di Bruno Begnotti
Questa estate Angela ed io rimaniamo più tempo sull' isola; ci hanno convinto le figlie. Effettivamente per noi vecchi è maglio qui che Roma. Qui, a pochi passi, abbiamo botteghe, bar Pierina, trattorie, gente da incontrare, amici con cui scambiare due chiacchiere. E poi, in caso di necessità, un servizio sanitario efficiente e facilmente raggiungibile, come più volte sperimentato.
Dunque restiamo: deciso. Impiegherò le giornate soprattutto a proseguire nella ricerca, iniziata a Roma, su Cosimo I° padrone del Giglio, dal 1558 al 1574. La ricerca potrebbe concludersi, chissà, in un libricino da offrire, come gli altri che ho scritto, alla gente del Giglio. Le mie buone intenzioni vengono però subito ostacolate: mi mancano dati che potrei trovare in libri che ho a Roma.
Dovrei consultare, i volumetti di Andrea Brizzi e Cune Paolicchi, e poi “Il Giglio e la sua flora” di Stefano Sommier, e “Il Giglio fra Medici e Lorena” di Mara Villani, e forse altri ancora.
Tutte pubblicazioni che trattano specificatamente del Giglio, e che dovrebbero essere qui di casa, cioè reperibili e consultabili con facilità. Così come i molti, libri, più o meno recenti, scritti da gigliesi, o su gigliesi come, ad esempio quelli, di grande interesse, sulla famiglia tefanini. Invece non ci sono e, se ci sono, sono nascosti in modo che nessuno li trovi.
Al Giglio non c' è biblioteca comunale; non una libreria e neppure un deposito; non c' è un catalogo aggiornato, non c' è una bacheca dove i libri possano essere esposti, e nemmeno una bancarella dove siano visibili.
Non va meglio se mi serve consultare qualche documento dell' Archivio storico comunale. E' chiuso in armadio e ci si arriva dopo appuntamento, aperture di lucchetti e parole d' ordine. Poi la ricerca del faldone che interessa, fra i molti stipati, sperando che non sia tra quelli che da molti anni giacciono nel laboratorio fiorentino di restauro.