scritto da greenrport.it
Finanziamenti anche per Appennino Tosco-Emiliano, Foreste Casentinesi, Migliarino San Rossore, Massaciuccoli e Duna Feniglia
Con 90 punti su 100 il progetto “Isole rare – Monitorare per conservare la biodiversità di specie e habitat delle Isole Toscane” del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano
è primo nella graduatoria delle 57 domande su 85 accolte del bando pubblico per progetti finalizzati al monitoraggio, conservazione, ripristino e valorizzazione della biodiversità in enti parco e aree marine protette, emesso dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) nell’ambito delle attività del National Biodiversity Future Center (NBFC).
Tra i progetti gli altri Parchi toscani finanziati ci sono anche: Monitorare, ripristinare e valorizzare la biodiversità: integrità genetica e funzionalità ecologica del Lupo nel Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano WOLF-IT2000 (Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, 27esimo); Digitalizzazione del censimento del Cervo con il metodo del bramito BramitAPP (Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, 65esimo); Innovativo sistema GPS sottomarino per la conservazione di aree protette WTAG (Ente Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, 42esimo); Conservazione, gestione e monitoraggio partecipati delle Riserve Naturali Statali “Bosco Della Fontana”, “Monte Velino”, “Pantaniello” e “Duna Feniglia” CoGeMoPa (Arma dei carabinieri – Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari, 49esimo).
Il Parco Nazionale Arcipelago Toscano ha addirittura battuto Parchi nazionali storici come il Gran Paradiso (secondo in graduatoria con 88 punti) grazie a un progetto complesso e multiforme e che si inserisce in continuità con i molti progetti portati a termine ed in corso nell’area protetta, con l’obiettivo di incrementare lo stato di conservazione di habitat e specie. Come spiega il Parco, «Il progetto interessa, con azioni dirette, buona parte del territorio dell’Arcipelago, tra cui le isole di Capraia, del Giglio, di Pianosa e di Montecristo, con ricadute in termini di benefici e di sensibilizzazione che vanno ben oltre i confini naturali dell’Arcipelago».
Il primo pacchetto di azioni (WP 2) riguarda la “Mitigazione effetti cambiamenti climatici a Montecristo, Giglio e presso alcuni isolotti minori nell’Arcipelago Toscano”. Saranno presi in considerazione 3 aspetti. habitat terrestri, ambiente marino e specie sensibili ai cambiamenti climatici. Il progetto prevede che «Per la vegetazione terrestre si prevede di analizzare, anche attraverso l’utilizzo di serie di dati storici satellitari, la variazione della struttura e della copertura della vegetazione terrestre su alcune isole di piccole dimensioni dell’Arcipelago. In particolare si intende: 1) analizzare il cambiamento della copertura vegetazionale dell’isola di Montecristo usando l’intera serie storica di dati Landsat, per comprendere quale sia stato la dinamica innestata dall’istituzione della riserva integrale e dai cambiamenti climatici. 2) analizzare il cambiamento della copertura vegetazionale degli isolotti minori (Isola di Palmaiola; Isola di Cerboli, etc.), usando l’intera serie storica di dati Landsat; 3) analizzare la composizione delle specie vegetali nelle aree nelle quali sono maggiori le variazioni per quantificare il livello di biodiversità attuale; 4) modellizzare i cambiamenti al fine di apportare gli opportuni feed back negli strumenti di gestione dei siti».
Per gli habitat e le specie marine, saranno effettuate delle indagini delle acque protette intorno all’Isola di Montecristo mediante eDNA metabarcoding e l’Ente Parco spiega che «La tecnica presenta dei caratteri innovativi dato che attualmente lo studio della biodiversità marina si basa primariamente sulla caratterizzazione delle specie su base morfologica. L’uso del DNA ambientale (eDNA), sta aprendo nuove prospettive nello studio della biodiversità, consentendo la catalogazione di specie attraverso il DNA che esse rilasciano nell’ambiente, come in campioni d’acqua o di sedimento. Il metabarcoding di tracce genetiche rilasciate naturalmente nell’ambiente si sta sempre più affermando come efficace metodo non invasivo per il rilevamento e l’identificazione di specie rare e sfuggenti in un’ampia gamma di ecosistemi, compresi gli ambienti marino-costieri. L’efficacia di questa innovativa metodica analitica non si esprime solo nella sua maggiore risoluzione, ma anche nella sua economicità (in relazione alla mole e alla qualità dei dati che può generare) se raffrontata ai metodi di campionamento tradizionale, spesso onerosi in termini economici e di tempo e circoscritti ad una distribuzione puntuale delle rilevazioni. La tecnica è utile per percepire eventuali cambiamenti nei popolamenti, come l’affermazione di specie termofile o l’ingresso di specie aliene. Le indicazioni potranno essere utili per la redazione del piano di gestione del sito ZSC “Isola di Montecristo” e per avere una base-line replicabile in futuro per ottenere serie storiche. Le attività possono essere replicate nelle acque delle varie Isole dell’Arcipelago Toscano ed essere utili per la pianificazione dell’Ente a livello di piano del Parco, dei piani di gestione dei siti Rete Natura e del Regolamento del Parco».
