Raggiunto laccordo alla COP28 640x468scritto da greenreport.it

Guterres: l’industria eliminerà gradualmente i fossili, che gli piaccia o no. Stiell: mancano i fondi per l’Unfccc

La COP28 Unfcc di Dubai  si è conclusa il giorno dopo rispetto al previsto, ma con un riferimento senza precedenti all’uscita dai combustibili fossili

, nel suo documento finale e con l’invito a tutti  paesi a lavorare per «L’abbandono dei combustibili fossili nei sistemi energetici» anche se non è riuscita a far passare  il tanto atteso appello per «L’abbandono dei combustibili fossili nei sistemi energetici con una loro  eliminazione graduale».

Il Segretario generale dell’Onu, António Guterres ha sottolineato che «La menzione del principale contributore mondiale al cambiamento climatico arriva dopo molti anni in cui la discussione su questo tema è stata bloccata», ma ha aggiunto che «L’era dei combustibili fossili deve finire con giustizia ed equità. A coloro che si sono opposti a un chiaro riferimento all’eliminazione graduale dei combustibili fossili nel testo della COP28, voglio dire che l’eliminazione graduale dei combustibili fossili è inevitabile, che piaccia o no. Speriamo non arrivi troppo tardi».

Il presidente della COP28, il criticatissimo Sultan al-Jaber, considera il voto – gestito in maniera velocissima ed eccentrica rispetto alle precedenti COP- come «Un momento storico. Il punto in cui il mondo ha cambiato rotta e ha iniziato a pesare davvero sulla principale fonte di emissioni che riscaldano il nostro pianeta: carbone, petrolio e gas. Ed è davvero un progresso significativo il fatto che per la prima volta i combustibili fossili e la necessità di “transizione” da essi siano stati inclusi nel testo. Gli attivisti diranno che è troppo poco e troppo tardi. Ma il mondo che si riunisce per riconoscere questo fatto avrà conseguenze nel mondo reale. Vorreste scommettere i risparmi di una vita su una nuova centrale elettrica a carbone da oggi in poi?»

Ma il sollievo di al-Jaber per aver evitato un fallimento totale non può nascondere che l’accordo raggiunto è fondamentalmente debole e non impone obblighi. Come ha riconosciuto lo stesso presidente emiratino della COP28, «Il successo di questo accordo è tutta una questione di “attuazione”» e dipenderà da quanto i Paesi del mondo decideranno effettivamente di fare.

Il ministro australiano del clima, il laburista Chris Bowen, che è tra quelli che aveva più fortemente chiesto la eliminazione graduale dei combustibili fossili, ha definito l’accordo «Un risultato importante. I colloqui di Dubai rappresentano una pietra miliare importante», ma riprendendo quantoo detto dagli Usa e dai piccoli Stati insulari ha ammesso che l’accordo  non ha realizzato gli obiettivi necessari, anche se apprezza il fatto che l’accordo includa impegni per aumentare l’energia rinnovabile.

Un delegato di Samoa aveva elenca le sue obiezioni al testo, citando riga per riga le parti dell’accordo che non approvano i Piccoli Stati insulari e sottolineando che «L’attenzione esclusiva ai sistemi energetici è deludente». Un intervento finito con una standing ovation da parte di delegati di molti Paesi e delle ONG. Le Samoa hanno denunciato che l’approvazione dell’accordo è avvenuta prima che l’Alliance of Small Island States, composta da 39 Paesi particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici, potesse unirsi agli altri delegati in plenaria e ha accusato la presidenza emiratina della COP28 di aver il chiuso la votazione quando i piccoli Stati insulari non erano in aula».

Le nazioni del Pacifico e i piccoli Stati insulari si sono presentati come sempre, lottando per soluzioni, e sono stati in non piccola misura responsabili del relativo successo della COP28 nella lotta contro i combustibili fossili. Un percorso chiaro, sostenuto da un quadro giuridico e da un calendario di attuazione che non ha fatto parte del risultato finale, nonostante i piccoli Stati insulari mantenessero la linea per un’eliminazione graduale completa, rapida ed equa dei combustibili fossili, e nonostante il sostegno senza precedenti da parte dell’America Latina, dell’Europa, dell’Australia e di alcuni Paesi africani e e il sostegno di oltre 120 Paesi per un solido accordo sulle energie rinnovabili. Piuttosto che prendere in considerazione le preoccupazioni delle nazioni vulnerabili dal punto di vista climatico, il risultato finale utilizza un linguaggio debole, è vago sulle scadenze, ha pochi impegni finanziari e continua a pendere a favore dei principali responsabili delle emissioni.

Per il commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra «Questo è un giorno di solenne soddisfazione». Ma la richiesta dell’Ue di inserire «l’eliminazione graduale dei combustibili fossili» nel documento finale non è passata  e Hoekstra dice che comunque si ritiene soddisfatto per il fatto che «I colloqui hanno finalmente concordato un accordo sui combustibili fossili dopo 30 anni» , rivolto ai piccoli Stati insulari ha assicurato: «Voglio che sappiate che resteremo insieme a voi  per tutto il tempo necessario».

La Bolivia, che era stata molto critica nei confronti del primo accordo proposto alla COP28, perché non affrontava la questione dell’equità riguardo alla rapidità con cui i Paesi smetteranno di utilizzare combustibili fossili, ha continuato a criticare la mancanza di giustizia climatica nel nuovo questo accordo: «Negli ultimi 8 anni i Paesi sviluppati hanno lavorato intensamente per erodere e cancellare questi principi».

