fonte elbareport.it
Scritto da Umberto MazzantiniDispiace davvero che la Fondazione Isola d'Elba, animata da così autorevoli imprenditori e da così numerosi think tank, si lasci andare a proposte mal ponderate, che denotano scarsa conoscenza della normativa, dei vincoli, delle competenze degli Enti chiamati in causa, e quindi impossibili da realizzare, come quelle di "aprire" Montecristo e Pianosa al diporto
– visto che il bagno e lo snorkeling citati grazie al Parco si possono già fare – e al nuoto libero partendo da barche che si ancorerebbero dentro il mare protetto ma che, miracolosamente, non farebbero danno alcuno a un ambiente che è, in entrambe le isole zona 1 di protezione integrale.
A Montecristo il Decreto del Presidente della Repubblica del 1996 che istituisce il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano amplia la precedente area di tutela biologica integrale esistente fin dal 1971; Pianosa è stata solo affidata come zona marina a protezione integrale al Parco, addirittura dopo la sua istituzione, con un decreto del Ministero dell’Ambiente del 19 dicembre 1997 ed entrato in vigore nel 1998, per l’"Individuazione di un’area di interesse naturalistico e apposizione di misure di salvaguardia per una fascia di mare intorno all’isola di Pianosa", che amplia la precedente area di tutela biologica istituita dalla Provincia di Livorno e ne fissa vincoli che – come a Montecristo - né il Parco, né il Comune di Campo nell’Elba né quello di Portoferraio, possono - nella situazione data - modificare. Tanto è vero che il Parco Nazionale a Pianosa è riuscito a consentire la balneazione a Cala Giovanna grazie a deliberazioni "provvisorie" continuamente rinnovate e che le 8 boe per le attività subacquee a Pianosa sono il frutto di un lavoro corpo a corpo, ma anche collaborativo, durato 8 anni, con la burocrazia ministeriale e regionale che è stato sbloccato solo grazie a un progetto "sperimentale" il cui impatto sull’ambiente deve essere periodicamente monitorato.
Come se non bastasse, Montecristo ha un diploma europeo proprio per la protezione integrale dell’ambiente terrestre e marino e, insieme a Pianosa, a mare e a terra, è Zona speciale di conservazione (ZSC) della Direttiva europea Habitat e Zona di protezione speciale (ZPS) della direttiva uccelli, sulla base delle quali l’Unione europea, lo Stato italiano e la Regione hanno cofinanziato progetti di recupero della biodiversità come l’eradicazione dei ratti e dell’ailanto dei quali hanno beneficiato rarissimi uccelli marini e piante autoctone e la biodiversità in generale.
Quanto proposto dalla Fondazione non mi pare contemplato nelle norme di gestione delle ZCS/ZPS approvate dall’Unione europea e dalla Repubblica Italiana e invito i proponenti a pensare a quali immense ricadute di immagine – ma in negativo – avrebbero per l’Elba e l’Arcipelago l’avvio di procedure di infrazione da parte dell’Ue e il ritiro del Diploma europeo a Montecristo.
Quindi a Montecristo e Pianosa non si può far niente? Non mi pare proprio: è stato solo grazie all’istituzione del Parco Nazionale che a Pianosa sono arrivati i turisti, i bagnanti e i subacquei e che a Montecristo si può accedere molto meglio e più di prima, con un flusso di visitatori nettamente aumentato e gestito più democraticamente, ma che deve essere comunque contingentato e sorvegliato. Prima non era così e il privilegio era la norma, tanto è vero che improvvisamente, dopo le denunce di Legambiente, da Montecristo sono scomparse le centinaia di "scienziati", improvvisati ma rigorosamente in yacht, che popolavano le estati dell’isola teoricamente proibita.
Nella situazione attuale nessuno, a cominciare dal Parco Nazionale, può modificare i vincoli con i quali il mare di Pianosa e di Montecristo sono stati affidati al Parco con un Decreto del Presidente della Repubblica e un Decreto Ministeriale, in attesa dell’istituzione dell’Area Marina protetta dell’Arcipelago Toscano prevista dal lontanissimo 1982. Solo con l’istituzione dell’Area Marina protetta il Parco, tenendo conto del grande valore ambientale delle due isole e del loro mare e delle Direttive europee che li proteggono, potrà rivedere l’attuale zonazione a mare a Pianosa e Montecristo e consentire altre attività a basso impatto ambientale, così come chiede da sempre Legambiente. Quindi, se la Fondazione Elba vuole chiedere la revisione degli attuali vincoli a Pianosa e a Montecristo ha una sola strada: firmare la petizione di Diving Center, Guide Subacquee, Diversamente Marinai e Legambiente per l’istituzione dell’Area Marina Protetta dell’Arcipelago Toscano.
Su una cosa la Fondazione Elba ha sicuramente ragione: Pianosa e Montecristo sono due gioielli, ma i gioielli non si svendono o non si portano al Monte di pietà per passa’ la nuttata del Covid-19, se si ha la fortuna di averli si proteggono, perché sono preziosi per noi e per le generazioni future.
Umberto Mazzantini
Direttivo Parco Nazionale Arcipelago Toscano
Responsabile mare LEGAMBIENTE Toscana