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Informazioni sull'Isola

 

Minarologia e Geologia dell'Isola del Giglio

 

La mostra permanente mineralogica e geologia dell’Isola del Giglio, (situata a Giglio Porto in Via Provinciale n° 9) è formata in gran parte dalla collezione privata del professor Alessandro Fei - ora Curatore Scientifico del Museo - generosamente donata al Comune, e da una ricca collezione di campioni di Pietralta di proprietà del Comune stesso. Il Museo, come annota Fei, è strutturato, come prevede la nuova museologia, per rispondere a dei “perché” anziché mostrare nella sua interezza le collezioni di minerali, rocce, documenti e immagini raccolte dallo studioso in più di trent’anni di ricerche.




Varcata la soglia del Museo, si incontrano i pannelli che illustrano la nascita dell’Isola, ovvero cercano di spiegare perché questa è fatta di granito, ofioliti e rocce sedimentarie, perche c’è un giaciemento di pirite, perché il granito gigliese somiglia moltissimo a quello dell’Isola d’Elba, di Montecristo, della Sardegna ect. Proseguendo nella visita si incontrano le vetrine dei minerali: si comincia con i campioni provenienti dalla punta di Pietralta, uno dei più interessanti “laboratori naturali “ d’Italia – se non di tutta Europa – per lo studio delle alterazioni dei solfuri misti ivi presenti, ben noto ai collezionisti di minerali per gli splendidi campioni di "quarzo e malachite”: tra gli altri si segnalano i cristalli di atacamite, l’anglesite in individui trasparenti, la fosgenite, la calcopirite in cristalli dalle forme quanto mai desuete, la galena in rarissimi individui tabulari, la cerussite in aggregati “a covoni”, i campioni di azzurrite, smithsonite etc. che hanno reso famosa questa località mineralogica toscana.
Seguono due vetrine sui minerali del Franco: si vedranno, tra le altre, le evanescenti stalattiti della cava del Campese, frutto di fenomeni carsici “di frattura” nel calcare brecciforme, il gesso di Punta delle Saline, il diallagio, la pirolusite e l’epidoto del Poggio Giannetto.
Quindi ci si addentra nei segreti della miniera, ovvero nella storia dell’escavazione della pirite, attraverso campioni, cartelloni, documenti d’archivio (tra cui alcune mappe della miniera), fotografie di gallerie, tramogge e discariche oggi scomparse.
Due interessanti palchetti conservano campioni delle specie mineralogiche della Spiaggia di Campese: spiccano gli unici esemplari finora reperiti di quarzo verde (prasio) e quarzo nero (morione), quest’ultimo in un curioso habitus biterminato ed un interessante cristallo di azzurrite.
Dopo essersi soffermati davanti alle principali località dell’Isola si prosegue alla scoperta del granito e dei minerali gelosamente conservati dentro i suoi filoni: dall’allanite – considerata da molti la più bella in Italia - al berillo, dalla fluoroapatite in cristalli visibili a occhio nudo alla muscovite, dall’ortoclasio al quarzo, dalla grafite alla biotite ed alla lepidolite, dall’andalusite alla vivianite, per terminare con i bellissimi cristalli di berillo acquamarina e di elbaite (tormalina policroma).
Dulcis in fundo, la visita termina ammirando le tormaline della punta dell’Arenella, dal tipico – ed unico al mondo – habitus discoidale ed i giganteschi cristalli di tormalina nera delle pegmatiti del poggio della Pagana.

 


Aperto tutto l'anno per informazioni rivolgersi alla proloco isola del giglio

Informazioni sull'Isola

All'interno di questa pagina una raccolta di video di Massimo Bancalà autore del sito web

Buon Capodanno 2013

 

Caterinella 2012 alla 8° festa gigliese a Grosseto

di Rino Schiaffino

 

 

La "Bella Addormentata nell'Isola"

della compagnia teatrale Pietro Buttarelli

al teatro Moderno di Grosseto

il 10 novembre 2012

 

In ricordo delle vittime del naufragio della

Costa Concordia

Tonino Ansaldo ringrazia i gigliesi per quella notte

San Mamiliano 2011

Quadriglia Figurata

Angelo Stefanini (di Ottavio)

Camicie Rosse

Tonino Ansaldo

Poesia "va su"

Traversata a remi di quattro ragazzi "gigliesi"

dall'Isola del'Elba a all'Isola del Giglio

 

Don Raffaele

 

 

La tarantola gigliese

 

 

Giacomo Mollo

finale torneo di calcio anno 1977

 

Giacomo Mollo

finale torneo di calcio anno 1976

 

Tonino Ansaldo

recita una sua poesia.


S. Mamiliano 1976 la sfilata

video Giacomo Mollo

 

Una giornata di caccia anno1975



video Giacomo Mollo

 

San Lorenzo 1975 gara due senza

 

Video

pasquetta 76 la banda degli aggaioli

 

Le poesie lette da Olga Maddalena Centurioni,

accompagnamento musicale di Francesco, Angelo e Alessio.

 


Video Clip

Candido

Compagnia teatrale dell'Isola del Giglio "Pietro Buttarelli"

 

 
Caterinella

Filmato tratto dalla festa del 7 dicembre 2008 a Grosseto

Il palo insegato vecchio filmato di un lontano S. Lorenzo

Saluti ad un amico lontano

 

 

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Informazioni sull'Isola

Le poesie dell'Isola

In questa pagina sono raccolte le poesie dell'Isola inviate dai visitaori e dai gigliesi, invia la tua poesia sull'Isola, su un luogo o un personaggio a te caro.

 

L'INDOMITO
Autore Tonino Ansaldo.
 
A TEODORA
Autore Tonino Ansaldo.
 
L'UBRIACO
Autore Olga Centurioni
 
L'ALBA ALLE CALDANE
Autore Olga Centurioni
 
LA VECCHIA CASA
Autore Olga Centurioni
 
LA NEBBIA
Autore Olga Centurioni.
 
LA FILASTROCCA DI SANTA CROCE
Autore Olga Centurioni
 
FARO DEL CAPEL ROSSO
Autore Olga Centurioni
 
IL RIACE REMIERO
Autore Tonino Ansaldo.
 
POZZOLINI L'IPPOCRATE
Autore Tonino Ansaldo.
 
GUERRA
Autore Tonino Ansaldo.
 
VERGINE MARIA
Autore Tonino Ansaldo.
 
MAESTRA SILVANA
Autore Tonino Ansaldo.
 
COPPA GABBIANARA
Autore Tonino Ansaldo.
 
QUEL CELESTE SENTIERO
Autore Tonino Ansaldo.
 
PADRE MADRE
Autore Tonino Ansaldo.
 
IL COMPLEANNO
Autore Tonino Ansaldo.
 
LA MADRINA
Autore Tonino Ansaldo.
 
CAGNARA,PADRE MIO
Autore Tonino Ansaldo.
 
PATRIA, E MADRE, E NOSTRA
Autore Tonino Ansaldo.
 
LA ROCCA
Autore Tonino Ansaldo.
 
AL PITTOR MAGNO
Autore Tonino Ansaldo.
 
I PARALLELEPIPEDI DELLA VITA
Autore Tonino Ansaldo.
 
ARISTIDE SOVRANO
Autore Tonino Ansaldo.
 
DAI 3 PONTI ALLE CALDANE
Autore Tonino Ansaldo.
 
BALCONI SUL PORTO
Autore Tonino Ansaldo.
 
A RUGGERO "PITINNICCHIO
Autore Tonino Ansaldo.
 
PARTIRE
Autore Tonino Ansaldo.
 
1799 L'ETERNI EROI
Autore Tonino Ansaldo.
 
DIVINA TORRICELLA
Autore Tonino Ansaldo.
 
COSTANTINO VIVE
Autore Tonino Ansaldo.
 
QUEI QUATTRO SULL'INSEGATO
Autore Tonino Ansaldo.
 
PRUIERE
Autore Tonino Ansaldo.
 
I VECCHI AMANTI UNICI
Autore Tonino Ansaldo.
 
FIGLIO DEL GIGLIO
Autore Tonino Ansaldo.
 
VA' SSU'
Autore Tonino Ansaldo.
 
IN GIGLIO
Autore Tonino Ansaldo.
 
FLAVIO
Autore: Olga Maddalena Centurioni
 
A MARTINA
FAutore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
IL MAESTRO
Autore: Tonino Ansaldo
 
IL NAPRETANO, L'IMMENSO ELETTRICO
Autore: Tonino Ansaldo
 
POSEIDONE
Autore: Tonino Ansaldo
 
EMIGRANTI COME FOGLIE
Autore: Tonino Ansaldo
 
VINO, VINO, VINO RACCONTA
Autore: Tonino Ansaldo
 
PRIMOGENITO
Autore: Tonino Ansaldo
 
LUCE VERA
Autore: Tonino Ansaldo
 
LA GRANDE CHIUSA
Autore: Tonino Ansaldo
 
CASTELLARE ANNO DOMINI
Autore: Tonino Ansaldo
 
IL PALIO RACCONTA
Autore: Tonino Ansaldo
 
UOMO AL DIACE
Autore: Tonino Ansaldo
 
RE DI REGATA
Autore: Tonino Ansaldo
 
IN GIGLIO
Autore: Tonino Ansaldo
 
L'AMORE DI UN PADRE
Autore: Livia Begnotti
 
LA BAMBOLA ANNI 50
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
LE FINESTRE DEL CASTELLO
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
AGOSTO ALL'ARENELLA
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
RITA
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
LA TORRE
Autore: Loris Rum
 
LE CANNELLE
Autore: Loris Rum
 
LA PALMA
Autore: Loris Rum
 
LA PARTENZA
Autore: Loris Rum
 
LA GIOVENTU'
Autore: Loris Rum
 
IL MARE
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
RICORDANDO
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
IL PESCATORE
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
LA NOTTE AL CASTELLO
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
LA CHIESA
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
LA VENDEMMIA
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
IL NONNINO
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
IL FIORELLINO DELLA CASETTA
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
SAN MAMILIANO
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
LA QUADRIGLIA
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
IL FARAGLIONE DEL CAMPESE
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
LA SPIAGGIA DELLE CANNELLE
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
IL LAMPIONE DELLA PORTA
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
PARTENZA
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
IL PORTO A SAN VALENTINO
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
I BASCHETTI DEL CASTELLO
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
IL PORTO
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
ADRIANO
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
ALFREDO
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
GIOVANNA
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
PREGHIERA PER IL GIGLIO
Autore: Pasquale Fiorentino
 
