Giglio Porto appare dal traghetto come una successione di casette colorate disposte lungo l’insenatura che costituisce appunto il porto. Sbarcati, sulla mappa ci si accorge che ci sono tre borghi e già nel primo si palesano decine di ristorantini affacciati sul porto, molti dei quali casarecci e a gestione familiare con piatti del giorno e pescato del luogo, astici e aragoste in particolare. L’isola in realtà non è piccola, misura 24 km² ed è alta quasi 500 metri. Ha quindi le dimensioni di Lampedusa ma è molto più sviluppata in altezza mentre l’isola siciliana è quasi piatta. Per girarla occorre un mezzo di trasporto, sono presenti degli autobus che collegano i tre paesini o in alternativa si possono noleggiare degli scooter, sia a benzina che elettrici. Ciò che colpisce è la pendenza: quasi una montagna, è molto ripida e i brevi tratti a piedi sono molto faticosi con il caldo estivo e uno zaino in spalla pieno. Non è quindi possibile girarla tutta a piedi.
Il giorno seguente si noleggia un motorino di 50cc e ci si mette in marcia da Giglio Porto dove ho soggiornato in direzione di Giglio Castello. La strada è asfaltata e a doppio senso di marcia, molto tortuosa ma altrettanto spettacolare e panoramica. Giglio Castello è situata sulla sommità della vetta dell’isola a quasi 400 metri d’altezza. Salendo e una volta arrivati in città si può godere di una vista mozzafiato su una parte dell’Arcipelago Toscano di cui le isole di Giannutri, Montecristo, l’Elba e le coste della Maremma Toscana con il Monte Argentario. Giglio Castello è un borgo medievale perfettamente conservato e cinto totalmente da mura medievali che costituiscono la Rocca Aldobrandesca. Al suo interno è un dedalo di viuzze e vicoletti larghi non più del profilo di una persona, scanditi da sottopassaggi di un’altezza inferiore al metro e settanta dove chinarsi per passare è una necessità. Il borgo è ancora abitato, non solo da botteghe turistiche ma anche da negozi di alimentari e da studi legali. Da questo borgo meraviglioso si scende poi per Giglio Campese, il secondo borgo marittimo situato sulla opposta costa occidentale dell’isola. Anche qui la strada è molto tortuosa e piena di tornanti e regala anch’essa meravigliosi scorci panoramici. Arrivati al borgo è presente una grossa spiaggia dorata situata al centro di una baia con acqua azzurra e si può notare una maggiore ventosità qui sulla costa occidentale più esposta al mare aperto e ai venti rispetto alla costa orientale di Giglio Porto che è invece rivolta verso l’Argentario. Dopo un bagno d’obbligo su questa spiaggia meravigliosa si risale per Giglio Castello poiché solo da lì parte la strada che conduce all’estremità sud dell’isola, ovvero Punta Capel Rosso. Qui la strada si complica poiché diventa a strapiombo mentre percorre l’intero dorso centrale dell’isola, è un fiorire di scogliere a picco, zero spiagge sabbiose e diverse falesie. Si percorre un piccolo tratto di foresta mediterranea e si percepiscono tutti gli odori della macchia. Con il motorino è possibile arrivare fino ad un certo punto poiché l’asfalto finisce e occorre quindi proseguire a piedi. In circa quindici o venti minuti e armati di scarpe da ginnastica si arriva al faro Sud, con le mura dipinte di rosso e bianco e da lì si percorre un sentiero scosceso che porta in cima ad una sorta di terrazza naturale su una scogliera a strapiombo sugli scogli e una scaletta da brividi che conduce al mare. Il vento è molto forte e il Mar Tirreno di quel giorno è molto mosso a differenza delle spiagge dell’est dove il mare è calmo.
Le spiagge sabbiose dove fare il bagno sono solo quattro: una a Giglio Campese sulla costa ovest e le altre tre vicino Giglio Porto sulla costa est. Per esplorare il resto delle calette è necessaria obbligatoriamente una imbarcazione poiché inaccessibili da terra. In questi giorni il vento si fa sentire e le escursioni in barca sono ferme, si decide quindi il terzo giorno di esplorare due delle tre spiagge a est. Ci si dirige allora verso la spiaggia delle Caldane, piccola spiaggia isolata dove è necessario un tempo di percorrenza da trekking di circa 20 minuti. La spiaggia è piccola e coperta quasi per intero da uno stabilimento balneare, il tratto di spiaggia libera ammonta a pochi metri. D’obbligo un po’ di snorkeling dove si possono ammirare banchi di occhiate che nuotano indisturbate, acqua cristallina dal colore turchese. Da qui si torna indietro e si raggiunge la spiaggia delle Cannelle, la più fruibile e più grande dell’isola e la più scenografica. Qui oltre ai banchi di occhiate si possono osservare ad un occhio attento molti paguri che si muovono lentamente sugli scogli. Il colore varia dall’azzurro al turchese e diventa di un blu più intenso andando verso il mare aperto, è per metà spiaggia libera e per metà stabilimento balneare.
L’ultimo giorno si riparte e a poca distanza dal porto si possono notare gli scogli delle Scole, dove la Costa Concordia impattò nel 2012 per poi adagiarsi sul fondo poco più avanti nei pressi di Punta Gabbianara, in prossimità dell’ingresso del porto. Una placca ricorda i nomi delle 32 vittime decedute in quel triste giorno d’inverno. Lasciando l’isola a bordo del traghetto si costeggia buona parte dell’Argentario che fornisce un punto di vista inedito e spettacolare sulle varie calette del promontorio accessibili solo via mare prima di arrivare a Porto Santo Stefano. L’Isola del Giglio, nella sua bellezza va esplorata e circumnavigata con una barca oltre che via terra, in modo da poter godere appieno della sua bellezza da punti di vista completamente diversi che raccontano ciascuno una sua interpretazione più che unica. Tra un piatto di pici all’astice e una marmellata di cedri preparata sul posto, anche quattro giorni a giugno riescono a rigenerare il visitatore riempiendo il cuore con i suoi odori e i suoi magnifici scorci.