Per il Bangladesh, che sta affrontando enormi rischi derivanti dall’innalzamento del livello del mare dovuto al cambiamento climatico, «L’accordo è un compromesso ma è un compromesso con cui possiamo  convivere. questa è la prima volta che le nazioni escono dalle loro comfort zone per lavorare insieme. Naturalmente ci sarebbe piaciuto di più. Il vero test è mantenere le promesse».

Secondo l’inviato speciale per il clima degli Usa, John Kerry, l’approvazione del documento di Dubai «E’ un momento “storico. E’ chiaro che impegnarsi ad abbandonare i combustibili fossili è un enorme risultato, anche se moltissime persone avrebbero usato parole diverse», un riferimento al fatto che anche gli Usa volevano che l’accordo prevedesse l’eliminazione graduale dei combustibili fossili.Kerry ha concluso: «Tutti avrebbero potuto dire le cose in modo un po’ diverso… ma penso che questo sia motivo di ottimismo. Sono ammirato dallo spirito di cooperazione».

Il segretario esecutivo dell’Unfcc, Simon ha commentato positivamente l’accordo: «Avevamo bisogno che questa COP inviasse segnali chiari su più fronti. Avevamo bisogno di un via libera globale che segnalasse che tutti i sistemi puntano sulle energie rinnovabili, sulla giustizia climatica e sulla resilienza. Su questo fronte, la COP28 ha compiuto veri passi avanti. Triplicare le energie rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica. Un quadro per l’Obiettivo Globale sull’Adattamento. Rendere operativo il fondo perdite e danni e versare un acconto iniziale. In ogni fase, l’azione per il clima deve procedere di pari passo con lo sviluppo, la dignità e le opportunità umane».

Stiell ha ammesso le mani aventi ammettendo che «Ci saranno tantissime analisi su tutte le iniziative annunciate qui a Dubai. Sono un’ancora di salvezza per l’azione per il clima, non un traguardo. Ora tutti i governi e le imprese devono trasformare senza indugio questi impegni in risultati di economia reale. La COP28 doveva anche segnalare una brusca frenata al problema climatico fondamentale dell’umanità: i combustibili fossili e il loro inquinamento che brucia il pianeta. Anche se a Dubai non abbiamo voltato pagina sull’era dei combustibili fossili, questo risultato è l’inizio della fine».

Il capo dell’Unfccc ha  ricordato che «Queste conferenze sul clima sono ovviamente un processo basato sul consenso, il che significa che tutte le parti devono concordare su ogni parola, ogni virgola, ogni punto. Questo non è facile. Non è affatto facile. In effetti, sottolinea quanto queste conferenze delle Nazioni Unite abbiano ottenuto negli ultimi decenni. Senza di loro saremmo diretti verso un riscaldamento vicino ai 5 gradi. Una vera e propria condanna a morte per la nostra specie. Attualmente siamo diretti verso poco meno di 3 gradi. Questo equivale ancora a sofferenza umana di massa, motivo per cui la COP28 ha dovuto spostare ulteriormente l’ago della bilancia. Il global stocktake ci ha mostrato chiaramente che i progressi non sono abbastanza rapidi, ma innegabilmente stanno accelerando. Sono fermamente convinto che ciò sia dovuto al fatto che la logica politica ed economica è sempre più insormontabile: in ogni Paese si perdono vite umane in gran numero, mentre i combustibili fossili colpiscono allo stesso modo i bilanci familiari e nazionali. Anche se ci sono enormi vantaggi derivanti da un’azione più coraggiosa per il clima. Più sicurezza, stabilità e protezione per otto miliardi di persone. Più posti di lavoro, maggiore crescita economica, meno inquinamento e migliore salute. Maggiore emancipazione delle donne come potenti agenti di cambiamento. Maggiore sfruttamento della natura e dei suoi migliori custodi. Il che mi porta a ciò che verrà dopo. Questo è molto chiaro. Dobbiamo continuare a dare piena attuazione all’Accordo di Parigi. All’inizio del 2025, i paesi dovranno fornire I nuovi  Nationally Determined Contributions. Ogni singolo impegno – in materia di finanza, adattamento e mitigazione – deve portarci in linea con un mondo a 1,5 gradi. I paesi devono preparare e presentare i loro primi rapporti biennali sulla trasparenza entro la fine del prossimo anno. All’UN Climate Change continueremo a lavorare per migliorare il processo e aiutare le parti ad andare oltre, più velocemente e in modo più giusto».
Ma Stiell ha ricordato che l’UN Climate Change sta scricchiolando sotto il peso dei processi e dei ritmi di lavoro imposti: «Attraverso il primo global stocktake, molte parti hanno chiesto a vari programmi di lavoro, organi, processi e parti interessate di aumentare immediatamente il loro sostegno, in risposta all’esito della GST, contribuendo a consentire una maggiore ambizione e attuazione degli NDC. Il nostro budget è attualmente finanziato per meno della metà, quindi vi chiedo di affrontare questo problema, altrimenti sarà impossibile soddisfare i requisiti fondamentali delle Parti e le richieste ampliate in futuro».

Stiell ha concluso: «Il mio messaggio finale è rivolto alle persone comuni di tutto il mondo che alzano la voce per il cambiamento. Ognuno di voi sta facendo davvero la differenza. Negli anni cruciali a venire, le vostre voci e la vostra determinazione saranno più importanti che mai, quindi vi esorto a non mollare mai».

   

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