RICORDI DEL PASSATO
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
LIBERO COMPAGNO DI SOLITUDINE
Autore: Pasquale Fiorentino
 
LA TORRE DEL CAMPESE
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
IL GABBIANO
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
IL CASTELLO
Autore: Olga Maddalena Centurioni (Maluda)
 
O GIGLIO MIO
Autore: Loris Rum
 
L'AGGAIOLI
Autore: Loris Rum
 
COME GRANITOLE
Autore: Tonino Ansaldo
 
FRAMMENTI DI GRANITO
Autore: Tonino Ansaldo
 
ANSONACO
Autore: Tonino Ansaldo
 
NOSTALGIA
Autore: Massimo Bancalà
 
EROI DEL GIGLIO
Autore: Aldo Assetta

 

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INFORMAZIONI SULL'ISOLA

Canzoni del Giglio

 

 

 

La musica per il Gigliese è stata ed è tutt'ora la cornice ideale della vita quotidiana. In contrapposizone ai rumori industriali che troviamo in città, al Giglio è ancora il cinguettio degli uccelli, il soffio del vento o il frangersi delle onde del mare sugli scogli ad avere la meglio su tutti gli altri rumori per la maggior parte dell'anno. E' naturale quindi che il suono di uno strumento sia ancora oggi il risultato più logico alla sequenza sopra descritta.
Tratto dal libro di Aldo Scotto "Le tradizioni musicali dell'Isola del Giglio".

In questa pagina si possono ascoltare o scaricare le canzoni in formato mp3 delle canzoni Gigliesi, che sono state prelevate dalla cassetta realizzata circa venti anni fà e dallo spettacolo del 2007 a Giglio Campese, registrate dal vivo con vari disturbi di sottofondo. Nella pagina insieme alla musica troverete i testi e alcuni spartiti.

 



Canzoni Gigliesi

 
mp3
testi
 
Stornellata gigliese
 
 
 
Sono gigliese e canto
 
Isolana bella
 
 
 
 
 
 
 
 
Giglio beato scoglio
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

INFORMAZIONI SULL'ISOLA

Le tradizioni



Le tradizioni e le usanze permettono la trasmissione del patrimonio culturale (memorie, notizie e consuetudini) delle generazioni passate attraverso la documentazione scritta e la comunicazione orale. Attraverso ricerche e indagini sulle usanze gigliesi possiamo affermare che la musica, il canto ed il ballo sono, da sempre, una delle maggiori espressioni dell'isola. Il suono del mare che si infrange sugli scogli, il soffio del vento, il cinguettio degli uccelli sono alcune delle ispirazioni dei musicisti che descrivono l'amore per il Giglio attraverso melodie e note. In queste poche pagine cercherò di raccontare, attraverso la musica, i testi delle canzoni e descrivendo i personaggi che le hanno scritte, la tradizione musicale isolana. 
Molti sono i cantautori gigliesi, che hanno dedicato innumerevoli canzoni al mare e al sole dell'isola. I più celebrati sono Cecchino Aldi, Beppino di Culisse e Alvino Pini; citiamo anche altri autori vari che attraverso le strofe dei componimenti hanno lasciato un prezioso ricordo alle generazioni future. Cecchino, uomo versatile e valido insegnante, suonando numerosi strumenti musicali, con il suo grande amore per la musica, scrive testi semplici, ironici e scherzosi raccontando la vita attraverso delicate sfaccettature: l'amore, sentimento nobile, la donna, creatura dolce e saggia, e la sua amata isola, con la meraviglia dello spettacolare paesaggio.
Beppino di Culisse, uomo vivace e spontaneo, racconta nelle sue canzoni l'attaccamento alla sua terra, attraverso simpatiche allegorie per raccontare fatti, cose e personaggi reali. Nei versi di Alvino Pini leggiamo il suo profondo attaccamento all'isola, con descrizioni sul granito, la sabbia, il mare, il vino e l'amicizia, nata dalla "mescolanza" dal sale e dal sole.Un elemento caratteristico delle tradizioni musicali è la Banda Musicale intitolata a Enea Brizzi, che viene ricordato come grande solista di tromba, maestro di banda, direttore d'orchestra e compositore.
Alcuni degli appuntamenti fondamentali ai quali è necessaria e distintiva la presenza della Banda sono le feste patronali, per omaggiare i santi protettori delle tre località isolane: San Lorenzo a Giglio Porto il 10 Agosto, San Rocco a Giglio Campese il 16 Agosto e San Mamiliano, protettore dell'intera isola, a Giglio Castello il 15 Settembre. 
Durante la festività di San Lorenzo, il 9 Agosto si svolge la processione per le vie del paese, durante la quale la statua del santo viene sorretta "a spalla" da uomini robusti; dietro sfilano i rematori dei tre rioni che dividono il porto (Rione Saraceno, Rione Chiesa, e Rione Moletto) che il giorno successivo parteciperanno al Palio Marinaro, in cui si sfidano in una gara remiera nello specchio acqueo che dai fanali del porto giunge fino alla cala di fronte(Cala del Lazzeretto). La manifestazione si conclude con il consueto spettacolo pirotecnico al termine della serata.
Per la festa di San Rocco si organizzano intrattenimenti con balli e canti per bambini ed adulti nell'attesa dello spettacolo di fuochi artificiali a chiusura della festa.

Infine la festività di San Mamiliano, la più sentita da tutti gli isolani, rappresenta la chiusura della stagione estiva e con spettacoli, balli e canti ci si dà il saluto alla prossima estate. Un aspetto caratteristico di questa giornata è il tradizionale Palio degli Asini dove concorrono, nella piazza principale di Giglio Castello, le quattro contrade: la Cisterna, la Casamatta, la Rocca e ………. 
Il ballo più caratteristico dell'Isola del Giglio è la Quadriglia: non si perde mai occasione di farne una non appena si accenna ad attività mondane. Tutti i gigliesi ne conoscono i passi e li insegnano a chiunque abbia voglia di imparare per mantenere salda la tradizione affinchè non vada perduta. È sicuramente un'ottima occasione di divertimento per i turisti che si trovano sull'isola in quel periodo.

Riporto qui di seguito i testi e i brani delle nostre più belle canzoni.



Canzoni Gigliesi

 
mp3
testi
 
Stornellata gigliese
 
 
 
Sono gigliese e canto
 
Isolana bella
 
 
 
 
 
 
 
 
Giglio beato scoglio
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   

INFORMAZIONI SULL'ISOLA

La Costa

 



Le foto della costa inserite in questa pagina con le zone dei punti segnalati è accompagnata dalla cartina con i nomi che consigliamo di stampare, passando con il mouse sulla cartina viene evidenziata la cartina con tutti i nomi dati alle cale e agli scogli, cliccatela per ingrandirla e per stamparla.
 cartina 2 nomi CALA DEL SARACINO: vi erano approdati i Saraceni. macchina

IL MIGLIACCIO: stampata su un liscione, vicino all'albergo Saraceno, ha la forma di un tipico dolce gigliese.macchina

LE MARINE: era un luogo dove le donne facevano il bagno.

LE CORNE: su uno scoglio sembra scolpita una mano atteggiata a coma.macchina

IL CANE: è uno scoglio che assomiglia al muso di un cane.

CALA MISERERE: cala situata sotto il cimitero. macchina

CALA DELLO SMERALDO: lì l'acqua ha il colore dello smeraldo. macchina

CALA DELLE CANNELLE: lì vicino c'è una valle e la presenza d'acqua fa crescere un canneto.macchina macchina

IL CANNONE: viene fuori dalla costa uno spuntone di roccia simile al fuso del cannone, rivolto verso il mare.

PUNTA CAPO MARINO: scogli che sporgono. macchinamacchina

IL BACCELLO: vi coltivavano i baccelli.

CALA DELLE CALDANE: è una cala riparata, dove fa molto caldo. macchina macchina

I PUNTONI: c'erano massi di granito appuntiti ricavati dalle cave.

ACQUA DEL PRETE: vi è una sorgente di acqua dolce a pochi metri dal mare detta del prete, che era il padrone dei terreni lì attorno.

PUNTA TORRICELLA: in antichità c'era una piccola torre. macchina

CALA DEGLI ALBERI: alle spalle della cala, crescono tanti alberi.  macchina

IL TAMBURO: è un grosso scoglio che esce dal mare a forma di tamburo.  macchina

LO STIVALE: c'è uno scoglio a forma di stivale. macchina

L'ORECCHINO: c'è uno scoglio che assomiglia al lobo di un orecchio.

LO SPECCHIO: un piccolo foro di una decina di centimetri su uno scoglio sul mare permette di vedere l'acqua dall'altra parte, quasi fosse riflessa.  macchina

ZAMPA DI GATTO: c'è uno scoglio che assomiglia ad una zampa di gatto.  macchina

PUNTA CORBAIA: c'è uno scoglio a forma di corba (cesta).  macchina

CALA DELLA ROVINA: scoglio scosceso. macchina

TAVOLA DEL MAGGIORE: un grande masso squadrato Staccatosi dalla montagna assomiglia ad un tavolo. Del Maggiore perché padrone dei terreni lì attorno. macchina

IL FORONE: ìl forone corrisponde al delfino, lì andavano i delfìni a mangiare i pesci catturati dalle reti dei pescatori.

CALA TAMBURATO: ci sono scogli a forma di tamburo.

CALA SARACINESCA: c'è uno scoglio simile ad una saracinesca.  macchina

PUNTA CAPEL ROSSO: ci sono scogli ramati che sembrano attraversati da venature simili a capelli rossi. macchina

SCHIZZATOIO: vicino al mare c'è uno scoglio con un grosso foro, così che quando vi si infrange il mare questo schizza fuori formando tanti spruzzi.  macchina

SALTO DI GIANNI: da uno scoglio alto si tuffò un certo Gianni.

CALA DELLE TRÉ FONTI: perché vi sono Sorgenti di acqua dolce.