Infine, per individuare gli impatti causati dal cambiamento delle condizioni climatiche sulle popolazioni di specie in Direttiva Habitat, saranno condotte delle analisi genetiche sulle popolazioni di Discoglosso sardo, anfibio a distribuzione tirrenica, sensibile alla perdita degli ambienti umidi, al Giglio e a Montecristo. L’Ente Parco è in possesso di dati di distribuzione nei principali corsi d’acqua e nelle zone umide delle due isole e presso l’Isola del Giglio ha realizzato dei siti riproduttivi artificiali e con questa indagine vuole caratterizzare il grado di divergenza e di diversità genetica delle popolazioni per definire il loro grado di unicità e i trend demografici recenti.
Il secondo gruppo di azioni (WP 3) riguarda “L’incremento delle conoscenze sull’avifauna e interventi di restoking della specie Tyto alba”. Una delle specie oggetto di indagine è il falco pescatore, classificata come Critical Endangered (CR) nella red list IUCN Italia. Ad oggi sono registrate 6 coppie nidificanti distribuite tra la Toscana meridionale (5) e la Sardegna (1) e nel 2021 la specie ha nidificato anche in Capraia, continuando a frequentare l’Arcipelago Toscano. Da anni l’Ente Parco Parco insieme ad altri partner sostiene le azioni di conservazione e monitoraggio sul falco pescatore. Si prevede di implementare queste azioni attraverso gps innovativi di maggior durata e prodotti in Italia. Inoltre, si sperimenteranno nuove tecniche di cattura degli adulti per monitorare meglio gli spostamenti degli individui di questa classe di età.
A Pianosa sono monitorate da anni gli uccelli marini nidificanti, migratori, alcune specie di interesse comunitario come rapaci, succiacapre e altri passeriformi. Il Parco evidenzia che «Recentemente l’attenzione è stata rivolta al Barbagianni (Tyto alba), nidificante fino alla realizzazione di un importante intervento di eradicazione del Ratto nero. Recentemente, grazie alla collaborazione con LIPU e Ispra è stato avviato un intervento di restocking con il rilascio di 4 esemplari proveniente dall’Italia continentale. Le attività hanno l’obiettivo di ricostituire un nucleo nidificante sull’isola. Gli animali rilasciati saranno dotati di gps innovativi con batterie a lunga durata, la cui costruzione rappresenta uno degli elementi di innovazione del progetto. Il prototipo potrà poi essere adattato a diverse specie di uccelli con abitudini notturne e quindi la tecnica di monitoraggio può essere replicata anche in altri contesti».
Per l’avifauna migratoria l’Ente Parco ha avviato una campagna di cattura con reti e inanellamento presso l’isola di Capraia conclusasi a maggio La replica della campagna è prevista per la stagione primaverile 2023 e 2024 per incrementare le conoscenze sull’importanza dell’Isola, quale area di attraversamento delle rotte migratorie di molte specie di passeriformi. Insieme ai migratori sarà effettuato una prima indagine sull’impatto sui procellariformi del bycatch causato dalla pesca di superficie. Il Parco punta a coinvolgere i pescatori per far crescere la consapevolezza sulle attività economiche sostenibili e incrementare la partecipazione attività delle comunità locali all’implementazione di misure di protezione disegnate ad hoc per alcune specie.
Il quarto pacchetto di attività si riferisce alle azioni di “Comunicazione, sensibilizzazione e replicabilità del progetto”, con gli allestimenti di un immobile al porto di Capraia da destinare a spazio espositivo del Parco. Negli allestimenti sarà data priorità ai sistemi audio-visivi e di realtà virtuale che si adattano a tutte le tipologie di pubblico.