La soggezione che avevamo entrando era pari alla paura di sbagliare. Con timore, piano piano bisbigliando, ci mettevamo sulle panche ad ascoltare.
Era bella la chiesa parata a festa con i drappi rossi alle pareti, gremita di gente che entrava lesta per l'occasione, con i visi lieti.
Gli uomini con rispetto si scoprivano la testa ma sembravano a disagio nel vestito della festa. Le donne con i capi coperti da delicati fazzoletti di trine o colorati, annodati davanti o solo appoggiati sui capelli che sprigionavano impertinenti.
L'odore dell'incenso e della cera, rendevano mistica l'atmosfera Era tutto solenne e maestoso come le preghiere cantate in latino, le sapevamo a memoria e, il più piccino, salmodiava con tono lamentoso
C'era calore, eravamo tanti e con partecipazione si cantava tutti quanti, chi forte, chi sottovoce, chi a stento accennava le parole contento.
E l'antico armonium dal suono arcaico, accompagnava festoso quel mosaico di umanità, raccolta in preghiera, che tornava in famiglia lieta e serena.
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