CALA DELL'ALTURA: roccia alta e scoscesa.  macchina

PUNTA DEL SERRONE: territorio molto assolato e caldo come una grande serra. macchina

IL SEGATO: perché una "cote" di granito sembra tagliata da una sega.  macchina

L'ARCHETTO: con l'erosione del mare e del vento hanno formato un arco naturale nella roccia. macchina

CALA DI PIETRABONA: c'era uno scoglio grande e piano adatto all'attracco delle barche che dovevano caricare l'uva raccolta nelle vigne li vicino.  macchina

CALA IL CATINELLO: fra gli scogli c'è una conca che sembra un piccolo catino. macchina

I FAMILIARI / PALMAIO: lì c'è una grande palma.  macchina

CALA DEL CORVO: vi nidificavano dei corvi.  macchina

RIPA DELLA PENNA: vi si trovavano le penne dei corvi che nidificavano li vicino.

LO SROVINATO: la costa si presenta molto rovinata, presentando massi e frane sparse.  macchina

PUNTA DELL'ERESIA: vi è la convergenza di correnti contrarie e perciò c'è sempre mare agitato ("eresia" sta per aresia: roccia scoscesa).  macchina

CALA LA SPIGOLA: è riferita al piccolo tappo fatto a tronco di cono che serviva per assaggiare il vino.

SCOGLIO LA CAPPA: è un isolotto a forma di cappa. macchina

CALA DELL'ALLUME: nelle vicinanze vi era un particolare minerale: l'allume di rocca. macchina

CALA DEL SALTO DEL CANE: è una caletta molto stretta, tanto che un cane poteva saltare da una parte all'altra.

PIETRALTA: è una roccia alta e scoscesa.  macchina

SALINE / SALINELLE: nelle fosse degli scogli si depositava l'acqua che, evaporando, lasciava il sale. macchina

PUNTA, SCOGLIO, SPIAGGIA DI MEZZOFRANCO: sono situati nel territorio del Franco.  macchina

PUNTA GESSO: è una scogliera chiara come il gesso.  macchina

LA LETTERA: è uno scoglio piatto vicino al mare simile al foglio di una lettera.

POZZARELLO: lì vicino c'era un pozzo di acqua dolce. macchina

LA DONZELLA: è uno scoglio che assomiglia ad una giovane donna.  macchina

PERTUSO: è una cala stretta, angusta (pertugio). macchina

ISOLELLA: è una scogliera staccata dalla costa.

SCALETTINO: scogli degradanti che permettono di scendere in mare come su una scaletta. macchina

PIGNOCCHI: gli scogli assomigliano a piccole pigne.

CALA DI SPARAVIERI: i Turchi durante un'incursione, spararono su quelle rocce.  macchina

IL CHIAPPONE: è un canalone vicino al mare in mezzo al quale si erge uno sperone di roccia dove i pescatori legavano la sciabbica invece di gettare la mazzera con il pedagno.

CALA DI BONGIOVANNI: il terreno alle spalle della cala era di un certo Giovanni. macchina

PUNTA DELLE SECCHE: lì vicino ci sono le secche. macchina

CALETTA DEI SAPONI: tré grossi blocchi di granito staccatisi dalla mon tagna assomigliano a tré pezzi di sapone. macchina

PUNTA FENAIO: in passato i contadini vi ammucchiavano e conservavano il fieno. macchina macchina

IL RICCIARDO: il fondale era ricco di ricciarde.

CALA SACCO DI TINTA: vi sono sulla costa delle buche naturali dove i pescatori tinteggiavano le reti, utilizzando la corteccia dei pini che vi sono nelle vicinanze.  macchina

SCOGLIO TRENICAIOLO: è uno scoglio che si muove quando il mare è mosso.

PUNTA DEL MORTO E CALA DEL MORTO: poiché vi fu trovato morto un contadino gigliese.  macchina

LA ROTA: sulla costa tra la macchia vi si scorge un sasso a forma di ruota.  macchina macchina

CALA CARBUGINA: con la legna che raccoglievano facevano il carbone.  macchina

BANCA PIANA: vi è una cote a forma di panca. macchina

TESTA DI DANTE: è uno scoglietto che esce dal mare e che presenta, visto dalla parte a nord, il profilo di Dante.  macchina macchina

PUNTA DELLA CROCE: un grande scoglio sul mare presenta una spaccatura a forma di croce. ,macchina

LA MELA: un grosso scoglio vicino al mare presenta la figura di una mela.  macchina

IL COLOMBO: vi nidificavano i colombacci.

CALA DELLA CAMPANA: c'è uno scoglio simile ad una campana rovesciata. macchina

PUNTA SUBBIELLI: lì vicino si escavava il granito con le subbie (scalpelli).

LA CALETTA: è una piccola cala. macchina

PUNTA CAPEZZOLO: era così chiamata per uno scoglio che assomigliava ad un capezzolo. Recentemente lo scoglio si è staccato dalla parete rocciosa come è visibile dalla seconda immagine. macchina macchina

CALA ARENELLA: la rena della spiaggia era sottile. macchina

IL PICCIONE: vi erano nidi di piccioni. macchina

CALA CUPA: è una cala stretta e profonda. macchina

GLI SCOGLIONI: grandi blocchi di granito isolati sul mare.  macchina

SCOGLIO DELLA NAVE: è uno scoglio in mare, sulla punta del Lazzaretto, simile alla prua di una nave.

CALA DI MEZZO: è situata fra la Cala del Lazzaretto e Cala Cupa.  macchina

LA GABBIANARA: su quello scoglio si fermano numerosi gabbiani. macchina

CALA DEL LAZZARETTO: c'era un Lazzaretto dove tenevano in quaran tena i malati di peste. macchina

CALA DELLA FICAIACCIA: c'era una grossa ficaia selvatica. macchina

LA SPIAGGETTA: creata artificialmente dai gigliesi e frequentata per la comodità e bellezza. macchina

 

   

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INFORMAZIONI

le piagge dell'isola

  cannelle 1

Le spiagge dell'Isola sono un pregio e un vanto per gli abitanti e per coloro che amano questo tipo di paradiso. Esse si distinguono l'una dall'altra per le diverse caratteristiche e per le particolari bellezze. Proviamo in questo viaggio virtuale a conoscerle meglio. 

La spiaggia più grande si trova a Giglio Campese macchina macchina e più precisamente a Nord-Ovest dell'Isola. E' il luogo ideale per gli appassionati del mare ma soprattutto anche per gli appassionati del sole, che hanno al Campese la possibilità di rimanere in spiaggia fino al tramonto. Essa si raggiunge utilizzando i mezzi della linea pubblica Brizzi e con i Taxi privati.

La seconda spiaggia, per estensione prende il nome di Le Cannelle macchina macchina ed è locata verso Sud rispetto a Giglio Porto. Essa si può raggiunge dal Porto per via mare con i barcaioli , con il servizio di taxi privati o per coloro che amano camminare, attraverso un tragitto a piedi di 15 minuti. In questa passeggiata il turista, che raggiunge a piedi le Cannelle può ammirare tra lo splendido paesaggio, anche la Cala dello smeraldo, il cui percorso a piedi è un po' arduo.

La terza spiaggia, Le Caldanemacchina macchina si trova a Sud della spiaggia precedente. Essa è raggiungibile da Giglio Porto con il servizio dei barcaioli o raggiungendo le Cannelle, come già descritto precedentemente e seguendo poi un sentiero abbastanza agibile. Per i buoni camminatori lungo questo percorso ci si può fermare nella caratteristica Cala del capomarino e nella seguente Cala del baccello.

La quarta spiaggia prende il nome di Arenella.  macchina macchina  E' situata verso Nord rispetto a Giglio Porto. Anche questo luogo stupendo è facilmente raggiungibile o via mare con i barcaioli o con il servizio di taxi privati. Per coloro che preferiscono spostarsi in barca è consigliabile la sosta, per ammirare le bellissime cale che si trovano durante il percorso prima di raggiungere la spiaggia. La prima da vedere è la Cala del lazzeretto situata davanti a Giglio Porto, la seconda è la Cala di mezzo e la terza è la Cala cupa che offrono con i loro scogli granitici stupende alternative a chi non ama le spiagge.

giglio isola

Giro dell'Isola in barca

Viaggio intorno all'isola. Seguimi ti farò visitare e conoscere la costa in un giro virtuale per visitarla in anteprima e impare i nomi delle cale, degli scolgli e le spiagge.

 

giglio isola

Il dialetto le parole strane dei gigliesi.

Le parole che rendono il linguaggio dei gigliesi simile ad un dialetto. Da abbise a zirro cerchiamo di elencare in ordine alfabetico i termini usati ancora oggi dalle persone anziane.

 

Soprannomi

Fin dai tempi più antichi i gigliese usano riconoscersi oltre che con il nome ed il cognome a volte troppo comuni con un soprannome o un nomignolo.

