I POETI DELL'ISOLA
Autore Tonino Ansaldo
CAGNARA, PADRE MIO
Rideva cagnara rideva e capiva del salubre riso il senso.
Rideva cagnara tra squamosi e lenze totani, polpare e polpi. Di questi mai donava misere mense.
Eccelso tra ami e tramagli. ai sortito in mare senza tornare di quel che vive d’acqua e sale.
Ai remi rideva cagnara col gigante “vendellova” d’un legno a bordo di cubi graniti carico, verso il porto dalla Gran Cava.
Quei cubi quindi diventar 4 muri e ai genitor donar dimora.
Poi… nel persico golfo. Tra gl’occhi a mandorla. Nel regno delle creole. Attraverso l’Horn.
Giovane, sopra e sotto l’equatore.
Dove 12 metri volò in quella stiva. Grave fu il malanno. Solo nelle cure lungo un anno. Risorse laggiù nella terra del tango.
Rideva cagnara tra i timoni di rimorchi dentro il labronico libeccio che padrone monta su ponti e coperte e il cor tremante piglia.
Salvando quel pontone carico di vita sulle Melorie secche.
Di coraggio vive d’argento e di Marina la medaglia.
Rideva cagnara padre mio e l’umore tra le nubi, scuote ancora. All’Eterno lieve un riso la Divina Bocca sfiora.
Lesto in quel mondo di marò e penelopi si circonda.
Spumante, di sesso comica (barzelletta) sorte parola tonda.
Spumante, una tergo l’altra cavalcando l’onda.
Lassù… cagnara, ancor trasmette del salubre riso il senso.
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