 17% altri imballaggi) mentre il restante 66% è costituito da residui organici, reti da pesca e da cantiere, stracci e corde in canapa e altri materiali; una volta raccolto, quel 34% di rifiuti è stato tutto avviato a riciclo o a recupero energetico. L’esperienza maturata precedentemente dalla Toscana con l’analogo progetto “Arcipelago pulito” mostra dati simili, col 20% dei rifiuti pescati che è stato avviato a riciclo, operazione impossibile per il restante 80% che è stato avviato a recupero energetico o smaltito in discarica.

   

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