Informazioni sull'Isola

Fauna

Gli Uccelli dell'Isola

Da qualche tempo ci sono centinaia e centinaia di gabbiani che ogni anno immancabilmente vengono dal continente e quando arrivano, nel mese di aprile, fanno il nido. I loro posti ideali sono quelli della zona del Falcone: ogni passo che si fa se ne possono vedere uno o due situati proprio dove fini scono gli scogli e comincia la vegetazione. Covano in terra nelle buche di sabbia con pochi stecchi intorno. Quasi tutti i nidi hanno tré uova messi due per lungo e uno di traverso, sono di colore verdastro e picchiolettati di nero.Quando il mese di giugno nascono i piccoli, allora comincia il tam-tam: si vedono in mare centinaia di gabbianelli e sugli scogli quelli ancora più piccoli, appena nati, ma, appena riescono, cercano subito di tuffarsi in mare; questo gli serve per non avere nessun problema con altri animali come gatti selvatici, topi, falchi che, essendo i piccoli poco abili, se li mangerebbero. I gabbianelli si nutrono di pesci che gli vengono procurati dalle madri, ma soprattutto di grilli e cicale che trovano nella campagna e inoltre di olive che da qualche tempo hanno imparato a mangiare. Un altro uccello è il falco pellegrino, che è un animale meraviglioso. Ce ne sono rimaste quattro cove, ma in passato erano almeno una decina. Quelle che sono rimaste covano alla Ripa dell'Altura, ai Cignarelli, alla Ripa della Penna e allo Sdrovinato. Di solito fanno dalle due alle tré uova e il loro nido viene fatto in terra senza nessuno stecco o paglia, depongono le uova nel mese di febbraio e quando arriva il mese di maggio i piccoli sono già pronti per volare. Questi falchi si nutrono di uccelli di passo, tipo quaglie, tortore, cui bianchi, insomma tutti gli uccelli che possono emigrare a nord. Dove hanno il nido lo si può scoprire facilmente perché ci sono centinaia di uccelli catturati e da quante penne ci sono ci verrebbe un materasso. L'isola è il posto ideale per questo animale perché è posta davanti alla Corsica e alla Sardegna ed è l'ideale per il passo degli uccelli che emigrano dall'Africa verso il nord Europa e mentre ci passano per ripartire, questi ne fanno una strage. I piccoli quando volano stanno giornate ad allenarsi in aria insieme agli adulti per imparare a cacciare, infatti si sentono anche le grida e gli speronamenti; poi, appena pronti per nutrirsi da soli, vengono allontanati dai genitori e addirittura mandati via dall'isola, dove si dice che passino perfino lo stretto di Gibilterra. Così restano solamente gli adulti che avevano il nido e questo si ripete ogni anno in cui arriva la stagione della cova. Il corvo reale di solito ama fare il suo nido davanti alla Ripa della Penna. In tutta l'isola ce ne sono solamente due ed anche in passato ce n'è sempre stata addirittura una sola cova; il nido viene fatto con molti stecchi di radici e impastato con terra ed erba e ci vengono deposte quattro o cinque uova. Quando i piccoli sono volati, anche i corvi, come i falchi pellegrini, scacciano via dall'isola i nuovi nati. Si dice che facciano questo perché non trovano abbastanza cibo per tutti e quindi per sopravvivere quelli più adulti cercano di allontanarli. Per almeno una settimana continua una lotta spieiata fra di loro, fino a che non vengono mandati via dall'isola per sempre. Questo si ripete da secoli e solamente in qualche anno, nel passato - quando c'erano molte capre e pecore e durante la stagione molti di questi animali morivano, diventando cibo ideale per tutti i corvi- allora restavano anche i nuovi nati e da questo si è capito il vero motivo dell'allontanamento dall'isola. Da qualche anno si vede anche la presenza di un altro meraviglioso animale: la poiana. Ce ne sono solamente due cove. Non si sa il perché, ma da quando questi uccelli si sono stabiliti sull'isola non l'hanno più abbandonata. Covano nelle ripe dello Sdrovinato, fanno dalle due alle tré uova e il loro nido viene fatto con stecchi robusti e paglia. Nel mese di maggio si notano già i primi voli dei piccoli nati, nei punti più alti dell'isola. Queste poiane si nutrono di topi e conigli che trovano in campagna, ma anche di grilli e cicale. Sono molti anni che fa il nido sull'isola anche l'upupa. Come si sa, ha dei meravigliosi colori e una . cresta tipo gallo. Quando arriva il mese di marzo già si vedono i primi arrivati. E' un uccello che viene dall'Africa e si dirige verso l'Europa del nord; al Giglio trova il suo ambiente ideale. Fa il nido nei muri e anche nelle greppe (muretti a secco) dove un tempo c'erano le vigne. Basta che ci sia una buca fonda una ventina di centimetri essa ci depone le uova in maggio; quando i piccoli sono nati, vicino al nido c'è un puzzo pestilenziale da non resistere e questi gli serve per tenere lontano alcuni predatori, tipo serpi e topi, per far sì che i piccoli non vengano mangiati. Si nutrono di vermi, bruchi, farfalle, ma anche di ciliegie e altre bacche. I piccoli, quando sono già volati, sono sempre in gruppo, naturalmente con la presenza di adulti che sorvegliano, fino alla fine di settembre, quando poi, appena è il momento giusto, partono per ritornare di nuovo in Africa.


Il canivello (o gheppio) è un falchette piccolo ma molto veloce che fa il suo nido anche nelle ripe di campagna ma soprattutto nelle vecchie torri e nei vecchi casolar!. In Giglio ce ne sono una decina di cove: di solito depone da due a tré uova, il suo nido è senza nessuno stecco o paglia, sta solamente su un terriccio fine un po' scavato a forma di buca. Questi uccelli si nutrono soprattutto di lucertole e grilli, ma anche di piccoli topi o di conigli appena nati. Si notano soprattutto vicino al mare perché la temperatura è più dolce ma anche perché si nutrono di qualche piccolo granchio o di piccoli pesci che stanno a riva nell'acqua bassa. Di barbagianni si nota un'unica coppia, che solamente da qualche anno fa il nido sull'isola. In autunno ci sono anche quelli di passo che emigrano da un continente all'altro, ma diffìcilmente si fermano per nidificare. Il perché a volte nidifica, a volte no si capisce notando una cosa: siccome è un uccello notturno e di giorno dorme, il suo nido è sempre infastidito da altri uccelli, soprattutto dai gabbiani, che sull'isola sono a migliala; infatti appena le uova si schiudono, i piccoli vengono subito mangiati sen za nessun indugio, dato che la madre di giorno dorme e non li può difendere. Da questo si capisce anche il perché negli ultimi anni questo animale si nota solamente in autunno e in inverno non fa più il nido sull'isola, specialmente da quando i gabbiani sono scappati dall'isola di Giannutri (dove erano a migliala e nidificavano) per la presenza di ville e turisti e si sono trasferiti al Giglio invadendo tutta l'isola. Il beccafico è un uccelletto che emigra dall'Africa verso l'Europa ed è abituale passare sull'isola per riposarsi qualche giorno e poi ripartire. Viene chiamato dai vecchi contadini con questo nome per il semplice fatto che tutti gli anni, quando ai primi di settembre ritorna verso sud, si ferma per un breve periodo, ma in quei pochi giorni per le piante di fico non c'è tregua. Quasi tutti i fichi presenti vengono bucati, anzi assaggiati per sentire qual è il migliore; così l'uccellino riesce a fare una strage rovinandone gran parte. Ma questo beccafico è stato anche utile per il fatto che veniva notato dagli stessi contadini che, vedendolo arrivare, sapevano che in Europa già si èra incominciata ad abbassare la temperatura e c'erano stati temporali e quindi serviva come informatore delle previsioni del tempo. I contadini, al suo arrivo, già si preoccupavano di togliere i fichi secchi che avevano messo a seccare sulle coti (massi) al sole perché prima o poi sarebbe piovuto anche qui da noi e quindi si sarebbero rovinati. 

Picchi Muraioli: Il picchio muratore può raggiungere una lunghezza di 16 cm e possiede un piumaggio le cui parti superiori sono di un colore grigio plumbeo e quelle inferiori di un color ruggine. La gola ed il mento sono bianchi ed una stria nera attraversa l'occhio. Il peso di un adulto si aggira sui 22-25 grammi. Il suo volo non è molto rapido ma è assai leggero, ed è capace di percorrere, senza fermarsi, lo spazio che divide un albero dall'altro e che talora può essere lungo anche un chilometro. Presenti in tutte le coste rocciose delle isole incluse le pareti di antiche fortezze e edificazioni.

 

Gabbiano reale: Stupendo vederlo in volo, I gabbiani sono ottimi nuotatori e fanno parte del paesaggio marino. Fendono l'aria battendo lentamente le ali, sfiorano l'acqua con larghe virate, si tuffano improvvisamente per raggiungere sott'acqua la preda che hanno individuata. Volano in modo meraviglioso, ma non veloce. Sfruttano le correnti d'aria che li aiutano a salire e a scendere, senza quasi muovere le ali. Si può dire con certezza che quando volteggia nel cielo nuvoloso, e si dirige verso la terra, la tempesta sta per arrivare. Gridano frequentemete con suoni rauchi, stridenti. Nidificano sul suolo o sulle rocce. Il loro nido è fatto con erbe secche e detriti portati dalle onde. Le uova, punteggiate di verde, sono covate, alternativamente da entrambi i genitori. I piccoli nascono dopo tré settimane di cova. Sono rivestiti da un piumino morbido e folto, di colore grigio a macchiette nere, si comportano diversamente secondo l'ubicazione del nido. Se questo è a terra, appena escono dall'uovo se ne vanno a zampettare sulla spiaggia ancor prima che le penne delle ali siano completamente formate se il nido è sulle scogliere scoscese, non si allontanano. Il gabbiano è onnivoro va alla ricerca del cibo in gruppo e mangia qualsiasi tipo di rifiuti. I piccoli, all'inizio, vengono nutriti con cibi predigeriti dai genitori e poi rigurgitati. I gabbiani sono uccelli accorti, ma non temono l'uomo: si trovano infatti in tutti i porti. Seguono le navi in vicinanza delle coste e amano la compagnia dell'uomo. La presenza sul versante sud orientale dell'isola aumenta in maniera considerevole nel periodo da Marzo a Giugno per la cova dell uova.


Coniglio: II coniglio è un mammifero erbivoro che si nutre di erbe, radici, cortecce di piante, tuberi, bacche, semi, frutta, ramoscelli. Il coniglio selvatico vive di preferenza nei luoghi sabbiosi o rocciosi e nei boschi dove può facilmente costruire le tane o utilizzare buchi e anfratti. Le tane sono scavate una vicina all'altra e spesso sono collegate tra loro da gallerie otterranee. Vive in gruppi, anche se il suo carattere non è dei più miti.

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Passero Solitario:Il passero solitario è stato reso celebre dalla poesia del Leopardi, ma è tutto meno che quell'uccello triste descritto nei versi, poiché il suo canto, a metà tra quello di un merlo e quello di un tordo, si può ascoltare per tutto l'arco dell'anno. Predilige scogliere a picco sul mare, a volte antiche torri, rocche e chiese.

 

Corvo Imperiale:Il corvo imperiale è il più grande passeriforme e corvo europeo, le ali superano 1,3 metri di arghezza e dal becco alla coda è lungo tra i 62 ed i 70 cm. Raggiunge un peso di 1400 grammi ed ha neri il piumaggio ed il robusto becco, la coda è cuneiforme e la gola irsuta. Il suo piumaggio è talmente liscio che il corpo pare fuso in un unico pezzo, infatti le piume del collo si drizzano solo quando l'uccello è molto eccitato. E' dotato di un volo elegante e quasi rettilineo ed i maschi, durante il periodo degli amori, sostengono delle lotte furiose per il possesso delle compagne. E' presente sull'isola tutto l'anno. Pochi gli esemplari rimasti al Giglio, si possono vedere nelle aree interne e scogliere di ponente.

