1799: L’eterni eroi
Andiedero sciabecchi sette sotto costa di levante nel golfo del ponente. Andiedero ove l’astro vive e tardo muore lo splendente. Andiedero veleggiando minacce e quadre.
I dritti di prora verso le Secche punte e di Sparavieri. Arduo approdo a turchi guerrieri. In ansia l’alba d’un autunno.
Messero a terra il pie’ pur nella piana piaggia etrusca. In detto loco, Torre Magna poco difese poco foco accese.
Moltitudini scesero duemila fieri dicesi. Di vermigli vessilli e verdi, di curve lame lucenti e cariche armi d’intenti.
Dal forte visti vennero. Di araba stirpe, mori, di pelo in volto assai più l’orrido crine. Non parenti, salienti al monte nostro d’acqua cinto e dai quadranti venti.
Lesto il sacro bronzo toccò a martello. Lesto, eroi chiamò nei campi oltre il muro fratello.
Sola e sorda l’età rese così “Aragosta” fora coi pecori restò. Nessun male nessun fece.
Sù pel Gronco schiere dal Vernaccio alla Fontuccia tra coti, vigne e greppie sopra Santa Croce armati e bandiere. Quivi a insetti pari saliendo giunsero. Pochi di numero d’armi mal pratici. Tredici sottocento, leoni sui trioni s’opposero. Simile Termopili Parti a migliaia di Sparta sol trecento.
Sù altari esposte reliquie col Braccio Santo. Accesa molta cera in chiesa, grida nell’eco nella preghiera. Terrore nei lumi di piccoli e vecchi inabili alla difesa. L’aiuto dei santi cuor loro spera.
Dalla Casamatta scoppiò, falciò corsari del cannon la sfera. Posero alti guai Aldi, Bancalà, Giudici, Danei e Mai. Di Dio ministri, manipolo presente c’era. Di patria eroi nonmai.
Di gloria coperti graniti otto trioni. Lassù, Baffigi, Brizzi, Brothel, Bartoletti, Centurioni. Di scompiglio artefici fiamme nella lotta. Torri nel mito. Vive Sant’Anna, la Sentinella, dei Lombi e di Scotta.
Da l’orto del comando Intenso foco volse Rosa, Stefani, l’Arienti. Sargenti, tenenti superbi combattenti. Pur principiò Pini, Modesti, Martini. Da epiche feritoie, coro di spari, mortale concerto, di note sempre pari. Lassù Rossi, Miliani, Lubrani, Pellegrini. L’amazzoni tra loro sù scale giù i macigni coi turchi in volo.
Poi … La decimasesta ombrò il meriggio. Luce fece invece su quel coraggio. Fugaci presto mise tra valli quell’indegni. Potiedero sul mar issar le vele salpa’ i ferri e naviga’ i legni.
Lassarono in insula pochi armamenti. Lassarono sette immoti, privi di sentimenti. Solo e briaco uno rimase, più mai galleggiò saraceni bastimenti.
Narrò di mura d’isola di folla popolate. Difeso il borgo di gremiti spalti, di gente armate.
Nostro Mamiliano Santo I mori orbi rese. Parve un miracolo sulla cinta in mezzo a costoro, Costui scese.
Vita e sangue Il moro stiavo mestiò poi coll’eterni eroi.
Clementi padri. Impavidi padri. Maggiori nostri padri.
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