COSTANTINO VIVE
Eccolo, di lontano spunta. Rolla che par sempre a cavallo d’onda. Lento e’ il pie’ per terra regge quel corpo in danza mosso da torte gambe.
Eppure forti braccia e le mani restono che i remi e le cime hanno di calli, fatte di legno.
Ora qui s’appuntella, chiuse le braccia a treccia s’appuntella al bianco granito di molo, s’appuntella come a capo di banda. Come prima a bordo, copia solito il suo stare. Ora qui, lo vuole il mare.
D’un mondo, ricorda le terre toccate, le razze d’ogni color conosciute. Dove l’orma sua, salda ventosa in coperta, sorella nei porti d’ogni paese dal clima, favella diversa.
Ora stanca quell’orma l’isola onora. Ora stanca quell’orma poggia dove candido sasso l’alza in trionfo. Senno’ vecchio sarebbe lontano assente.
Lontano lassu’ sotto i cipressi ai pie’ del Castellari. Voi di mar forti, posti lì, come Cristi su gli altari. Vostra la croce, il mare. Ma presto a poppa col singolo berretto e il diace tra i calli stretto tu solo, e bravo il mar c’insegnerai.
Sangue dei calafati. Pari a quei giganti immortalati. Ti ricordero’.
Tuo Antonio (come ti piaceva chiamarmi)
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