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Rondoni:Il rondone compie una regolare migrazione verso i paesi tropicali impiegando pochissimo tempo per giungere a destinazione ed abbandonando in massa e nella stessa notte le città in cui ha nidificato. Gli spostamenti vengono effettuati in schiere numerose, difatti giunge a destinazione sempre a frotte. Sfrecciano veloci e si infilano negli anfratti delle torri e sui tetti.

 

Berta: Uccelli parenti degli albatros, cantano di notte emettendo potenti e strane urla, origine di molte leggende inclusa quella delle "sirene di Ulisse". Si distinguono in due specie, Berta maggiore e Berta minore. Si possono trovare da Aprile ad Agosto. Il loro canto si può sentire solo a notte fonda meglio se senza vento e luna, dalle rocce dove nidificano o in volo. Si può osservarle volare in mare aperto durante la traversata con il traghetto.

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Falco Pellegrino:I falchi che appartengono alla famiglia dei rapaci, sono dei cacciatori fortissimi. La maggior parte di essi caccia altri uccelli in volo. Le loro ali strette e lunghe permettono un volo velocissimo, rapido eleggero. Sull'isola nidifica il falco pellegrino così chiamato perché è sempre in continua agitazione e mai nello stesso posto per molto tempo. Caccia buttandosi sulla
preda quasi verticalmente, con le ali appena aperte. Assale uccelli d'acqua, altri falchi, anitre, cornacchie.

 

Occhiotto: L'occhiocotto è lungo circa 14 cm con un piumaggio caratterizzato da un colore grigio-nero nelle parti superiori e da un biancorosso in quelle inferiori. Il capo è nero vellutato, la gola è bianca, le palpebre sono di un color mattone nude e gonfie.

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Muflone: Al Giglio vive nella riserva del Franco dove è stata importata. Il mufloné ha grandi corna cave e permanenti. E' un ruminante, cioè fa passare dallo stomaco alla bocca piccole porzioni di erba precedentemente ingoiata, dopo averla strappata, per masticarla con calma. una grande capra selvatica, è stato introdotto nella tenuta del Franco per scopi venatori.

 


La foca monaca è ormai in estinzione nel Mediterraneo: ce n'è qualcuna in Sardegna o in Corsica, poi non se ne vedono più in nessun posto. Ma ancora oggi sull'isola, durante il periodo invernale, se ne notano due meravigliosi esemplari. Forse sono un maschio e una femmina, senza dubbio sono foche molto vecchie e molto furbe perché altrimenti non sarebbero potute sopravvivere alla mano dell'uomo. L'isola è un habitat ideale per loro, tant'è vero che in passato c'erano parecchi esemplari ed i pescatori, ma soprattutto i contadini, gli avevano dato il nome di "bove marino", perché durante il mattino o la sera tardi quando venivano a riva, sugli scogli, esse si spingevano all'intemo dell'isola fino ad arrivare nelle vigne per poi rotolarsi per terra. Ho sentito molte volte questa storia da vecchi contadini; mi sembrava quasi una favola, ma in realtà era proprio così. Un giorno di fine dicembre del 1993, in località Scoglio di pietra bona, un posto a mezzogiorno dell'isola e precisamente sugli scogli dell'Archetto, dove un fosso d'acqua dolce durante l'inverno scorre e si accumula della sabbia e gli scogli sono pianeggianti, esse si erano spinte fin lì per rotolarsi dentro la sabbia, che era tutta sottosopra perché veniva mescolata con le pinne ed il muso ed era tutta bagnata e piena di stereo. rimasto nel dubbio che qualche peschereccio le avesse prese con le reti per i pesci spada oppure che, mangiando i pesci presi nelle reti o nei tramagli, le foche, insieme al pesce, avessero ingoiato anche un pezzo della rete di nylon che (non riuscendo a digerirlo) taglia loro le interiora. Questa infatti è stata la sono scomparse. Ma un bei giorno del '96 sono ritornate; questa volta, sempre a mezzogiorno dell'isola, ma sopra le vasche di acqua che il mare tiene piene quando ci sono delle grosse mareggiate. Erano a circa due metri di distanza l'una dall'altra e rivolte con il muso verso il mare; mi sono avvicinato a circa cinquanta metri, ma al minimo rumore se ne sono accorte e con dei ruggiti strani si sono tuffate in mare. Non le ho più viste, ma sono sicuro che sono ancora intomo all'isola perché quest'anno, ormai pratico dei luoghi che frequentano e sapendo che lasciano in terra dei segni particolari, so che non si sono allontanate di molto; infatti a fine gennaio del '96, nella cala a sud-ovest dell'isola e precisamente Cala di pietra bona, a poche centinaia di metri dallo scoglio stesso da cui prende il nome la cala, c'erano tracce dello stesso tipo di quelle dell'Archetto, dove qualche anno prima si erano rotolate nella sabbia e Quello che più dobbiamo sperare è che non rimangano vittima dell'uomo, perché sarebbe proprio una grande perdita, immane, senza rime dio.

Descrizione di Biagio Stagno ( Bugia)


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Informazioni sull'Isola

Flora

I millefiori del Giglio

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Sono mille i tipi di fiori che nascono sull'isola; ce ne sono di piccoli, quasi invisibili o grossi come piatti di cucina, per questo c'è voluto un anno intero per contarli. Ma finalmente: sono proprio mille. Nascono in qualsiasi mese dell'anno e cambiano tipo da un mese all'altro, ma il più grande spettacolo è nel mese di maggio, quando ci sono le piogge.Allora si vede una fioritura straordinaria,


infatti cominciano a fiorire proprio di sulla batticina del mare dove inizia la terra; lì si trovano i mochi che hanno un fiore giallo, i finacchi marini, le cepite della Madonna, il rosmarino, i fiori di garofano selvatici, le ucerbole e via via che si sale verso l'alto dell'isola ogni decina di metri ce ne sono di altri tipi, come fiori gialli, la malva, la lattatela, la cicoria selvatica, insomma un'infinità. Questo però per quanto riguarda l'isola del versante di mezzogiorno; nell'altro versante che guarda nord est ci sono ancora altri tipi, essendo l'isola più umida, nascono i gorgalestri, i sedani selvatici, la ruta, i finacchi selvatici, tutte piante o erbe che hanno un fiore. Ma ci sono anche fiori che prima non s'erano mai visti: forse con il vento oppure con fiori che sono stati portati dal continente nei giardini delle ville, insomma, dato che la terra dell'isola è molto fertile, nascono un po' dappertutto. Ma ora sono mille e uno perché anche l'isola del Giglio è un bellissimo e stupendo fiore.


 

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La macchia mediterranea.

Lungo le coste del Mediterraneo, per la vicinanza del mare, gli inverni non sono mai troppo freddi ne le estati troppo calde le piogge sono scarse e concentrate tra fine autunno e inizio inverno. La macchia mediterranea è perciò costituita da piante capaci di resistere a lungo alla mancanza di acqua e con superfìci fogliari ridotte per rallentare la traspirazione. La natura del terreno, che mantiene l'umidità, permette lo sviluppo di un sottobosco più fìtto e più fresco. La macchia mediterranea è un ambiente vario: spiagge sabbiose, rupi a picco sul mare, boschi, sottoboschi, prati, foreste, stagni, fiumi e può essere il risultato dell'abbandono di superfìci coltivate in prossimità del bosco e dell'opera dell'uomo o degli animali. La pianta classica della macchia mediterranea è il leccio, ma la lecceta ospita altre forme arboree, la quercia da sughero e il pino. Molti sono gli arbusti superiori come il corbezzolo, il mirto, il lentisco, la quercia spinosa, l'alloro, e molti i cespugli e gli arbusti nani: cisti, eriche, lavanda, ginestra. Non esiste un solo tipo di macchia, ma la stessa assume aspetti diversi, caratterizzati dall'essenza dominante: la macchia a cisto, a corbezzolo, a oleandro. Dalla degradazione del bosco mediterraneo proviene la "gariga" che mostra un'alternanza di prati aridi ed erbacce annuali con cespugli sempreverdi. La gariga si insedia su terreni calcarei ed ospita altri arbusti tra cui la salvia, la lavanda, il rosmarino. Nella zona mediterranea c'è anche una vegetazione antropica (dovuta all'attività dell'uomo): olivi, agrumi, mandorli, fichi, pistacchi, nespoli, cachi, eucalipti per il rimboschimento.

 


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Piante e Vegetazione

Cisto - Mucchio: Arbusto alto fino a 0.3-1 mt. con rami diritti e ricoperti di peli. Il colore è bruno-scuro. Predilige terreni scoperti, smossi, con sostanza organi ca, ma tollera anche terreni di modesta profondità. Particolarmente abbondante nelle macchie basse.Le foglie ovali ed opposte, prive di picciolo, aventi in entrambe le pagine una peluria vellutata bianco-argentea. I fiori sono regolari, hanno cinque sepali e cinque petali, gli stami sono tanti. La fioritura avviene ad inizio primavera ed inizio estate. Si si possono ammirrare i cisti in fiore durante le passeggiate nel tratto dal Porto al Castello, e nei sentieri interni dell'Isola.

Eriche: E' una pianta legnosa, con foglie sempreverdi ed aghiformi presenta fiori campanulati rosei i frutti sono capsule o bacche. Fiorisce da febbraio a giu-
gno nei boschi di pino, nei prati e nei pascoli aridi di tutta Europa. 
E' una importante mellifera per la fioritura precoce. Si torvano in maggior concetrazione nelle zone a nord dell'isola.

Fichi degli Ottentotti: Pianta esotica importata sull'isola, e proveniente dal sudafrica. Gli steli delle foglie creano cascate verdi sulle falesie di granito. In Aprile e in Maggio la fioritura con grandi fiori rosa inteso caratterizzano vari tratti di costa.Si può ammirare la fioritura sulla punta del Lazzaretto e al Capel Rosso.

