fonte Toscana Notizie
Indicazioni alle reti locali antiviolenza e istituzioni anche nei casi in cui sia necessario trovare alloggi per isolare le donne e per proteggerle. Una collaborazione con Prefettura, Forze dell’ordine, Magistratura, ANCI
Un gioco di squadra fra reti antiviolenza e istituzioni per non lasciare sole le donne costrette, in questo periodo di emergenza, al forzato isolamento fra le pareti domestiche.
Una delibera approvata ieri dalla giunta, su proposta dalla vice presidente e assessora alle pari opportunità Monica Barni e dall’assessora alla salute e al welfare Stefania Saccardi, fornisce alle reti locali antiviolenza indicazioni per la gestione delle problematiche connesse alla violenza di genere durante l’emergenza coronavirus.
“Sono indicazioni – spiega la vicepresidente Monica Barni - che delineano un percorso costruito attraverso una sempre più stretta collaborazione tra diverse istituzioni ed organismi coinvolti: assessorati regionali alle pari opportunità, alla salute ed al welfare, Prefettura, Forze dell’ordine, Magistratura, ANCI ed una rappresentanza dei centri antiviolenza della Toscana.”
Le linee guida nascono dallo sforzo congiunto di un gruppo di lavoro ristretto in seno al Comitato Regionale di coordinamento sulla violenza di genere (istituito dalla legge regionale del 2007) e cercano di dare risposte integrate alle potenziali criticità che si potrebbero creare in questo periodo sui territori.
“In questo periodo di convivenza forzata e forzosa - prosegue Barni - temiamo l’inasprimento di talune situazioni domestiche che, per alcune donne, rischiano di trasformare la casa in un inferno. Già nei giorni scorsi avevamo assicurato che i centri sono aperti, anche se lavorano da remoto, ed hanno anzi potenziato i canali di comunicazione per le donne che avessero necessità di mettersi in contatto con le operatrici. Anche il Codice Rosa funziona a pieno regime, e garantisce l’accesso ai suoi diversi punti, negli ospedali e sul territorio”.
Dal 15 aprile, allo scopo di diffondere e rafforzare questi messaggi, partirà anche una campagna di comunicazione sui social, su alcune testate giornalistiche on line, su alcune radio e TV locali. Su pagina www.regione.toscana.it/numero1522 possono essere trovate le necessarie informazioni per mettersi in contatto con i centri, per scaricare la app del numero unico nazionale 1522 e la app YouPol messa a disposizione delle Forze dell’ordine.
Uno degli aspetti salienti affrontati dalla delibera riguarda la gestione delle eventuali messe in sicurezza urgenti. “L’esigenza di contenere il possibile contagio – ricorda l’assessora a salute e welfare Stefania Saccardi - determina la necessità di individuare soluzioni-filtro di accoglienza, dove le donne ed i loro figli possano passare i 14 giorni di isolamento fiduciario, prima del loro ingresso nelle case rifugio, dove già dimorano altri nuclei familiari. Queste soluzioni abitative temporanee saranno reperite sui territori dalle reti territoriali antiviolenza e da task force locali istituite per l’occasione anche nell’ambito dell’accordo recentemente siglato tra Regione, albergatori e strutture agrituristiche, come previsto dall’ordinanza del presidente della Regione numero 15, del 18 marzo”.
“Nei casi in cui non sia possibile praticare questa soluzione e non vi sia la disponibilità di ulteriori strutture sul territorio - precisa la vicepresidente Barni - la rete locale antiviolenza potrà acquisire, anche in via preventiva, la disponibilità di ulteriori piccole strutture ricettive (case vacanza, b&b, etc), attualmente chiuse, ad ospitare donne e minori in pericolo almeno per i primi 14 giorni”. Ma non è tutto.
“E’ altresì possibile - segnala la prefetta di Firenze Laura Lega - secondo le indicazioni della ministra degli Interni Luciana Lamorgese, rivolgersi alla Prefettura di riferimento per attivare le possibilità, previste dal decreto legge del 17 marzo scorso, di requisizioni in uso, anche temporaneo, di immobili per ospitare le persone isolamento fiduciario o in permanenza domiciliare qualora tali misure non possano essere attuate presso il domicilio della persona interessata”.