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L’appello di Gianmaria Vettore di International Diving
Il sito di Cala Cupa è senza dubbio uno tra i punti d’immersione più emozionanti per i subacquei che visitano i nostri fondali. Gli organismi che popolano il fondale generano forme e colori che rimangono impressi nella mente di ognuno. Tant’è che non c’è subacqueo che esca dall’acqua di Cala Cupa infelice, impassibile e senza il desiderio di tornarci immediatamente!
I coralli, tra cui le gorgonie, sono i principali responsabili di tale bellezza: creano alberi di polipi colorati di giallo e di rosso che raggiungono anche 1 m di altezza. Ma tra tutte le colonie di coralli che colonizzano il fondale di Cala Cupa c’è la “regina”, la Gerardia (Savalia savaglia è il nome della specie) che con il suo giallo vivido e la sua maestosità vale da sola tutta l’immersione. Le prime foto scattate a questa colonia risalgono alla metà degli anni ’90, quindi avrà plausibilmente almeno 25 anni d’età, ma non ci stupiremmo se ne avesse il doppio. La Gerardia, denominata “falso corallo nero”, è una specie parassita delle gorgonie rosse, che approfitta della loro struttura per crescere con tutta calma senza dover creare un suo scheletro. Infatti, è una specie molto longeva con tassi di crescita estremamente lenti, tanto da poter vivere per oltre un migliaio di anni. E’ una specie da sempre considerata rara, la cui distribuzione è stata fortemente ridotta a causa della pesca artigianale e dal prelievo per uso ornamentale da parte di subacquei sconsiderati e privi di coscienza ecologica. Purtroppo, i disturbi subiti ed i suoi lenti ritmi di crescita fanno sì che il declino sia evidente e diffuso in tutti i mari italiani. Il ruolo ecologico della Gerardia è fondamentale: forma, insieme ad altre specie di coralli (le gorgonie), importanti foreste tridimensionali in grado di attirare numerosi organismi e innalzare i livelli di biodiversità dell’area. Dalla sopravvivenza di questa specie dipendono tantissimi organismi, spesso piccoli e non facilmente visibili ad occhio nudo, ma che sono fonte di cibo per tutti quanti i pesci che amiamo vedere sulle nostre tavole.
Facciamo spesso fatica a riconoscere che anche il nostro benessere dipenda, in un certo qual modo, dalla sopravvivenza di questi organismi; in particolar modo, per noi abitanti e lavoratori dell’Isola del Giglio, dalla Gerardia di Cala Cupa. Questo sito è anche un ridosso sicuro per le immersioni nei giorni primaverili ed invernali con il vento di Scirocco; il mix di bellezza e ridosso fa si che siano migliaia i subacquei che ogni anno visitano e vengono ammaliati da questi fondali, e che puntualmente ogni anno tornano per ripetere l’esperienza. Gli stessi subacquei che soggiornano sulla nostra isola, pernottano nelle nostre case/alberghi, mangiano ai nostri ristoranti, frequentano i nostri bar. Il filo che collega la Gerardia al benessere e all’economia dell’isola è trasparente e difficilmente visibile, ma dotato di una incredibile tenacia e resistenza. Questo filo, per il bene dell’ambiente e di tutti noi non va spezzato! Va salvaguardato e protetto quanto più possibile!
Proprio pochi giorni fa (in data 29/08/2020), mentre accompagnavo dei turisti sui fondali di Cala Cupa, i miei incubi son diventati realtà. La grande Gerardia era avvolta ed imbrigliata in una rete da pesca calata a pochi metri dalla riva, e come lei tantissime delle gorgonie lì intorno. Purtroppo, non è la prima volta, e dubito sarà anche l’ultima, che gli attrezzi da pesca vengono calati direttamente sul sito d’immersione e sulla foresta di coralli lì presente. Già lo scorso anno, tutta la Punta del Fenaio, che, come Cala Cupa, le Scole ed altri siti che guardano l’Argentario, sono oggetto di un turismo subacqueo di un elevato spessore numerico, è stata ammantata più volte da reti, che hanno imbrigliato le magnifiche gorgonie alte più di un metro e simbolo di quel sito di immersione. Ad inizio agosto, stesso destino per il sito di Pietrabona e per le Scole. A metà agosto, è stata la volta della Secca dei Subbielli (Punta Campana), in cui alcune gorgonie sono, ahinoi, state estirpate al momento del salpaggio delle reti. Come si può pensare di distruggere una foresta di cui, per lunghissimo tempo, ci si è alimentati dei suoi frutti?! Con quale lungimiranza si pensa al futuro, al benessere dell’ambiente e dell’isola in cui viviamo, e alle generazioni di subacquei e pescatori che verranno? Come si può avere così scarso rispetto delle risorse e delle ricchezze che ci permettono di vivere?
Come Cala Cupa, tutti i fondali dell’Isola sono un mosaico di reti calate dai pescatori locali e dalla marineria di Porto Santo Stefano. Quanto l’Isola potrà reggere tale prelievo e tale disturbo? Dubitiamo tanto a lungo. Rivolgiamo il nostro appello alle istituzioni, al Comune dell’Isola del Giglio, all’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano, e a tutti gli interessati ed amanti del mare e dei nostri fondali, per scuotere le coscienze e approntare un piano di gestione o misure che, in nome della conservazione e protezione dei fondali dell’isola, possa far convivere armoniosamente tutte le forze in gioco: turismo, pesca, subacquea e diporto. Solo insieme, al fine di proteggere la più grande ricchezza che possediamo, potremo pensare di creare un modello di utilizzo delle risorse all’insegna della sostenibilità e del basso impatto che possa risultare giusto per l’ambiente e per tutte le forze in gioco.
di Gianmaria Vettore – International Diving