 

Lentisco: II lentisco è una delle speci più tipiche della macchia mediterranea.
In Italia è diffuso lungo tutte le coste, in particolare quelle rocciose, tranne che nell'alto Adriatico. E' la pianta caratteristica dei litorali mediterranei disboscati che ospitavano anticamente anche il carrube e l'olivastro. Ora si trova ancora onsociato con queste specie ma forma anche consorsi puri. Il lentisco è una pianta a forma di arbusto, qualche volta a forma di albero. Ha un tronco molto ramificato che forma una folta chioma arrotondata. Le foglie sempreverdi sono composte da coppie di foglioline verde chiaro e lucide sopra, più chiare e opache sotto, hanno margine intero. I fiori sono giallo-verdastri, i frutti sono delle piccole drupe rosse, rotonde e ricche di grassi, all'interno il seme è di un colore verde brillante. La corteccia è bruna e si desquama con l'età. Il fusto possiede un succo resinoso-gommoso. Il lentisco è anche detto falso pepe, perché le sue foglie e i suoi frutti, se stropicciati, emanano un forte odore di pepe. Il lentisco è stato utilizzato dall'uomo per usi molteplici. Il prodotto più noto è la resina, detta "mastice di Chio", perché la sua produzione era molto abbondante nell'isola Greca. E' stata usata come astringente, eccipiente di profumi e pomate, come profumo da bruciare e ancora oggi è apprezzata per le sue proprietà balsamiche. Le foglie erano usate per colorare le stoffe di giallo. I frutti si conservavano nel sale e servivano per aromatizzare le carni. Dal seme si ricavava, per pressione, un olio. Il legno, compatto, viene usato per lavori di tornio. E' anche pianta ornamentale.

 

Ginestre: Arbusto talvolta alberello alto fino a 2 metri, molto ramificato, rami rigidi che terminano con un mucrone (punta spinosa). Rami giovani sottili ricoperti da una leggera peluria, gli adulti di colore bruno sono privi di peli. Di colore giallo, riuniti in piccoli gruppi sui rami giovani, fioriscono da marzo a maggio.Specie tipicamente eliofila e xerofila, vegeta dal livello del mare fino alle zone interne con clima caldo-arido (600-800 mt.) Si possono ammirare gli arbusti gialli in fiore lungo la strada provinciale del Castello e nel versante nord.

 

Corbezzolo: E' un arbusto o piccolo albero con corteccia ruvida. Ha foglie lucenti, lanceolate. I frutti sono rossi a superficie ruvida. filirea da ottobre a gennaio producono i caratteristici frutti e bacche di diversi colori e forme.

 

Castagno: E' un albero maestoso, dalla chioma allargata. Ha foglie ovali, appuntite, dentate, portate da brevi piccioli. I fiori sono distinti in maschili e femmini li. I femminili sono raccolti a tré a tré dentro una cupola che poi si sviluppa nel riccio morbido all'intemo e pungente all'estemo. Il frutto è la castagna. Il legno di castagno è compatto, elastico, non molto pesante, molto resi stente agli agenti atmosferici perché ricco di tannino. Il castagno vuole un
terreno asciutto, ricco di potassio. Le sue radici non affondano in profondità
nel terreno, quindi non è l'albero ideale per imbrigliare i terreni. Si trovano alcune piante lungo la strada provinciale che conduce al Castello.

 

Fumaria capreolata: II genere prende il nome dal latino "fumus", per l'aspetto nebuoso delle foglie La corolla è color crema, il calice violetto. Fiorisce in aprile/ ottobre. E' pianta infestante dei campi, di orti e vigne. Vive nell'area mediterranea e nell'Europa occidentale.

 

Leccio: II leccio è uno degli alberi più caratteristici della macchia mediterranea. E' un albero sempreverde e viene usato come pianta forestale, ma anche come pianta ornamentale per i giardini rinascimentali. E' una pianta molto resistente e non ha bisogno di acqua preferisce i suoli calcarei forma boschi puri e, in questo caso, diventa un albero alto e impo nente, o partecipa alla formazione della macchia presentandosi sotto forma di cespuglio costituendo un groviglio impenetrabile con le foglie ruvida mente dentate e pungenti. Il legno del leccio è duro e compatto, la corteccia grigia e screpolata, la chioma larga e compatta è formata da foglie larghe e spinose ai margini se giovani, mentre quelle più vecchie sono strette e a margine intero, sono verde scuro e lucide di sopra, biancastre di sotto. I fiori sono gialli e compaiono in giugno. Il frutto sono le ghiande, verde chiaro, racchiuse in cupole squamose e sono alimento per i suini. Fornisce legna da bruciare ma anche per fare i mobili.

 

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Informazioni sull'Isola
Centri abitati


Giglio Porto

Unico Porto dell'Isola, piccolo e pittoresco, dalle case multicolori ed il mare di una limpidezza impensabile per un porto (se ne vede il fondale) riesce a conciliare, le esigenze commerciali con quelle turistiche. Costruito per la prima volta dai Romani, rimase tale per circa 18 secoli, poi ampliato nel 1796, e nel 1979 in seguito ad una mareggiata eccezionale. Sulla sua sinistra si trova la Torre del Saraceno costruita nel 1596 per volere di Ferdinando I, e poco oltre, La caletta del Saraceno, dove, a pelo d'acqua, si distinguono bene, le mura della cetaria per l'allevamento delle murene, parte dell'imponente Villa Romana (I-II sec.d.C.) dei Domizi Enobarbi, i cui resti sono stati, in passato, in gran parte inglobati nel centro abitato.

 

Giglio Castello

Sede Municipale, sito a quota 405sIm, è cinto da imponenti mura intervallate da tre torri a pianta circolare e sette a base rettangolare. Eretto dai Pisani nel XII sec., più volte ampliato e restaurato dai Granduchi di Toscana, è a tutt'oggi pressochè intatto nel suo interno. Le vie strette, spesso sormontate da archi, i balzuoli (scale esterne per accedere ai piani superiori), la Piazza XVIII Novembre sulla quale domina la Rocca Aldobrandesca, imponente costruzione difensiva, fanno di Giglio Castello una meta suggestiva, dal fascino unico. Da non dimenticare una visita alla Parrocchiale, che conserva pregevoli oggetti sacri e non, e le numerose cantine dove viene prodotto e conservato il tipico, ambrato e robusto vino Ansonaco.

 

Giglio Campese



Ultimo a nascere come centro abitato, costituisce, oggi, l'insediamento turistico più importante dell'Isola con la sua bella e ampia spiaggia sabbiosa. L'incantevole baia, è incorniciata, dal Faraglione da un lato, e dall'imponente Torre medicea dall'altro. La Torre, costruita tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII sec., un tempo si ergeva completamente isolata sugli scogli, mentre ora è collegata da un piccolo ponte, e fu meta difensiva dell'eroica cacciata dei tunisini nell'ultimo attacco barbaresco il 18 novembre 1799. I venti che spirano da sud, che qui giungono alle spalle, fanno, della baia di Campese, palestra ideale per amanti di surf e vela; mentre l'esposizione ad ovest ne fa teatro di stupendi tramonti. .


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Giro dell'Isola in barca

Viaggio intorno all'isola. Seguimi ti farò visitare e conoscere la costa in un giro virtuale per visitarla in anteprima e impare i nomi delle cale, degli scolgli e le spiagge.

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Il dialetto le parole strane dei gigliesi.

Le parole che rendono il linguaggio dei gigliesi simile ad un dialetto. Da abbise a zirro cerchiamo di elencare in ordine alfabetico i termini usati ancora oggi dalle persone anziane.

Soprannomi

Fin dai tempi più antichi i gigliese usano riconoscersi oltre che con il nome ed il cognome a volte troppo comuni con un soprannome o un nomignolo.

 

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Informazioni sull'Isola

Geografia


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Isola del Giglio: Isola del mar Tirreno, la seconda per estensione (21,2 km2) dell'arcipelago toscano dopo l'isola d'Elba; dista 13 km dal promontorio dell'Argentario. Di natura quasi ovunque granitica, rivestita da pini marittimi e da arbusti tipici della macchia mediterranea (lecci, corbezzoli), l'isola ha una morfologia montuosa, culminando nel Poggio della Pagana (496 m). Le coste sono scoscese, rocciose e orlate di scogli, a eccezione della spiaggia Campese, piuttosto
estesa, situata a nord-ovest, e di alcune cale che si aprono nella parte orientale dell'isola. La popolazione, , vive nei tre centri di Giglio Porto, Giglio Castello (situato nell'interno dell'isola, in posizione dominante e racchiuso dalla cinta di mura medievali), e Campese, sulla spiaggia omonima. L'economia poggiava sull'agricoltura (diffusa era la vite), sulla pesca, ma soprattutto ora sul turismo balneare e subacqueo, grazie anche alla bellezza dei fondali costieri.

 

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La nascita dell'Isola

La nascita del Giglio è il risultato di un lentissimo innalzamento del fondale marino. Sono state formulate varie ipotesi, ma quella più attendibile sulla ormazione del complesso è la seguente:

a) sul fondale erano presenti ammassi di rocce sedimentarie che fecero fondere masse di granito generando pressioni sulle rocce sottostanti;

b) il granito fuso, più leggero delle rocce soprastanti, tese a risalire in superficie spingendo in alto lo strato di sedimento che ricopriva il magma granitico e lo sollevò fino a farlo emergere dal mare;

e) si venne così a creare un ampio tratto di terre emerse che univano il Giglio all'Argentario, allora ancora inesistenti come entità separate. Questo processo è riconducibile a circa 5 milioni di anni fa;

d) le azioni erosive degli agenti atmosferici, misero a nudo il granito liberando lo dalle rocce sedimentarie di copertura, ed il Giglio assunse la sua forma attuale;

e) le rocce che costituivano il "ponte" tra i futuri Giglio e Argentario,furono completamente erose non presentando granito sottostante, tenace e resistente all'erosione.

 


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Toponomastica

Le foto della costa inserite in questa pagina con le zone dei punti segnalati è accompagnata dalla cartina con i nomi che consigliamo di stampare, passando con il mouse sulla cartina viene evidenziata la cartina con tutti i nomi dati alle cale e agli scogli, cliccatela per ingrandirla e per stamparla.
 cartina 2 nomi CALA DEL SARACINO: vi erano approdati i Saraceni. macchina

IL MIGLIACCIO: stampata su un liscione, vicino all'albergo Saraceno, ha la forma di un tipico dolce gigliese.macchina

LE MARINE: era un luogo dove le donne facevano il bagno.

LE CORNE: su uno scoglio sembra scolpita una mano atteggiata a coma.macchina

IL CANE: è uno scoglio che assomiglia al muso di un cane.

