Grande propensione ad investire per innovare e digitalizzare i processi produttivi e una fitta rete di piccole e medie imprese concentrate ad allinearsi ai paradigmi di Industria 4.0 in stretta sinergia col sistema accademico regionale ma non solo. E’ la fotografia del manifatturiero toscano scattata dai due rapporti presentati stamattina a Palazzo Medici Riccardi nel corso del seminario organizzato dalla Regione Toscana dal titolo ‘Imprese 4.0. Aziende innovative e attività di ricerca industriale’.
I due rapporti, curati rispettivamente da Cerved e da Siris Academic per conto della Direzione Attività Produttive della Regione, partendo da prospettive diverse, si concentrano sulla capacità delle imprese di investire e di fare ricerca e sviluppo, leve per la crescita e la competitività. Il manifatturiero toscano viene illustrato, da un lato, come sistema molto dinamico e con consolidata propensione ad innovare grazie ad investimenti in beni materiali e immateriali (software e IT funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi) e, dall’altro, dalla presenza di una fitta rete di piccole e medie imprese da sempre impegnate in attività di R&S in linea con i paradigmi di industria 4.0, in collaborazione i soggetti accademici regionali ma anche extra-regionali e talvolta internazionali.
“Questo studio ci fa tirare un sospiro di sollievo, anche se chiaramente dobbiamo continuare il lavoro avviato – sottolinea l’assessore alle attività produttive della Toscana, Stefano Ciuoffo -. Dalle due ricerche presentate oggi emerge infatti l’immagine di una Toscana propensa all’innovazione tecnologica ed attenta all’acquisizione di quelle competenze necessarie per mantenere la parte di mercato dove i prodotti della nostra economia sono apprezzati ma che rischia di erodersi laddove non si investa in innovazione”.
L’assessore parla di innovazione che crea occupazione in settori nuovi o in crescita, dalla cybersecurity alle scienze della vita. Si sofferma sulla domanda da parte delle imprese di tecnici e ingegneri, superiore a quelli che escono dalle scuole e dalle università. Un problema, a cui la Regione sta lavorando. Fa anche un riflessione più ampia sulla struttura dell’economia toscana. “Emerge – spiega - sempre di più che il gruppo di imprese maggiormente innovative hanno sempre meno un radicamento solo territoriale ma guardano allo spazio di impresa oramai senza confini, il che ci potrebbe forse portare anche a rivedere e superare in futuro un sistema economico basato sui distretti”.
Quanto all’esistenza di una Toscana a più velocità, un dato di fatto, l’assessore conviene che investire sulle ‘aquile’ - così sono state chiamate durante la mattinata sono le aziende più avanzate – permette a tutto il sistema economico di giovarsi dell’effetto traino da queste assicurato. La Toscana l’ha fatto, così come un’altra idea guida è stata quella di saldare centri di competenza, ricorda Ciuoffo, e imprese, ricomponendo una frattura. “Ma le istituzioni – aggiunge - chiaramente non devono dimenticarsi degli ‘struzzi’ (le aziende meno performanti), che potranno approfittare delle commesse e degli spazi di mercato assicurati dalle ‘acquile’ ma che dovranno comunque acquisire una propensione all’innovazione”.
“O cresciamo tutti assieme – è la conclusione dell’assessore Ciuoffo – o ci fermiamo. E lo dobbiamo fare sostenendo uno sviluppo coeso e strutturato. ”.
Lo studio
Il periodo di riferimento delle ricerche presentate stamani è il decennio 2007-2017. Quella di Cerved ha preso in considerazione il registro imprese delle Camere di Commercio; quella di Siris Academic le banche dati delle pubblicazioni scientifiche e dei progetti di ricerca competitivi gestiti direttamente dalla Commissione Europea. Le basi dati ufficiali e pubbliche sono state integrate con informazioni e dati acquisiti attraverso tecniche e sistemi propri di text-mining, analisi semantica e machine learning. Sono 23 mila le imprese, selezionate da Cerved secondo indici di propensione all’innovazione e agli investimenti, e da Siris attraverso oltre 4 mila articoli scientifici e più di 500 progetti europei presi in considerazione per verificare le attività di R&S portate avanti in Toscana.
Dalle ricerche fuoriesce anche un universo talvolta sommerso, se non addirittura nascosto, come quello della ricerca privata, con oltre l’80% delle pubblicazioni riconducibili alle tematiche di Industria 4.0, ed un forte intreccio col mondo accademico, ma non solo. Il risultato è un ecosistema della ricerca privata e pubblica altamente specializzato nello sviluppo di prodotti e processi innovativi integrati in ottica 4.0, e capace di posizionarsi come regione fortemente specializzata su alcune tematiche quali Cyber Security, Artificial Intelligence, Advanced manufacturing, Life science Technologies o Nuovi Materiali e Nanotecnologie. Inoltre, ricerca applicata ed innovazione non sono prerogative esclusive di imprese grandi e medio-grandi: c’è un impegno costante delle piccole in attività di R&S focalizzate sui temi di industria 4.0, o comunque aperte alla loro introduzione progressiva nei processi di ricerca, lasciando intravedere nuove aree di ricerca innovativa su tematiche emergenti (smart Cities, Robotics, Food Energy, Power for Land Sea and Air, Integrated Pollution, Prevention & Control, E-tools And Mobile Devices, Photonics).
Il rapporto Cerved conferma la rischiosità degli investimenti in innovazione ma anche il successo delle imprese che hanno scelto questa via, in termini di crescita di fatturato, redditività netta e produttività del lavoro. Le imprese toscane con le migliori performance sono gli investitori innovatori, le cosiddette Aquile (4% del campione), a cui si aggiungono le Colibrì (18%) che innovano seppur con pochi investimenti in capitale fisico, e le Pterodattili (altro 18%), che investono su tecnologie pesanti e beni strumentali. Osservando la crescita del fatturato nel periodo di studio, chi ha investito è riuscito a mantenere ottimi livelli di crescita sul lungo periodo anche in periodi di crisi. Tuttavia, sebbene i dati toscani siano superiori alla media nazionale (il 4% delle cd. Aquile toscane contro il 3.8 % italiano, ed il 18% delle cd. Colibrì contro il 17.2%), esiste anche un tessuto imprenditoriale altrettanto diffuso (il 56% del campione, cd. Struzzi) che fa resistenza, o che addirittura rifiuta le sfide della globalizzazione, preferendo rinunciare ad investire e ad innovare: atteggiamento che si è tradotto, nel corso del decennio, in stagnazione del fatturato (+0.3% rispetto a un +21.3% degli investitori innovativi), in una contrazione significativa della redditività netta (da 11.1% a 3.4%) e in una riduzione della produttività, -1.2%.
In una Toscana a due velocità anche il panorama delle startup innovative offre una prospettiva di riflessione sulla dimensione del sistema produttivo locale: con 391 società iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese, la Toscana è l’ottava regione per presenza in termini assoluti, ma solo la diciassettesima per incidenza delle startup innovative sul sistema imprenditoriale. La presenza relativa di startup innovative è inferiore rispetto alla media nazionale in tutti i settori e in tutti i campi in cui si stanno affermando le nuove imprese. Solo la provincia di Pisa, grazie alle competenze e all’effetto volano innestato dal sistema universitario, risulta un polo particolarmente fertile per le startup innovative, con una specializzazione marcata nella Ricerca e Sviluppo, nell’ingegneria e nello sviluppo del software, affermandosi come il più importante sistema locale toscano per start up innovative, seguita solo da Firenze per il tasso di innovazione delle start up innovative sui temi della Ricerca e Sviluppo.