CALA MISERERE: cala situata sotto il cimitero. macchina

CALA DELLO SMERALDO: lì l'acqua ha il colore dello smeraldo. macchina

CALA DELLE CANNELLE: lì vicino c'è una valle e la presenza d'acqua fa crescere un canneto.macchina macchina

IL CANNONE: viene fuori dalla costa uno spuntone di roccia simile al fuso del cannone, rivolto verso il mare.

PUNTA CAPO MARINO: scogli che sporgono. macchinamacchina

IL BACCELLO: c'è uno scoglio a forma del seme del baccello.

CALA DELLE CALDANE: è una cala riparata, dove fa molto caldo. macchina macchina

I PUNTONI: c'erano massi di granito appuntiti ricavati dalle cave.

ACQUA DEL PRETE: vi è una sorgente di acqua dolce a pochi metri dal mare detta del prete, che era il padrone dei terreni lì attorno.

PUNTA TORRICELLA: in antichità c'era una piccola torre. macchina

CALA DEGLI ALBERI: alle spalle della cala, crescono tanti alberi.  macchina

IL TAMBURO: è un grosso scoglio che esce dal mare a forma di tamburo.  macchina

LO STIVALE: c'è uno scoglio a forma di stivale. macchina

L'ORECCHINO: c'è uno scoglio che assomiglia al lobo di un orecchio.

LO SPECCHIO: un piccolo foro di una decina di centimetri su uno scoglio sul mare permette di vedere l'acqua dall'altra parte, quasi fosse riflessa.  macchina

ZAMPA DI GATTO: c'è uno scoglio che assomiglia ad una zampa di gatto.  macchina

PUNTA CORBAIA: c'è uno scoglio a forma di corba (cesta).  macchina

CALA DELLA ROVINA: scoglio scosceso. macchina

TAVOLA DEL MAGGIORE: un grande masso squadrato Staccatosi dalla montagna assomiglia ad un tavolo. Del Maggiore perché padrone dei terreni lì attorno. macchina

IL FORONE: ìl forone corrisponde al delfino, lì andavano i delfìni a mangiare i pesci catturati dalle reti dei pescatori.

CALA TAMBURATO: ci sono scogli a forma di tamburo.

CALA SARACINESCA: c'è uno scoglio simile ad una saracinesca.  macchina

PUNTA CAPEL ROSSO: ci sono scogli ramati che sembrano attraversati da venature simili a capelli rossi. macchina

SCHIZZATOIO: vicino al mare c'è uno scoglio con un grosso foro, così che quando vi si infrange il mare questo schizza fuori formando tanti spruzzi.  macchina

SALTO DI GIANNI: da uno scoglio alto si tuffò un certo Gianni.

CALA DELLE TRÉ FONTI: perché vi sono Sorgenti di acqua dolce.

CALA DELL'ALTURA: roccia alta e scoscesa.  macchina

PUNTA DEL SERRONE: territorio molto assolato e caldo come una grande serra. macchina

IL SEGATO: perché una "cote" di granito sembra tagliata da una sega.  macchina

L'ARCHETTO: con l'erosione del mare e del vento hanno formato un arco naturale nella roccia. macchina

CALA DI PIETRABONA: c'era uno scoglio grande e piano adatto all'attracco delle barche che dovevano caricare l'uva raccolta nelle vigne li vicino.  macchina

CALA IL CATINELLO: fra gli scogli c'è una conca che sembra un piccolo catino. macchina

I FAMILIARI / PALMAIO: lì c'è una grande palma.  macchina

CALA DEL CORVO: vi nidificavano dei corvi.  macchina

RIPA DELLA PENNA: vi si trovavano le penne dei corvi che nidificavano li vicino.

LO SROVINATO: la costa si presenta molto rovinata, presentando massi e frane sparse.  macchina

PUNTA DELL'ERESIA: vi è la convergenza di correnti contrarie e perciò c'è sempre mare agitato ("eresia" sta per aresia: roccia scoscesa).  macchina

CALA LA SPIGOLA: è riferita al piccolo tappo fatto a tronco di cono che serviva per assaggiare il vino.

SCOGLIO LA CAPPA: è un isolotto a forma di cappa. macchina

CALA DELL'ALLUME: nelle vicinanze vi era un particolare minerale: l'allume di rocca. macchina

CALA DEL SALTO DEL CANE: è una caletta molto stretta, tanto che un cane poteva saltare da una parte all'altra.

PIETRALTA: è una roccia alta e scoscesa.  macchina

SALINE / SALINELLE: nelle fosse degli scogli si depositava l'acqua che, evaporando, lasciava il sale. macchina

PUNTA, SCOGLIO, SPIAGGIA DI MEZZOFRANCO: sono situati nel territorio del Franco.  macchina

PUNTA GESSO: è una scogliera chiara come il gesso.  macchina

LA LETTERA: è uno scoglio piatto vicino al mare simile al foglio di una lettera.

POZZARELLO: lì vicino c'era un pozzo di acqua dolce. macchina

LA DONZELLA: è uno scoglio che assomiglia ad una giovane donna.  macchina

PERTUSO: è una cala stretta, angusta (pertugio). macchina

ISOLELLA: è una scogliera staccata dalla costa.

SCALETTINO: scogli degradanti che permettono di scendere in mare come su una scaletta. macchina

PIGNOCCHI: gli scogli assomigliano a piccole pigne.

CALA DI SPARAVIERI: i Turchi durante un'incursione, spararono su quelle rocce.  macchina

IL CHIAPPONE: è un canalone vicino al mare in mezzo al quale si erge uno sperone di roccia dove i pescatori legavano la sciabbica invece di gettare la mazzera con il pedagno.

CALA DI BONGIOVANNI: il terreno alle spalle della cala era di un certo Giovanni. macchina

PUNTA DELLE SECCHE: lì vicino ci sono le secche. macchina

CALETTA DEI SAPONI: tré grossi blocchi di granito staccatisi dalla mon tagna assomigliano a tré pezzi di sapone. macchina

PUNTA FENAIO: in passato i contadini vi ammucchiavano e conservavano il fieno. macchina macchina

IL RICCIARDO: il fondale era ricco di ricciarde.

CALA SACCO DI TINTA: vi sono sulla costa delle buche naturali dove i pescatori tinteggiavano le reti, utilizzando la corteccia dei pini che vi sono nelle vicinanze.  macchina

SCOGLIO TRENICAIOLO: è uno scoglio che si muove quando il mare è mosso.

PUNTA DEL MORTO E CALA DEL MORTO: poiché vi fu trovato morto un contadino gigliese.  macchina

LA ROTA: sulla costa tra la macchia vi si scorge un sasso a forma di ruota.  macchina macchina

CALA CARBUGINA: con la legna che raccoglievano facevano il carbone.  macchina

BANCA PIANA: vi è una cote a forma di panca. macchina

TESTA DI DANTE: è uno scoglietto che esce dal mare e che presenta, visto dalla parte a nord, il profilo di Dante.  macchina macchina

PUNTA DELLA CROCE: un grande scoglio sul mare presenta una spaccatura a forma di croce. ,macchina

LA MELA: un grosso scoglio vicino al mare presenta la figura di una mela.  macchina

IL COLOMBO: vi nidificavano i colombacci.

CALA DELLA CAMPANA: c'è uno scoglio simile ad una campana rovesciata. macchina

PUNTA SUBBIELLI: lì vicino si escavava il granito con le subbie (scalpelli).

LA CALETTA: è una piccola cala. macchina

PUNTA CAPEZZOLO: era così chiamata per uno scoglio che assomigliava ad un capezzolo. Recentemente lo scoglio si è staccato dalla parete rocciosa come è visibile dalla seconda immagine. macchina macchina

CALA ARENELLA: la rena della spiaggia era sottile. macchina

IL PICCIONE: vi erano nidi di piccioni. macchina

CALA CUPA: è una cala stretta e profonda. macchina

GLI SCOGLIONI: grandi blocchi di granito isolati sul mare.  macchina

SCOGLIO DELLA NAVE: è uno scoglio in mare, sulla punta del Lazzaretto, simile alla prua di una nave.

CALA DI MEZZO: è situata fra la Cala del Lazzaretto e Cala Cupa.  macchina

LA GABBIANARA: su quello scoglio si fermano numerosi gabbiani. macchina

CALA DEL LAZZARETTO: c'era un Lazzaretto dove tenevano in quaran tena i malati di peste. macchina

CALA DELLA FICAIACCIA: c'era una grossa ficaia selvatica. macchina

LA SPIAGGETTA: creata artificialmente dai gigliesi e frequentata per la comodità e bellezza. macchina

 

 

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Minerali

cartina 2 minerali picc

1)Punta di Pietralta: MALACHITE - QUARZO

2)Poggio della Pagana: TORMALINA - QUARZO - ADULARIA ORTOCLASIO

3) Punta dell'Arenella: TORMALINA - BERILLIO

4) Bonsere: ELBAITE - GRAFITE

5) Poggio Temeti: TORMALINA - ORTOCLASIO - QUARZO

6)Punta di Capei Rosso: TORMALINA

7)Punta del Fenaio: QUARZO

8) Punta di Radice: QUARZO

9) Miniera del Campese: CALCITE - PIROLUSITE - STALATTITI

10) Cala delle Cannelle: PIRITE - TORMALINA - PIRROTINA

11) Cala delle Caldane: PIRITE - QUARZO - TORMALINA

12) Cala dell'Allume: SOLFO - MELANTERITE - CRISOCOLLA COPIATÌTE - ALUNITE

13) La Vena: QUARZO - GOETHITE

14) Mortoleto: QUARZO

15) Punta delle Saline: GESSO - PIRITE - BLENDA

16) Scogliera di Mezzofranco: PIRITE - BLENDA - QUARZO CLORITE - LAWSONITE

17) Punta di Mezzofranco: LAWSONITE - CLORITE

18) Poggio Zuffolone: LAWSONITE-DIALLAGIO

19) II Gronco: QUARZO - TORMALINA

20) Vaccarecce: QUARZO - TORMALINA

21) San Giorgio: PIRITE - QUARZO

22) Antico faro: TORMALINA - GOETHITE - QUARZO

23) San Francesco: CAOLINO - TITANITE

24) Poggio del Sasso Ritto: TORMALINA

25) Cava del Foriano: PIRITE.

 

 

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Cave

cartina 2 cave picc

1) Cava delle Cannelle: GRANITO

2) Cava della Ficaiaccia o del Fonano: GRANITO

3) Cava del Lazzaretto: GRANITO

4) Cava del Piccione: GRANITO

5) Cava dell'Arenella: GRANITO

6) Cava del Fenaio: GRANITO

7) Cava di Sparvieti: GRANITO

8) Cava di Campese: CALCARE

9) Cava delle Saline: GESSO

10) Cava della Valle Ortana: CALCARE

11) Cava del Poggio della Chiusa: GRANITO

12 -13 -14) Le tré Cave del Castelluccio: GRANITO

15) Cava dell'Acqua del Prete: GRANITO

16) Cava delle Caldane: GRANITO

17) Cava della Torricella: GRANITO

18) Cava degli Alberi: GRANITO

19) Cava dei Puntoni: GRANITO

20) Cava della Cala di Mezzo: GRANITO

21) Cava di Cala Cupa: GRANITO

22) Cava dell'Allume: ALLUME DI ROCCA 

 

 

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Geografia

 

Nata 4,5 - 5 milioni di anni fa, l’Isola del Giglio, deve alla sua posizione geografica "strategica" l'origine della sua storia avventurosa e contesa. Già abitata dall'età della Pietra e successivamente scelta dagli Etruschi come probabile avamposto militare, il Giglio visse uno dei momenti di maggior splendore sotto il dominio romano della Famiglia dei Domizi - Enobardi, proprietari della monumentale villa patrizia sita in loc. Castellari, (oggi visitabile soltanto la cetaria) diventando un nodo marittimo fondamentale negli scambi fra le Province, come dimostrano i numerosi relitti nelle acque antistanti l'Isola e le menzioni nella letteratura dell'epoca (Giulio Cesare "De Bello Civili I" - Plinio "Historia Naturalis" - Antonino Augusto "Itinerarium Maritimum" Rutilio Namaziano). Nell'805 Carlo Magno donò l'Isola all'Abbazia delle Tre Fontane, ma dopo varie vicende passò agli Aldobrandeschi, ai Pannocchieschi, ai Gaetani, agli Orsini e al Comune di Perugia. Nel 1241 nelle acque gigliesi, la flotta di Federico II distrusse quella genovese che portava a Roma i prelati per il Concilio convocato da Gregorio IX contro lo stesso Imperatore. Dal 1264 l'Isola fu tenuta dai Pisani, ai quali si deve la struttura urbanistica di Giglio Castello. Nei secoli successivi, l'Isola subì numerose dominazioni compresa quella dei Medici di Firenze dagli inizi del XV secolo. Purtroppo in quel periodo, essa subì numerose scorribande saracene, una delle più disastrose ad opera del Pirata Khair ad-Din detto il Barbarossa. Il 18 novembre 1799 segna la fine delle incursioni barbaresche nonché l'eroica vittoria dei Gigliesi contro i "Turchi". Da questo momento inizia un periodo più tranquillo, che favorì una ripresa economica e demografica, con la ripresa dell'attività agricola e con l'inizio dello sfruttamento minerario (limonite, ematite, pirite) e l'apertura delle cave di granito, attività, entrambe, già in auge ai tempi dei Romani (molte colonne dell'antica Roma, e di alcune Basiliche italiane sono in granito del Giglio). In seguito alla chiusura della miniera di pirite nel 1962, ebbe inizio l'attuale realtà dell'Isola del Giglio: l'avventura "turismo". Da non dimenticare che il nome GIGLIO non deriva dal fiore, né dalla dominazione fiorentina, ma deriva dalla latinizzazione del vocabolo greco capra ovvero Aegilium : Isola delle Capre.
 

 

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 I primi abitanti dell'Isola

L'uomo ha iniziato a popolare l'isola molto prima dell'Età Romana. Nel 1968, da uno scavo accurato e scientifico, emersero reperti neolitici, dell'età del ferro, etruschi, romani, bizantini, medioevali che attestano che l'isola era conosciuta, abitata e sfruttata sin dalla preistoria. Oggetti di pietra e precisamente tre punte di freccia, una di diorite, una di diaspro e una di selce sono state ritrovate in loco da un mineralogista, direttore delle miniere elbane, Raffaello Foresi. La qualità di pietra, però, non esiste al Giglio quindi si presume che i primitivi abitanti la portarono con loro per commerciare con il continente o le altre isole. Tali reperti sono conservati nel museo fiorentino di Preistoria. Nel periodo neolitico gli uomini vivevano in capanne che, raggruppate, formavano villaggi organizzati: per gli animali venivano eretti muri di recinzione. Sull’isola sono ancora visibili delle cavità, artificialmente create nei massi di granito, dove le donne macinavano il frumento con rotondi macinelli, sassi raccolti sulla riva del mare e usati per la loro forma levigata. Lo spazio sovrastante le capanne e i recinti era il luogo di riunione per i membri del villaggio ed era spianato e circondato da lastroni di granito. Sull’insieme dominava la costruzione del capo della comunità. Perfettamente leggibile, è ancora oggi, il perimetro in pietra.

 

 

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 Gli Etruschi

 

Fin dall'età della pietra il Giglio era abitato dai Liguri. Intorno al 1200 a.C. gli Etruschi o Tirreni fecero sentire la loro potenza sia in terra, sia in mare e li cacciarono,occupando l'Etruria, tutte le isolette dell'arcipelago e parte della Corsica. Si dice che fossero "i padroni del mare" e che ben poche navi dei popoli vicini si avventurassero sul mar Tirreno. Gli Etruschi al Giglio si dedicavano all'escavazione e lavorazione del granito che utilizzavano per le proprie costruzioni, i monumenti e le ancore delle loro navi. Sfruttavano i giacimenti di ferro e pirite che c'erano al Campese e poiché sono stati ritrovati resti di fornaci si crede che gli Etruschi fondessero il metallo sull'isola per poi lavorarlo. Estraevano inoltre l'ocra, necessaria per la preparazione di tinture e per le loro cerimonie sacre. Si pensa che al Campese ci fosse un vero villaggio minerario. Il Campese, come il Porto, era il principale punto d'attracco delle navi che caricavano il minerale ed il granito destinato a raggiungere la terraferma. Allora il traffico marittimo era intenso e ciò è dimostrato dal ritrovamento di relitti di navi etrusche sui fondali dell'isola. Su queste navi sono state recuperate delle anfore, contenitori in argilla, che probabilmente contenevano vino ed olio.

Da Alessandro Fei, Civiltà mineraria all'Isola del Giglio , Circolo Culturale Gigliese 1989.
"Un'interessante testimonianza ci è fornita dal Paolicchi(...)
Un giorno una donna mi fermò al Castello e mi disse che, nel 'picconare ' il marito minatore aveva rotto uno ziro sotto terra; c'eran tante cose dentro, anche un diadema. Le tombe etrusche trovate dai minatori furono due, sempre a orcio (ziro o coppo). Il direttore gentilmente mi concesse il permesso di vedere gli oggetti. I rottami degli orci erano interessanti; la frattura nello spessore mostrava tre strisce parallele, due nere all'interno e all'esterno, una rossa mediana. Nell'impasto ceramico erano immersi grossi chicchi della rena del Campese, che, data la diversa loro costituzione, avevano reagito diversamente al fuoco, ed erano grigi. Dunque opera locale, argilla e rena locale. Non erano cotti al forno, ma all'aria aperta, con fuoco dentro e fuori. Ambedue gli ziri contenevano resti del rogo funebre e gli oggetti in bronzo. La punta e il codolo di una lancia i denti di una giovinetta di circa 14 anni. Il diadema era il manico ben lavorato di una 'cista' il salmastro delle acque marine aveva corroso il bronzo. Le due terrecotte erano decorate 'a pizzicotti' dati nella mota fresca col pollice e l'indice, in rilievo giravano intorno nello ziro ' " .
Questo documento testimonia come altre anfore, o ziri, siano state ritrovate sepolte sotto terra, nella campagna gigliese; esse erano, molto probabilmente, urne cinerarie dove gli Etruschi conservavano le ceneri dei defunti, dopo la cremazione (bruciavano sul rogo i loro morti).
Gli Etruschi dominarono l'isola fino a quando i Romani, dopo numerose battaglie, li sconfissero definitivamente a Vadimone, impossessandosi di tutta l'Etruria e delle sue isole: era l'anno 331.

 

 

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Minerali

1)Punta di Pietralta: MALACHITE - QUARZO

2)Poggio della Pagana: TORMALINA - QUARZO - ADULARIA ORTOCLASIO

3) Punta dell'Arenella: TORMALINA - BERILLIO

4) Bonsere: ELBAITE - GRAFITE

5) Poggio Temeti: TORMALINA - ORTOCLASIO - QUARZO

6)Punta di Capei Rosso: TORMALINA

7)Punta del Fenaio: QUARZO

8) Punta di Radice: QUARZO

9) Miniera del Campese: CALCITE - PIROLUSITE - STALATTITI

10) Cala delle Cannelle: PIRITE - TORMALINA - PIRROTINA

11) Cala delle Caldane: PIRITE - QUARZO - TORMALINA

12) Cala dell'Allume: SOLFO - MELANTERITE - CRISOCOLLA COPIATÌTE - ALUNITE

13) La Vena: QUARZO - GOETHITE

14) Mortoleto: QUARZO

15) Punta delle Saline: GESSO - PIRITE - BLENDA

16) Scogliera di Mezzofranco: PIRITE - BLENDA - QUARZO CLORITE - LAWSONITE

17) Punta di Mezzofranco: LAWSONITE - CLORITE

18) Poggio Zuffolone: LAWSONITE-DIALLAGIO

19) II Gronco: QUARZO - TORMALINA

20) Vaccarecce: QUARZO - TORMALINA

21) San Giorgio: PIRITE - QUARZO

22) Antico faro: TORMALINA - GOETHITE - QUARZO

23) San Francesco: CAOLINO - TITANITE

24) Poggio del Sasso Ritto: TORMALINA

25) Cava del Foriano: PIRITE.

 

 

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In questa pagina abbiamo selezionato i siti web che effetuano le previsioni meteo locali e a livello nazionale.

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Soprannomi

Soprannomi

Fin dai tempi più antichi i gigliese usano riconoscersi oltre che con il nome ed il cognome a volte troppo comuni con un soprannome o un nomignolo.

   
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